20 Novembre, destinazione Rio
Prima di partire per il Brasile vi diranno che ci sono molte
cose a cui risulta difficile sottrarsi: il caldo umido, le zanzare, gli ambulanti anche sugli
autobus ecc.ecc. ma ad una è praticamente impossibile. LE TELENOVELAS!!
Ne ho la prova (parlo al singolare perché naturalmente per Cel non servono conferme)
nella sala di attesa dell’aeroporto di Salvador dove è istallato addirittura un maxi
schermo nel quale vengono proiettati episodi di queste interminabili saghe popolari. Stuzzico un
po’ la mia compagna di avventure affermando che, secondo me, la quantità enorme di soap
prodotte ha lo scopo non secondario di distogliere leggermente l’interesse dell’opinione
pubblica dai problemi reali e di convogliarlo verso situazioni più effimere e fittizie;
ma è una partita persa fin dall’inizio...dopotutto Cel, al di la del doppio passaporto, è
brasiliana dalla testa ai piedi ed il senso della sua risposta è quello di un noto spot
pubblicitario: toglietemi tutto ma non la mia telenovela!! Anzi, mi chiude il becco
definitivamente sostenendo che in compenso in Italia si stravede per programmi insulsi dove al
massimo riesci a conoscere e capire bene solo il fondo schiena della velina o letterina di
turno (come darle torto!!).
"Chiusa all’interno della baia di Guanabara, Rio De Janeiro si snoda in una serie infinita di
spiagge ed insenature sovrastate da picchi appuntiti chiamati morros, tra i quali i celeberrimi
Pan di Zucchero e Corcovado (su cui sorge la statua del Cristo Redentore). I morros sono anche
sede di quasi tutte le maggiori favelas che si arrampicano a dismisura sulle pur ripide pareti
creando un contrasto incredibile con le sottostanti aree residenziali colme di palazzoni e
moderni grattaceli. Veramente qualcosa di unico al mondo". Questo è ciò che ho
letto sulla guida ma che scoprirò poco alla volta solo nei prossimi giorni in quanto al
nostro arrivo all’aeroporto internazionale, dedicato al mito della bossa nova Tom Jobim, una
coltre di nuvoloni bassissimi - quasi nebbia - inibisce qualsiasi tentativo di gustare già
dall’alto l’eccezionalitè della "Cidade Maravilhosa".
Ritiriamo i bagagli quindi ci dirigiamo verso Niteroi, la città dirimpettaia di Rio
nell’altro lato del golfo, collegata con la stessa da un colossale ponte lungo circa
quattordici chilometri. A Niteroi vivono i familiari di Cel e la loro abitazione diviene la
nostra meta iniziale, anche se l'albergo che sarà mia dimora durante la settimana carioca
si trova in una località poco distante chiamata Icarai. Nonostante la mia scarsa
padronanza dell’idioma portoghese l’accoglienza è da subito calda e cordiale in un
ambiente che non esita a mettermi completamente a mio agio; non posso nemmeno esimermi
dall’accettare l’invito a rimanere per cena prima che Cel e Cristina, sua sorella, mi
accompagnino in auto all’alloggio rinnovando l’appuntamento per la mattina seguente.
Icarai è
un abitato che si affaccia sullo specchio d’acqua esattamente di fronte al Pan di Zucchero;
provate ad immaginare la visuale che trovo dinnanzi l’indomani dopo essere uscito dall’Hotel
Praia (3 stelle con un buon rapporto qualità/prezzo e un ricchissimo breakfast) ed aver
raggiunto il lungomare!! Solo la presenza delle solite nuvole basse mi trattiene dalla voglia di
scattare almeno mezzo rullino di foto ma riprometto di farlo non appena la stagione si sarà rimessa.
Salgo su un bus gremito all’inverosimile in direzione Niteroi ed in breve raggiungo
l’embarcadero dal quale partono i traghetti che in circa venti minuti effettuano la traversata
verso Rio De Janeiro e che prima della costruzione del già citato ponte (1974) erano gli
unici mezzi di collegamento fra le due città senza dover girare tutta la baia di
Guanabara. Ora, una curiosità ed un consiglio.
La curiosità concerne il fatto che nel paese delle stranezze si può incappare in
tariffe promozionali utilizzando i mezzi pubblici in determinati orari o in particolari
giornate, risparmiando a volte quasi la metà del ticket. Il consiglio è il
seguente: portate con voi sempre spiccioli o carta moneta di piccolo taglio ...avere molto resto
da rendere non è prerogativa dei brasiliani in qualsiasi circostanza, comprese le corse
in taxi. Addirittura potrebbe capitare che, al mercato o in un negozio dopo aver cercato in
tutti i modi di convincere il potenziale cliente all’acquisto, si facciano sfuggire o rinuncino
all’affare perché non trovano la differenza da restituire a chi paga con una banconota di
valore troppo alto. Da buon figlio d’occidente, mi consentano, sorge spontanea una domanda:
cribbio, ed organizzarsi un pochino meglio?? Infatti devo attendere almeno tre fermate e l’ardua
salita di un’altra decina di persone prima che il bigliettaio mi ritorni il corrispettivo di ben
8 Reais e 50 centavos, poco meno di 3 Euro!!
Invece, con una puntualità che di
sudamericano non ha nulla, arriva la mia preziosa guida personale al punto d’incontro
individuato la sera precedente dinnanzi al pontile di Niteroi presso la Tanga (questo è
il soprannome comunemente usato dai niteroiensi per identificare un’alta statua che rappresenta
l’indio Arariboia i cui genitali sono coperti solo da un minuscolo indumento, tanga per
l’appunto). Purtroppo la giornata è pessima seppur fortunatamente senza pioggia. Conviene
rimandare le escursioni ai punti panoramici della città ed alle spiagge, logicamente più
godibili con il bel tempo, ma ci dirigiamo ugualmente a Rio con l’idea di iniziarne la visita
recandoci alla splendida mostra in programma per quasi tre mesi all’interno del Centro Cultural
Banco Do Brasil denominata "Arte da Africa". La sede dell’esposizione non è
distante da Praça 15 Novembro (terminal del ferry) e per raggiungerla attraversiamo il quartiere
storico ... ma che differenza con Salvador!!
Qui non esiste niente di estremamente definito e le vecchie abitazioni del periodo coloniale,
dignitosamente conservate, sono sovrastate dai mostri di vetro e cemento costruiti tutt’attorno.
Un’accozzaglia tra antico e moderno che però, ad essere sinceri, possiede un suo fascino
singolare. Le vie, manco a dirlo, sono affollatissime ed è curioso osservare gli autobus
sostare addirittura in tripla fila per accogliere le richieste di fermata segnalate dalle
persone lungo la strada con la semplice alzata del braccio. Siamo pure in prossimità del
fulcro finanziario (il palazzo che ospita la Borsa Valori si trova nello stesso isolato) ed in
orario di punta, sicuramente non è il luogo ideale per chi ama quiete e tranquillità.
Arrivati al Centro Cultural ci chiudiamo il caos esterno alle spalle e per un paio d’ore
immergiamo mente e corpo alla scoperta dei più di trecento capolavori, appartenenti al
Museo Etnologico di Berlino, presentati nei saloni di questa enorme struttura. In rilievo
troviamo statue rappresentanti figure ancestrali che risalgono al dodicesimo/tredicesimo secolo,
maschere, monili, decorazioni ed armi di origini Hemba e Yoruba (Nigeria - Congo), infine una
sezione dedicata agli arcaici strumenti musicali che hanno esercitato una significativa
influenza nelle attuali ritmiche d’America, dal Samba brasileiro al Jazz statunitense. Di
contorno anche una serie di concerti interessanti tra cui quello del grande Chico César
(Mama Africa) previsto però il 28 novembre, ultimo giorno di vacanza.
All’uscita, assaliti da un leggero languorino, facciamo tappa in un tipico ristorantino
"ao Kilo" che propone il classico lunch del mezzogiorno con un sistema molto caro
ai brasiliani: si scelgono le vivande da uno straripante buffet e si paga in base al peso dei
cibi posti nel piatto, indipendentemente dal genere delle pietanze (riso, fagioli, carne,
verdure, dolci, frutta ecc..). I prezzi sono generalmente abbordabili per tutte le tasche e
forse per questo tale metodo è diventato il modo di pranzare più popolare in
tutta la nazione. Terminato il pasto riprendiamo il cammino che ci porterà, passando per
le viuzze commerciali maggiormente animate, sino a Cinelandia, la grande piazza dove si erge il
Teatro Municipale costruito ricalcando lo stile dell’Opéra di Parigi. Nell’area
sottostante ci imbattiamo in un sit-in di protesta che attira immediatamente la nostra
attenzione. Infatti si stanno raccogliendo sottoscrizioni per manifestare il disappunto nei
confronti del governo in procinto di ratificare ad ogni effetto un accordo "light" con gli
Stati Uniti all’interno dell’adesione all’Unione Economica Americana (ALCA), identificando tale
ratifica come un’arma a doppio taglio per la ancora stentata economia locale, il tutto come al
solito a vantaggio dei cugini Yankee. Naturalmente Cel non perde l’occasione per partecipare
attivamente alla vita sociale del proprio paese .... se potessi, firmerei anch’io, per
solidarietà alla causa. La cosa buffa, o perlomeno strana, è che quasi
improvvisamente il corteo si trasforma lasciando il posto alla platea per un grandioso concerto
Swing eseguito gratuitamente dalla nota Orquestra Tabajara, acclamato ed applaudito dagli
stessi incavolati manifestanti di prima. Insomma, utilità e diletto, pro e contro, sacro
e profano, eternamente a stretto contatto .... questo è il Brasile!!
I due giorni seguenti sono ancora dedicati, causa maltempo, alla perlustrazione dei quartieri di
centro città nei quali è buona norma, soprattutto se si gira di sera, cercare di
risultare invisibili il più possibile o almeno di non attirare l’attenzione ostentando
ciò che normalmente identifica il turista: occhiali, abbigliamento e scarpe di gran
marca, macchine fotografiche, orologi o quant’altro ... dopotutto, anche se negli ultimi anni le
cose stanno leggermente migliorando, il pericolo di subire un’aggressione a scopo di rapina non
è sicuramente da sottovalutare!
Macinando chilometri a piedi ci spingiamo fino al
Parque do Flamengo ricavato nell’Aterro, cioè una striscia di costa rubata alle acque e
bonificata una cinquantina di anni fa; è il luogo adatto per chi vuole tuffarsi un attimo
nel verde con il mare di fronte ed i rumori della città a fare da sottofondo. E poi le
belle zone residenziali di Gloria e quelle più decadenti di Lapa e Santa Teresa (per
raggiungere quest’ultima esiste un folcloristico tram, denominato bondinho, che passa sopra le
arcate del vecchio, altissimo Acquedotto Carioca). Però, al calar delle tenebre,
preferiamo tornare nel settore urbano di Niteroi che stranamente è sempre molto
più vivo del centro di Rio, escludendo naturalmente località iperturistiche
come Copacabana ed Ipanema. Purtroppo guide e riviste specializzate tendono a trascurare un
poco questa parte della baia che, per contro, offre tante alternative per trascorre ore
piacevoli soprattutto nei bei locali alle spiagge di Sao Francisco e Charitas. A proposito,
da provare assolutamente il ristorante A Mineira di Sao Francisco: un trionfo di ghiottonerie
tipiche dello stato di Minas Gerais a prezzi veramente competitivi! Inoltre, da non perdere,
una visita all’imponente Fortaleza de Santa Cruz, sul promontorio di Jurujuba, che fu la prima
fortificazione innalzata a difesa di Guanabara per impedire l’ingresso alle squadre navali
olandesi (1555), che nel tempo ha ricevuto ampliamenti e modifiche sino ad assumere l’aspetto
attuale, circondata da alte mura con oltre quaranta casematte.
24 novembre, torna il sereno
Finalmente l’estesa perturbazione che ha accompagnato finora la
mia presenza a Rio si dissolve lasciando il posto ad un caldo sole e ad un’afa da urlo! E’
giunto il momento di andare alla scoperta dei luoghi più IN e delle spiagge simbolo del
Brasile. Al solito appuntamento sotto la Tanga, Cel mi comunica di aver appreso dell’esistenza
di un servizio privato di minibus-navetta che al costo di 4 Reais effettua il collegamento
diretto tra Niteroi e Copacabana; niente di meglio, in meno di 30 minuti ci troviamo catapultati
nella realtà più incredibile della città. Dall’ormai inflazionata Avenida
Atlantica con le sue schiere di mega Hotels (presa d’assalto da turisti, appassionati di Jogging
e ragazzini intenti a racimolare qualche Real mendicando o raccogliendo lattine), all’inizio
della terra di nessuno, basta attraversare l’inferno di traffico e smog di alcuni viali che
potrebbero ricordare il centro di New York ed il gioco è fatto. Come diceva Jairo, tutto
e niente in poche centinaia di metri!!
A Copacabana incontriamo due amici di Cel, Renato e Tobias. Potremmo forse rifiutare l’invito
a sederci un po’ all’ombra del gazebo di uno dei tanti bar presenti sul lungomare e berci
assieme una fresca caipirinha? Tobias, con il quale ci capiamo alla perfezione sfoderando
entrambi un sofferto francese, illustra il suo progetto per un libro sulla storia di Rio con
l’aggiunta di personali riflessioni e valutazioni a proposito del modo di vivere odierno dei
carioca. Sua opinione è che poco alla volta si marci verso un fievole miglioramento
delle condizioni generali anche nelle zone maggiormente depresse; questo grazie all’intenzione
del governo di incentivare l’autogestione delle favelas favorendo la crescita dei comitati
interni che si occupano, ad esempio, di offrire assistenza ai bambini senza famiglia o di
creare minime parvenze di strutture rieducative in territori normalmente esasperati da
violenze dilaganti. I due amici, rispettivamente avvocato e perito informatico, nati e cresciuti
all’ombra del Cristo Redentore, raccontano inoltre di avere scritto in passato la sceneggiatura
per un film ambientato nella Copacabana di qualche decennio fa ma di essere tuttora alla
ricerca di un produttore ... sicuramente non difettano in iniziative (sono nientemeno impegnati
nell’ambito organizzativo del Carnevale)!!
Abbandoniamo il fascino vagamente sfiorito di
"Copa" dopo un paio d’ore simpaticamente trascorse in compagnia e Cel consiglia di
trasferirci all’adiacente ed altrettanto famosa Ipanema per concederci un intero pomeriggio da
bagnanti; li il mare è più pulito. Eccoci, finalmente spaparanzati al sole della
spiaggia trendy per antonomasia! Gli occhi (miei), istintivamente, si lanciano subito alla
ricerca della leggendaria garota (la bellissima ragazza cantata da Tom Jobim e Vinicius De
Moraes) e dei rinomati "fio dental", i tipici ridottissimi bikini brasiliani che
all’immaginazione non lasciano quasi nulla. Non ci vuole molto ad accorgersi però che
la corrente sta cambiando: Ipanema è il nuovo regno gay ed il fio dental, passato di
moda tra le donne, è ormai divenuto caratteristica prettamente maschile. In buona
sostanza....ce n’è per tutti i palati!! L’unica cosa da sempre poco gradita è il
topless, considerato in tutto il Brasile di cattivo gusto, in quanto assimilabile all’antica
usanza delle schiave di girare a seno scoperto. La bellezza aggressiva di ciò che c’è
attorno è stupefacente; dal mare agli alti picchi sullo sfondo, dalle palme che
delimitano la praia ai sobri edifici del lungomare che non mostrano l’infelice contrasto offerto
dai grattaceli di Copacabana. Alle spalle del ricco quartiere non si estende il solito
agglomerato di baracche, ma la grande e placida Laguna Rodrigo De Freitas, indiscusso paradiso
per canoisti. Solo al tramonto, dopo aver perso il conto delle fotografie scattate, ci spostiamo
per una capatina all’affollato mercatino di artigianato in Praça General Osorio, quindi
terminiamo la giornata nel locale più noto, quel "Garota de Ipanema" dove
Tom e Vinicius scrissero su un tovagliolino di carta l’inno poc’anzi citato, ispirati al
passaggio dell’avvenente biondina Heloisa Eneida Pinhero (oggi cinquantaseienne), di cui
troviamo una recente immagine all’interno. L’atmosfera, al ritmo dolce della bossa nova,
è tranquilla e rilassata ma gli avventori sono in maggior parte turisti, forse in virtù
degli elevati prezzi praticati e dell’interesse "storico-musicale" che questo Bar/Churrascaria
ricopre.
Purtroppo ormai il termine della vacanza si avvicina.
Nei tre giorni che restano bisogna ottimizzare tempi e risorse; ci sono ancora alcuni emblemi
della trionfante natura di Rio da vedere, in primo luogo il Pan di Zucchero, l’imponente morro
di 396 mt. che demarca l’ingresso alla baia di Guanabara. Lo raggiungiamo la mattina seguente
favoriti da una giornata senza nuvole anche se velata da una leggera foschia. Per salire sul
Pao de Açucar esiste una doppia teleferica: la prima parte da Praia Vermelha (quartiere di Urca)
ed arriva sul morro da Urca (220 mt), la seconda ascende fino alla sommità dalla quale si
gode di un panorama fantastico. Il posto è ovviamente molto gettonato e non possono
mancare tavole calde e negozietti di souvenir a rovinarne un tantino l’esuberante splendore.
Dall’alto si ben distinguono la fortezza di Sao Joao con a fronte quella già descritta di
Santa Cruz, le spiagge di Flamengo e Botafogo, l’aeroporto Santos Dumont da cui si vedono
atterrare e decollare aerei "guardando in basso" e, nella direzione opposta, Praia Vermelha e
Copacabana. Per rendersi veramente conto del perché Rio viene definita Cidade Maravilhosa
è necessario però salire sulla vetta del Corcovado, alla base della sua icona
universalmente conosciuta: il Cristo Redentore. Bene, ecco la nostra seconda meta giornaliera.
In circa mezz’ora e cambiando due autobus ci rechiamo in rua Cosme Velho dinnanzi alla stazione
del Trenzinho do Corcovado, il trenino che si arrampica sui 709 metri del più grosso
morro carioca.
Per l’escursione ci affidiamo ad un taxi turistico (offre la possibilità di recarsi anche
al mirador Dona Marta, spiazzo ideale per fotografare il Pan di Zucchero) che in breve ci
conduce davanti ai 222 scalini da affrontare per arrivare al culmine del belvedere, situato
esattamente sotto l’enorme statua del Cristo a braccia aperte inaugurata nel 1931 ed alta 38
metri. La prima impressione è veramente incredibile e centinaia di immagini già
viste su cartoline, giornali, internet e documentari, non rendono minimamente la sensazione
d’immenso che si prova una volta sporta la testa dalla terrazza. Semplicemente incomparabile!!
Sostenere di avere la città ai propri piedi qui non è una metafora, ma una
piacevole realtà; lo sguardo si perde a 360 gradi scoprendo panorami sbalorditivi....tutto
quello che si è percepito leggendo una guida appare in un attimo, basta solo girare su se
stessi. Altra peculiarità del Corcovado è di essere punto ideale per accedere al
Parque Nacional Da Tijuca ovvero la maggiore foresta urbana del mondo, un mare verde distante
pochi chilometri dal centro. Cosa dire, sicuramente tante emozioni regalate dalla natura ed un
ricordo da conservare a lungo nel tempo.
Ok, lasciamo il lato romantico e torniamo a quello materiale; avendo deciso di dedicare il
giorno dopo allo shopping (se così si può definire la ricerca di alcuni cd e
qualche oggettino da portare in Italia), scopro che in quasi tutti i negozi è possibile
acquistare ogni genere di prodotto ratealmente. "Che strana abitudine - penso -
"dilazionare il saldo per mercanzie da pochi dollari"!!
Come al solito è Cel a fugare ogni dubbio quando ci incontriamo nel pomeriggio: la
retribuzione base di un lavoratore brasiliano si aggira attorno ai 300 Reais mensili (meno di
100 Euro) e da qui si intuisce il perchè per avere addirittura il minimo necessario
diventa importante far conto sugli stipendi dei mesi successivi. E’ vero che il costo della vita
non si avvicina al livello di quello europeo, però dura constatare che nella media,
nonostante un’occupazione non saltuaria, si faccia veramente fatica a mantenersi. Malgrado ciò,
per chiunque, vale sempre il vecchio detto: se Deus quiser (se Dio vorrà) ....
in qualche modo...sopravviveremo.
Terminate le spesucce e soprattutto il violento temporale che ci sorprende lungo le vie della
Down Town, lancio l’idea per un giretto nella parte nord della città, con destinazione
Maracana (visto che il tempo non manca, perché non dare un’occhiata da vicino allo stadio
di calcio più grande al mondo?). La zona norte è composta principalmente da
quartieri popolari ed include la poco rassicurante Central do Brasil, cioè la stazione
ferroviaria che ha dato il titolo al famoso (e bellissimo) film con cui il regista Walter
Salles vinse l’Orso d’Oro al festival di Berlino nel 1998 descrivendo un Brasile piuttosto crudo
ed inquietante, diverso da quello rappresentato abitualmente nelle locandine delle agenzie (o
nelle telenovelas!!!). Dal finestrino del bus possiamo scorgere pure il leggendario Sambodromo
dove si svolge tutti gli anni il carnevale "commerciale" ... quello, per intenderci, ad uso e
consumo degli stranieri e dei locali meno indigenti...disposti a spendere fior di quattrini per
vedere sfilare le migliori scuole di samba di Rio che, per contro, sorgono quasi tutte nelle
favelas (l’arcinota Mangueira, ad esempio si estende proprio a ridosso del Maracana).
Giunti di fronte, l’Estadio Mario Filho non impressiona particolarmente, sembra quasi modesto
confronto al catino di San Siro, ma una volta sugli spalti manifesta la propria grandiosità:
una capienza di oltre 150000 spettatori in un perimetro di 950 metri mette i brividi quando
è vuoto, figuriamocelo durante un derby, in piena torcida!! All’interno è
allestito un piccolo museo che racconta le gesta della Nazionale più titolata al mondo e
dei suoi campioni che, come le celebrità del cinema ad Hollywood, hanno lasciato
l’impronta (naturalmente del proprio piede) impressa nel cemento vicino all’ingresso per la
tribuna d’onore.
E così arriva anche l’ultima parentesi nella magia della Cidade Maravilhosa, poche ore
ancora a disposizione per aggrapparsi a questo incanto prima di essere nuovamente scaraventato
nel mondo di sempre...quello degli impegni, del lavoro e, perché no, di ricordi e
riflessioni sul percorso appena terminato. Cel trascorrerà altri due mesi nella terra
d’origine già preoccupata per la rigida temperatura (l’unica cosa a cui non è mai
riuscita ad abituarsi), che incontrerà al suo rientro in Italia previsto per gennaio.
Suggerisco allora Camboinhas, esclusiva spiaggetta oceanica a poco più di 20 chilometri
da Icarai, all’esatto cospetto di Ipanema, come luogo ideale per i saluti e per imprimere
un’immagine indelebile di questo viaggio, breve, ma su tanti aspetti molto significativo.
L’aereo partirà in serata ma, al fine di evitare da subito i primi attacchi di
"saudade", mi convinco che questo è solo l’inizio, la base per altre
escursioni alla scoperta di un paese speciale dall’inequivocabile bellezza, chiamato Brasile.
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ultimo aggiornamento 19/10/2021