H O M E P A G E

Lettera dall'Etiopia

I bambini di Mekenissa

Ciao a tutti,

Scrivo questa mail agli amici perchè credo, anzi sono certa, di avere bisogno della vostra collaborazione.

Come tutti voi ormai sapete, ho lasciato l’Afghanistan e da poco vivo  in Ethiopia; gran cambiamento certo specie se come me, si ha la fortuna di vivere in una città come Addis Ababa che offre a noi bianchi ed ai pochi ricchi locali, lussi e divertimenti quasi come una capitale europea.

Esiste però l’altra faccia della medaglia ed è proprio questa che vorrei condividere con i miei amici, vicini e lontani.

La  città conta circa 7 milioni di abitanti mal censiti, di cui la maggior parte vive molto di sotto alla così detta soglia di povertà, non  quella che conosciamo noi in Europa che per quanto grave, permette ancora ai più sfortunati,  che vivere e di mangiare almeno una volta il  giorno, bensì la povertà in senso stretto, la più nera, quella che ti toglie tutto.

So di non dire nulla di nuovo alla maggior parte di voi, che come me viaggia ed è sensibile a queste tematiche, tuttavia ci tengo a sottolineare come la vita qui per  una categoria in particolare, sia crudele e spietata senza possibilità di appello.

La categoria alla quale faccio riferimento sono i bambini, vittime di tutto, dallo sfruttamento di ogni tipo, alla fame ed alla miseria provocate anche  dalle ingiustizie della guerra con la vicina Eritrea, apparentemente finita, ma ancora minacciosamente in agguato.

Una giovane donna che ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscere, mi ha raccontato la sua storia e quella di 60 bambini disgraziati, per i quali lei ha investito ed ancora investe tutto quello che possiede: amore e buona volontà.

In una zona periferica della città chiamata Mekenissa, una baraccopoli come molte altre, vive questa donna, ora in cinta di 4 mesi, con il marito che come lei ha messo a disposizione tutto se stesso per questi 60 bambini privi di tutto.

Anni fa si sono resi contro entrambi che, a due passi da casa, sotto le centinaia di tende di emergenza ancora esistenti, vivevano moltissimi  profughi di guerra ed ex soldati con le rispettive famiglie, rimpatriati nel 1993 dall’Eritrea dopo che questa ha ottenuto l’indipendenza dall’Ethiopia.

Inutile dire che la popolazione sotto i dieci anni abbonda a tal punto che pare ci vivano solo bambini sotto quelle tende, senza acqua né elettricità, molti dei quali malati di lebbra.

Marito e moglie hanno deciso di occuparsi di loro dato che l’attuale governo è sordo alle esigenze dei poveri. La scuola qui, anche quella statale, è a pagamento; si paga la tassa mensile,  la divisa scolastica obbligatoria e i libri.

Chi non ha i soldi non può mandare i figli a scuola e conduce una guerra quotidiana per dare loro da mangiare almeno una volta al giorno; il tasso di analfabetismo è altissimo, in una città dove le scuole non mancano e dove con un po’ di buon senso cibo ed istruzione potrebbero essere garantiti a tutti.

In generale in un paese che conta di 74 milioni di abitanti, 7.9 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione, ripeto non perché non ci siano strutture a sufficienza, bensì perché il costo, per noi irrisorio ( pari a circa 8 euro al mese per bambino) è per questa gente inaffrontabile.

I bambini delle tendopoli non hanno accesso all’istruzione e vivono in condizioni igieniche e di salute spaventose, come detto, con evidenti segni di malnutrizione avanzata. 60 di loro, tra i 4 e i 10 anni, sono stati più fortunati di altri, perché hanno incontrato Daniel e Kebrè che dal 2002, con enormi sforzi e tanta determinazione, garantiscono  loro una istruzione adeguata, GRATIS ed un po’ di gibo caldo per non morire di fame.

La casetta che hanno preso in affitto  e adibito a scuola elementare, è poco più di una stalla fatta di fango e paglia, con 4 locali dove vengono suddivisi i bambini a seconda della classe che frequentano ed una cucina esterna. I banchi sgangherati, le maestre sempre sorridenti, i libri oramai logori dall’usura, Kebrè  e suo marito sono le uniche cose che danno ai bambini una speranza.

La scuola vive di offerte per lo più di  singoli “sponsor” come li chiamano qui, che mandano un po’ di soldi di tanto in tanto. Non bastano però e i benefattori sono troppo pochi a tal punto che la scuola per continuare ad esistere, ha dovuto fare dei tagli e da mesi questo ha costretto Kebrè e Daniel a non poter più garantire il cibo quotidiano ai bambini.

Se i soldi continueranno a scarseggiare dovranno chiudere la scuola e rimandare i 60 bambini sotto le loro tende, senza alcuna speranza per il futuro.

Tutto quello che ho scritto l’ho anche visto con i miei occhi e vi posso assicurare che Kebrè e suo marito hanno fatto un piccolo miracolo, senza guadagnarci un soldo, senza aiuto da nessuno; si sono persino costituiti ONG ( a proprie spese) per non avere problemi col governo che se può distruggere qualcosa in questo paese lo fa molto volentieri, non fanno eccezione le vite umane.

Scrivono rapporti in inglese e possono certificare ogni singola spesa effettuata per i bambini e per la scuola. So che la paura di molti , in questi casi, è sempre “dove vanno a finire i soldi” ma qui si parla di brava gente che ha a cuore solo il bene di questi bambini. Inoltre ci sono io qui ad assicurare la perfetta trasparenza di tutto ed a riportavi perfettamente dove e come sono state spese le vostre offerte. 

Quello di cui ha bisogno la scuola sono un po’ di soldi per comprare il cibo, pagare le insegnati e comprare i libri.

 La pazienza, la fatica, la determinazione, la frustrazione, le delusioni, la rabbia ce la mettono Kebrè e Daniel.

Vi conosco tutti molto bene e so che persone siete, quindi vi chiedo solo di  aiutarmi ad aiutarli. Qui la vita costa per noi, ancora molto poco; un esempio pratico: 100/120  euro al mese, bastano a sfamare decentemente 4 bocche , mandare tre di loro a scuola a pagamento, garantire un paio di scarpe a ciascuno e pagare l’affitto di casa.

Capite ora come è facile dare una mano?

Non stiamo parlando di cifre impossibili , pensate alle 30 euro che spendete di benzina ogni 3 giorni o per la pizza al sabato e immaginate lo stesso ammontare moltiplicato per noi tutti, i  miei amici e i vostri amici! Avete ottenuto come risultato 60 bambini con la pancia piena ed una istruzione garantita per mesi, forse per anni!

La scuoletta ha un conto corrente al quale potete mandare quello che potete, magari per comodità  scriveteci nella casuale qualcosa che si riferisca a me così che per loro sia più facile poi riconoscervi e mandarvi in futuro la giustificazione delle spese.

Bank Name: Commercial Bank of Ethiopia, Gofa Sefer branch

Account No.: 0170949296900
Account Holder: Addis Fire Mahiber
Swift Code: CBETETAA

Scusate se mi sono dilungata molto, ma è importate per me che voi capiate bene quanto questo è importante!

Un abbraccio a tutti e GRAZIE

Arianna Briganti ..... (cliccka: l'indirizzo mail è a disposizione per ulteriori info!)


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ultimo aggiornamento 19/10/2021