Di ritorno da uno splendido Botswana a distanza di 15 giorni volo ancora libero nel mio "mondo", come un uccello che ha
imparato a volare e ad usare nel migliore dei modi i propri sensi primari, "novello Icaro" alla ricerca di spazi sconfinati,
con l’udito attento a percepire anche i minimi accenni di voci di animali circostanti e la vista acuta a cogliere ogni movimento.
La coscienza di questa mancanza sensoriale animale tende a diminuire quando sento i versi di quei pochi animali domestici di
cui sono circondato. Allora sorrido e, come per magia, si apre il cassetto della mia memoria e mi ritrovo stanco e incapsulato
dentro un sacco a pelo, all’interno di una tenda, sul suolo africano del parco Moremi, in dormiveglia a "sentire" le voci
degli amici animali. Sull’incessante gracchiare delle rane, sottofondo ricorrente di uno spartito musicale, la natura dirige
la sua orchestra notturna. La nota introduttiva è degli ippopotami, che stagnano nel vicino fiume, seguita da quella
dei babbuini, ladri di rifiuti nella zona del campeggio. Il loro "gnaffu" straziante misto al verso aggressivo del leopardo
suo predatore di turno rimbomba ancora nei miei timpani. Quando nel cuore della notte si ode quello del leone, mi irrigidisco;
valutata poi la distanza dall’intensità con cui percepisco il suo ruggito, mi giro dall’altra parte, aspettando l’alba
preannunciata da vari cinguettii di uccelli.
<<< Mi trovo a "3rd Bridge Camping", all’interno del vasto parco Moremi, dopo aver visitato ieri una zona del delta dell’Okavango,
sorvolata prima suddivisi su 3 piccoli aerei a elica, raggiunta poi con una barca a motore dalla chiglia piatta ottimamente
guidata dal pooler LIBIDA. Questi ci conduce attraverso un dedalo di canali, le cui sponde sono costituite da palme mokolane,
papiri, palme col ciuffo e a ventaglio, felci d’acqua, mangrovie,vari arbusti e ninfee. "E' un eden in cui regnano incontrastati
molti animali acquatici: black crew, cormorani, marabù, aquile pescatrici, anatre, ma anche lontre, che pescano entrando e
uscendo dall’acqua."
Il Fondale sabbioso ad un tratto diventa così basso da non permettere il proseguimento
e ci areniamo. Libida a piedi nudi s'immerge nell'acqua spingendo la barca. Marco prontamente si sfila scarpe e calzini e
dicendo "Se si bagna lui lo possiamo fare anche noi, qui non ci sono coccodrilli" lo imita. Tutto il gruppo segue questo rito propiziatorio
di immersione nell'acqua trasparente e frizzante dell'Okavango, spingendo e disincagliando la barca.
I pochi animali terrestri avvistati, tra cui numerosi elefanti, scappano avvertendo il nostro
odore, non essendo abituati a contatti in questo luogo privo di presenze umane. All’ora del tramonto, con una palla di sole rosso
infuocato che si riflette nell’acqua, ideale
momento liberatorio delle nostre energie emotive, tocchiamo terra sull’isola di Gadikwe, unico camping non attrezzato del nostro tour,
in cui passiamo la prima notte con tende, avvertendo solo il "gracchiare" delle rane. >>>
La notte,insonne per le numerose voci degli animali sentite e per gli avvertimenti sui possibili pericoli notturni da
incontri con essi, che Kenson (il nostro amico/guida) prima di andare a nanna ci ha dispensato, è stata vissuta da
molti con paura, ma è la prima notte nel
Moremi Park: l’abitudine, le osservazioni diurne e soprattutto il riconoscimento sempre più approfondito delle voci
animali la faranno sgonfiare come una "bolla di sapone".
Dopo colazione si parte, destinazione: Boumatau.
Seduto in pole position sull'ormai mitico Toyota Land Cruiser (ribattezzato "Kenzocar") grido a Kenson "Andiamo time!" e
partiamo alla volta di un game-drive con un freddo secco e pungente che fa accapponare la pelle. Gianluca tira fuori il suo sacco a pelo
aperto, che usiamo a mo' di coperta/barriera protettiva antivento per i compagni seduti nelle file posteriori.
Attraversiamo paesaggi diversissimi per essere in un'unica zona delimitata costituita da savana, boschi con alberi verdi
e boschetti con alberi rinsecchiti. E' un Overdose di natura con osservazione di molti animali: prima una grossa
mandria di bufali che, sostando
all’ombra di folti alberi, sbarra il nostro percorso. Distante da essi, un bufalo claudicante solitario e pericoloso, che
sicuramente ha avuto uno scontro con un felino predatore. Che emozione! In seguito avvistiamo sparsi impala, scoiattoli, giraffe,
gnu, zebre, facoceri e più avanti ancora un gruppo di avvoltoi planato per banchettare con i resti di un licaone.
Ritorniamo al campo.
Le ore più calde le trascorriamo in completo relax. E' il cosiddetto
"Cazzeggiare time", dedicato individualmente al riposo. Io prendo in mano il quaderno dei conti insieme al "cazziere" Andrea, Renzo decide
di fare un corso di Setswana, la lingua diffusa in Botswana con George (l'assistant che ci coadiuva nelle mansioni pratiche) Gianluca schiaccia un pisolino in tenda, Laura libera i suoi piedi claustrofobici da innominabili calzini e superstringenti scarpe da trekking, il
sensibile Michele si rilassa leggendo uno psico-libro, Gianluca 2 fa la doccia,Simona e Novella scrivono cartoline.
Il Game Drive del pomeriggio, effettuato nella zona di Mboma Loop, ci riserva una grande sorpresa: un leopardo che riposa
su un termitaio all’ombra di alcuni alberi. E poi ancora gli stessi bufali di stamattina (almeno 200 esemplari) in movimento
immersi in una nuvola di polvere. E' impressionante lo spettacolo che gustiamo in religioso silenzio! Siamo così soddisfatti,
così "ebbri" oserei dire, che ci accingiamo a ritornare al campo, ma le sorprese non sono finite: un leone maschio
solitario ci guarda sonnacchioso spostandosi dall’ombra di un albero a quella di un altro, raggiungendo la sua compagna, una
splendida leonessa. Il giorno seguente è una tappa di trasferimento verso il terzo campeggio: North Gate Khwai Camping.
Chiedo di passare per Paradise Pools con una piccola deviazione. Ci
arriviamo in tarda mattinata e, nonostante il nome idilliaco ed il paesaggio paradisiaco,
non troviamo animali nè i fenicotteri rosa, che mi sarei aspettato. Kenson spiega giustamente che tutti gli animali
sono nomadi (migrano in funzione di acqua, cibo e clima) e
che un luogo qualsiasi può essere stupendo, a prescindere dal nome, se vi sono animali
a renderlo vivo e magico con la loro presenza. Facciamo comunque delle foto con i laghetti, che riflettono tra 100 sfumature
di verde e azzurro i colori della vegetazione circostante.
Ripreso il nostro percorso, troviamo sulla strada prima pantani e fango, tra cui Kenson abilmente riesce a districarsi, e
poi grossi rami spezzati per terra o penzolanti tra gli alberi vicini. George un paio di volte è costretto a scendere
per spostare dalla strada numerosi ostacoli che ostruiscono il passaggio del nostro camion: segno che di recente da questo
luogo sono passati elefanti in cerca di cibo. Ne vediamo infatti subito dopo un numeroso gruppo intento a cibarsi di rami e
foglie.
Uno dei posti mitici del Moremi Park è Hippo Pools, dove facciamo un lungo stop. E' un grande lago sempre popolato
da ippopotami, da cui il nome, e qualche coccodrillo. Sulla riva c’è un capanno sopraelevato e mimetizzato, da cui si
può osservare con binocolo e fotografare gli Hippo senza disturbarli. Riprendendo
la strada incontriamo un grosso uccello che imbocca nel nido accanto un cespuglio il suo
piccolo, standogli sopra. Questa strana posizione attira la nostra attenzione anche perchè
l’uccello piccolo di età è grande quanto l’uccello nutrice, ma non ha piume e ali per volare.
Sarebbe veramente utile prima di partire dare una lettura ad una Guida sugli animali (vedrete, durante il safari, vi appassionerete e sentirete il bisogno di consultarne una). Intorno alle 11 piantiamo tende al North Gate Khwai Camping, disperdendoci.
Io e Michele aggiungiamo pagine ai nostri diari di viaggio, Renzo insiste con il suo corso avanzato di Setswana
con George facendo proseliti in Marco, Riccardo e Andrea. I "Sala sentle=Arrivederci, Du-mela rra=Salve, Go siame=Non c'è problema" si sprecano, ma è
importante notare come questi saluti ripetuti ai locali incontrati risultino così graditi da osservare sui loro volti
sorrisi e cenni di riscontro positivi. C’è un rituale nei saluti durante gli incontri fra gente africana che lascia
il segno per la sua immediata schiettezza. Spesse volte Kenson incrociando altri autisti sconosciuti di altri fuoristrada
si è fermato salutandoli con una magica cantilena, che più o meno fa così "Wassaleneramu fallodem", strascicando le vocali con
minore tono finchè non si è usciti, andando avanti con il camion, fuori dal campo di interazione vocale.
La gentilezza della gente africana emerge anche dall'educato modo con cui tutti gli autisti, incrociandosi, si scambiano
informazioni reciproche sul luogo più vicino dove hanno visto animali, specie se felini o altri "big five".
Alle 16,30 si riparte per un altro Game Drive, che vede il trionfo di Kenson. Questi intuisce
ad un certo punto la presenza di un felino: scruta il cielo, osserva un gruppo di avvoltoi volare in circolo, si avvicina con
circospezione con il camion uscendo fuori dalla strada sterrata "volante in una mano e binocolo nell’altra" avvista due sciacalli
e poi con voce fioca e rotta dall’emozione comunica di aver avvistato un ghepardo, puntando diritto alla sua
vista. Lo osserviamo in religioso silenzio mentre riposa e ansima all’ombra. I clic fotografici si sprecano e quando ci allontaniamo,
battiamo le mani complimentandoci con Kenson per la sua abilità: che emozione! E' raro poter osservare il ghepardo,
ci comunica Kenson.
Dopo il tramonto, al rientro decido di andare accompagnato da George al villaggio vicino per comprare e offrire a tutti
bibite fredde. Faccio loro una sorpresa gradita e li trovo affacendati a preparare
spaghetti con aglio,olio e peperoncino. Michele, ormai soprannominato le-grand-Michel-chef ha fatto proseliti
tra i ragazzi; chi scola la pasta, chi prepara il sugo, chi prepara bruschette. E' l'ora di "mangiare Time",
ancora un successo, Bravi tutti !
Mangiando, racconto che l’acquisto dei drinks con George è stata una mezza avventura. Al buio e a piedi (alle
18,30 chiudono l’ingresso per veicoli al parco) arriviamo al negozio del villaggio. Mentre aspettiamo i drinks, si sentono
grida concitate che segnalano la presenza di
un leone. Lo illuminano con delle torcie elettriche e lui scoraggiato, ma forse di più impaurito, ruggisce e fa dietrofront.
Divento di ghiaccio e ancora adesso questo ricordo mi fa diventare la pelle d’oca. E' stato solo un attimo, tutto si rasserena,
arrivano i drinks e riprendo il mio cammino con George verso il campeggio. Ad un tratto George ha un sobbalzo e grida.
Illumino la mia torcia e lui la sua: era solo un cane, che gli si era avvicinato alla gamba. Da quel momento teniamo accese le
due torce, camminando spediti verso il ponte di tronchi sulla strada del rientro, come nei finali di ogni film di Charlot.
Attraversandolo, diversi occhi ci puntano. Sono gli ippopotami che sguazzano nel fiume sotto. Arriviamo al camping felici di
avere raggiunto la meta, come fosse la nostra casa naturale.
Che grande emozione! Oggi, lo confesso, ho avuto paura!
L’ultima giornata vissuta al Moremi Park inizia con sveglia ancora al buio e preparativi per il trasferimento al parco
Chobe, via Savuti e Buffalo Ridge. Ma le sorprese sono in agguato; la prima dopo mezzora di cammino: avvoltoi ci segnalano un
banchetto in corso. Kenson sfreccia con la "kenzocar" dentro la savana servendoci alla vista ben due leopardi insieme. Uno
ha appena catturato un impala e lo sta avidamente divorando, mentre l’altro se ne sta sonnacchioso a distanza. E' un avvenimento
eccezionale, perfino Kenson è emozionato, perchè dice, in 20 anni di carriera, di non avere mai visti insieme
due leopardi. Il morale è alto! Proseguendo è un susseguirsi di incontri con diversi tipi di animali: topi(tsessabe),
il raro puku, kudu, un branco di gnu, lichi, cobo e steinbock. A Madabe Gate rientriamo nel parco Chobe, che in questa zona
è veramente arido. La strada stessa, anche se lunga circa 215 km., non è altro che una pista sabbiosa su cui
procediamo con quattro ruote motrici del camion fuoristrada a bassa velocità ed alto rischio di insabbiarci, sotto un
sole sempre più cocente. Il secondo sorprendente incontro della giornata lo facciamo poco prima di Savuti, dove incontriamo
una branco di elefanti che per placare la loro grande sete ha deciso di servirsi intelligentemente di una fonte artificiale di acqua,
introducendo a turno la proboscide nella conduttura appena affiorante dalla sabbia. Quelle isole d’ombra sotto i pochi alberi
di questa zona sono ricovero di giraffe ed elefanti, un cui numeroso branco è raccolto intorno ad una rara e preziosa
pozza d’acqua. Ci sono anche due elefantini coccolati, che bevono e giocano spruzzandosi addosso l’acqua.
Arriviamo a pomeriggio inoltrato distrutti dalla giornata più pesante e nello stesso tempo
emozionante del viaggio, ma la presenza di un bellissimo spettacolo al tramonto di un sole
infuocato dietro le rive namibiane del fiume Chobe, su cui il campeggio Buffalo Ridge offre un facile panorama, ci fa
"imbracciare" le macchine fotografiche. Da domani il viaggio
volgerà al termine ma dentro di me, sono sicuro, ne riprenderà un altro bello, più profondo
e intenso.
Durante questo viaggio in Botswana ho provato così tante belle sensazioni, da fare affiorare in superficie emozioni
ataviche a lungo represse e che non credevo mi appartenessero.
Il contatto con la natura, gli animali amici e la splendida gente incontrata, sia locale che i compagni di viaggio, ha sprigionato dentro di me con rinnovata
esuberanza una forza interiore, motivando positivamente i miei impegni quotidiani.
Un "Grazie" a Marco, Paola, Gianluca 1 e 2, Andrea, Renzo, Simona, Michele, Laura, Novella e Riccardo,
compagni di viaggio ideali, motivati da questo viaggio africano forse un po’ scomodo, ma consapevoli del singolo ruolo nel
gruppo, dentro il quale ognuno si è ritagliato spontaneamente un proprio spazio, anche nella gestione pratica.
Riviaggiare insieme a tutti sarebbe ancora emozionante e gratificante!
Una scusa a Novella, per non averle dato la possibilità di vedere la Sitatunga.
Un "Grazie di cuore" a Michele, cuoco sopraffino e tuttofare che, oltre a "nutrirmi" mi
ha letteralmente "vestito" (sono stato l’unico a non avere il bagaglio,smarrito, per 12 giorni).
Un consiglio anzi un esortazione a tutti coloro che non viaggiano in Africa per paure di vaccini o pericolo di animali:
andate e presto, non ve ne pentirete! Le paure sono più
psicologiche che reali e vanno rimosse affrontandole. L’osservazione degli animali è la cosa più emozionante
che da sola merita il viaggio. Gli animali non sono mai cattivi, aggrediscono e uccidono solo per mangiare o difendersi,
sempre a causa del cibo; le brutture, invece, sono nel mondo consumistico in cui viviamo. Gli animali vivono secondo un
ritmo di vita naturale e conoscere i loro comportamenti ci è sicuramente di aiuto.
Sala sentle = Arrivederci, Botswana
Non so se mi sono ammalato di Mal d'Africa, sono già stato in Madagascar e Mali, ma se così fosse, sono contento perchè questo male fa veramente bene al cuore.
Giuseppe Russo
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1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 20/10/2021