venerdì 27 gennaio 2006
Eccoci qua, di nuovo in India ... questa volta la mia meta è il sud, una zona che assolutamente non conosco e che
sicuramente come ogni viaggio in India riserverà sorprese, meraviglie e contraddizioni. Prima tappa è Mamalipuram
(conosciuta anche come Mahabalipuram, tutte le città indiane hanno almeno due nomi), una piccola cittadina sul mare.
Arriviamo il giorno della Festa dell'Indipendenza e ci troviamo subito immersi, senza preamboli, in una chiassosa folla
indiana. Questo paese è uno di quelli colpiti dal terribile tsunami, per fortuna qui hanno avuto soltanto 4 morti ma
hanno perso tutte le tradizionali imbarcazioni dei pescatori, delle piccole chiatte in legno massiccio ora sostituite da
moderne barche in plastica donate dal Governo indiano, dalla Croce Rossa e anche da industrie come la Puma.
Favolosi i templi sul mare malgrado l'erosione di sabbia e venti marini. A pochi chilometri Kanchipuram, una
delle sette città sante dell'India con i templi circondati da enormi torrioni pieni di sculture e raffigurazioni di
divinità, i gopuram caratteristici dei templi indu del Tamil Nadu. Tra gli occidentali che si incontrano spiccano
ricchi tedeschi di ritorno da alcuni mesi presso Sai Baba di cui parlano entusiasti davanti ai nostri sorrisi dubbiosi.
Bellissima la visita all'impronunciabile villaggio di Tirakkulindram, dove all'interno del cortile del tempio
assistiamo ad una animatissima discussione tra una cinquantina di indiani in pijama bianco, sono gli abitanti di un
villaggio che hanno una questione importante da risolvere; invece di rivolgersi ad un tribunale il che costerebbe una
cifra preferiscono riunirsi qui davanti ad un vecchio saggio e discutere animatamente della questione finchè dopo ore o
anche intere giornate raccolgono i consigli e i pareri del vecchio illuminato e tutti sorridenti si stringono la mano e
tornano insieme al loro villaggio: una situazione decisamente interessante e positiva. Concludiamo con la scalata di
una collina dove sorge un tempio a Shiva famoso perché ogni sera fortunata alle 18 in punto passano due aquile da
secoli ... pare che nelle ultime settimane siano a riposo!! Un tempio semplice ma affascinante con tanti loculi in
cui i sacerdoti professano riti a Shiva con richieste di figli o di matrimoni felici in cambio di donazioni, spesso
sotto forma di fiori o cibo. Concludo la mia seconda giornata indiana passeggiando lungo il mare in attesa di tornarci
all'alba per assistere alla partenza dei pescatori che piano piano si stanno riprendendo dal trauma del 26 dicembre 2004.
lunedì 30 gennaio 2006
Quarto giorno di viaggio e non mancano le situazioni indimenticabili, certo non mancano
i luoghi favolosi ma la differenza la fanno gli incontri con questa gente povera
ma dignitosa e sempre meravigliosamente disponibile gentile nonchè curiosissima.
In gruppo ho un mago e ogni giorno raccoglie una cinquantina di persone nei giardini
tra bambini e adulti e li lascia esterrefatti! Purtroppo non mancano scene di miseria
anche estrema ... l'altro giorno mi hanno inseguito due bambini a caccia di 1 Rupia
(1 Euro = 50 Rupie) e per convincermi all'elemosina si sono cacciati una lancia
spessa un mignolo nella lingua!!
Un sacerdote brahmino dopo una toccante cerimonia
a Shiva, mi avvicina per chiaccherare e scopro che è iscritto al terzo anno di
scienze dell'informazione e lavora come programmatore per una ditta inglese ...
"This is India, Brother!"
E' solo la quinta volta che visito l'India ma resta il fascino e la sorpresa che
trasmette questo paese sempre differente nelle sue colorate e gioiose manifestazioni
religiose. Qui nel Tamil Nadu, i templi sono completamente differenti da quelli che
avevoammirato in passato, grandi complessi con 5 gopuram, uno centrale e quattro ad
ogni punto cardinale, grandi torri con miriadidi sculture, o meglio esattamente 108
(numero sacro) per ogni facciata: in uno degli importanti templi di Kumbokonan
spiccavano alcune raffigurazioni erotiche.
Colori e odori intensi, quelli che nemmeno
la miglior fotografia o il più ricco documentario possono trasmettere. Bancarelle in
ogni dove, e chi viaggia sa che proprio nelle bancarelle si mangia il cibo migliore,
purchè ne si veda la cottura. Uso smodato di spezie è sempre una caratteristica della
gastronomia locale, in cui spiccano i kebab, la carne cotta nel tandori
(un particolare tipo di forno), il riso Basmati che Mandava Shiva cerca di
proteggere dalle multinazionali degli OGM che vorrebbero cancellare questo prodotto
tipico, i vari tipi di pane, dal roti al chapati passando per l'ottimo nan.
Se l'anno
scorso il turismo aveva puntato al nord causa il disastro dello tsunami, ora
l'India del Sud sta rivivendo una stagione molto buona. In questo momento mi trovo
nell'entroterra a Madurai, con il favoloso tempio Sri Meenaksh e sto puntando verso
la zona costiera, e dopo gli ultimi templi vivremo alcune giornate immersi nella
natura del Kerala.
giovedì 2 febbraio 2006
Tra i momenti piu' belli del viaggio restera' nella mente sicuramente la visita all'orfanotrofio di Mamallipuram
(purtroppo un po' smontato da successive voci informate, nd.r.) e della scuola lungo la strada per KanyaKumari
(Cap Comorin, n.d.r.). Il primo ospita una quarantina di bambini, ci sono entrato perchè attratto dal richiamo
dei bimbi nudi che si stavano lavando giocando nell'aia con una canna d'acqua fredda e mi chiedevano cantando di
fotografarli. E' gestito da una signora indiana che mi chiede di pubblicizzarlo per adozioni a distanza dandomi
tutti i dati (li passerò eventualmente agli interessati) ... ho sbirciato il registro e mi ha colpito nella scheda di
ogni bimbo la voce "caste/religion", in caso di donazione è consigliabile lasciare cibo e non soldi! La seconda è una
scuola ottimamente gestita con tutti gli studenti in divisa: dopo lo spettacolo del nostro mago i ragazzi ci ringraziano
con un'esibizione variopinta: una recitazione sullo tsunami, una radiocronaca sportiva di un incontro di cricket
India-Pakistan in cui ovviamente alla fine vince l'India, quindi canti e danze, di cui spiccano le targhe e le coppe
vinte nei trofei regionali, tutte esposte nell'uffico del preside che naturalmente mi saluta dopo avermi offerto
l'immancabile chai.
Di fianco alla scuola un'interesssante fabbrica di stuoie, con i resti fabbricano fiammiferi.
A Kunya Kumari andiamo con una barca al santuario di Vivenakanda (un isolotto a circa 200 metri di distanza) ma il
viaggio in mezzo ad una clamorosa folla di indiani con le onde che bagnano tutti si rivela un'esperienza imperdbile.
E come dimenticare il tempio di Suchindaram, se in molti templi il Sancta Santorum é inaccessibile ai non-induisti,
qui tutti possono entrare, anche i turisti, purchè a torso nudo come i fedeli ... vi lascio immaginare lo spettacolo!!
I nomi dei luoghi sono spesso per noi
degli scioglilingua, come il palazzo di Padmabachapuram, splendidamente costruito tutto in tek. Siamo in Kerala dove
spicca la lavorazione del legno (invece Madras e Kanchipuram sono famose in tutto il mondo per la seta) e tra i tanti
oggetti visibili nei negozietti mi casca l'occhio sui crocifissi ricordandomi che nel Kerala ci sono tantissime missioni
cristiane, tra cui quella legata alla Parrocchia di San Giuseppe a Fidenza.
Dopo una settimana di favolosi templi
finalmente un po' di relax, siamo a Kovalam, rinomata località balneare del Kerala, dove restiamo per un giorno
camminando sulla spiaggia e osservando la vita dei pescatori locali che tirano su le reti cantando affascinanti nenie.
Non dimentico però di fare attenzione ai tanti tempietti indu in cui i fedeli lanciano in continuazione artigianali
petardi dal botto fragoroso, inoltre e' finalmente arrivato il momento di andare all'ospedale localeper farmi togliere
i 4 punti di sutura al pollice causa una brillante operazione di taglio di Parmigiano-Reggiano eseguita la sera prima
di partire.
Mi visitano con estrema gentilezza e professionalità, appurata la guarigione della ferita e la bontà
dell'antibiotico che sto prendendo mi staccano i punti e mi rifanno la medicazione, mi chiedono 100 Rupie ma ne lascio
altre 100 in offerta. La zona è famosa nel mondo per i centri di medicina ayurvedica e io non posso esimermi dal
provare il famoso messaggio. Consiste in una spalmata abbondante di olio vegetale e medicinale su tutto il corpo,
quindi parte dalla testa o meglio dal cuoio cappelluto per finire alle dita dei piedi senza dimenticare un singolo
centimetro di corpo. Si finisce decisamente rilassati ma unti come non mai, infatti dopo c'è la doccia: a
disposizione una bacinella d'acqua calda in cui sono state versate polveri medicinali, praticamente mi sono rimesso
a nuovo anche se il trattamento completo consisterebbe in una/due settimane. Riguardo allo tsunami, fino ad ora gli
unici effetti visibili sono state le barche nuove donate mentre pare che nelle zone che visiterò nei prossimi giorni
ci siano stati i danni maggiori ma sia il governo indiano che tutta la popolazione hanno risposto con una grande prova
di solidarietà contribuendo alla completa ricostruzione di tutto ciò che è andato perso o distrutto, si parla di
almeno mille case ... questa è l'India che sogna ancora di avere un Primo Ministro italiano, l'amatissima Sonia Gandhi.
A proposito molto interessante il museo del Mahatma Gandhi in Madurai (comunque non ha niente a che fare con Sonia).
Io avevo bisogno di questo viaggio come del pane e malgrado la miseria (molto minore rispetto al passato) continui a
ferirmi il cuore, la dignità e la socievolezza di questo vario popolo altro non fanno che stamparmi un sorriso in viso
ridendo delle miserie morali che sempre di più rappresentano i rapporti umani nel nostro Occidente, anche se io ho la
grossa fortuna di frequentare un luogo onesto e sano come il Joe's, con tutto il mondo solidale che gli ruota attorno
... e non sto scherzando.
Kovalam come Goa è stata per anni sede di comunità hippy, ora ormai scomparse salvo
affascinanti personaggi di una certa età che si sono ambientati e ricostruiti qui una nuova vita. Durante il viaggio non
va dimenticata la sosta ad Auroville, una specie di città ideale con tanto di Grande Madre e un giardino di meditazione
con al centro una grande palla dorata, il MatirMandir che con la sua utopia richiamò tanti occidentali dal '68
(ovvio anno di fondazione) ad oggi ... se non l'avessi vista avrei creduto che esistesse solo nei film. Tutta
la zona è stata in passato interessata da dominazione francesi e soprattutto inglesi, nonchè da enclavi portoghesi e
olandesi.
... Alla prossima
mercoledì 8 febbraio 2006
Basta superare il faro e torni in India, questo è il senso di Kovalam ... tantissimi venditori di "small business",
tanti negozi dai prezzi altissimi e tanti tanti occidentali. Mi inerpico sulle stradine, ci sono alcune calette
meravigliose e poi cominciano gli incontri con i tanti bambini a caccia di "school pen", inequivocabile e deprecabile
segnale del passaggio dei turisti. Camminando camminando arrivo alla grande moschea subito dopo il faro; il Kerala è
abitato in maggioranza da cristiani e musulmani. Superata la moschea ecco finalmente il villaggio dei pescatori,
Vizhinjam, prima la lunga zona delle barche, tra cui gli uomini rattoppano e cuciono le reti mentre in capannelli
sono impegnati e concentrati in interminabili partite di carte, un gioco simile alla nostra Scala40.
La vita procede lenta, certo c'e' tutt'altro che ricchezza ma vi sfido a trovare un solo volto triste in questo
villaggio di pescatori. Il mercato del pesce è ormai finito ma tutti sono concentrati nei propri lavoretti.
Alla chiesa si sta svolgendo la funzione religiosa, arrivo fino alla chiesa più grande, dall'altra parte del paese
ma accerchiato dai bambini decido di tornare sui miei passi. Ho paura di disturbare e non faccio foto alla gente ma
finalmente incontro Prospeer, uno dei più anziani e simpatici del paese, mi chiede una foto e da qui si scatena il
finimondo, prendo il suo indirizzo e gli prometto di spedirgli la sua e le foto delle altre persone scattate nel
frattempo (speriamo siano venute bene: Che responsabilità!!) quindi gli scatto l'ultima insieme alla moglie
che gestisce un banchetto di spezie: è una standing-ovation!
mercoledì 8 febbraio 2006
Ci trasferiamo nelle backwaters, le lagune interne del Kerala, che si riveleranno uno spettacolo di naturalezza e
vita semplice. Qui hanno trasformato le vecchie chiatte da riso in houseboat, case galleggianti: qualcuno ha visto
l'affare sistemandone molte ad uso e consumo dei turisti. Navigare nei canali è un vero e proprio spettacolo goduto
in tutta tranquillità, complicato soltanto dalla presenza serale di miriadi di zanzare. E' una postazione privilegiata
per ammirare sì splendidi paesaggi naturali ma soprattutto per osservare scorci di vita rurale in questa quieta
regione costellata di palme, risaie e tanta umanità.
La dolcezza di questa gente dal perenne sorriso regale qualcosa
di
impagabile per il proprio cuore, malgrado la povertà gli indiani sono sempre sorridenti e disponibili allo scherzo,
con la loro innata curiosità per qualunque cosa venga da lontano. Dopo lo stupendo giro in barca alloggiamo in una
tipica casa keralese, assistiamo ad un emozionante spettacolo di danza in maschera ma questa sistemazione è
soprattutto un'ottima base di partenza per esplorare a piedi i villaggi dei pescatori. Mentre gli uomini dopo la notte
al largo si dedicano al gioco delle carte, le donne lavorano e costruiscono corde andando avanti e indietro dalla
matassa di fili arrotolati.
C'è un'umidità pazzesca e alla mattina siamo completamente fradici. Cochin è invece
un importante porto, dove sono passati olandesi e portoghesi e dove si è insediata una grossa comunità ebraica.
Faccio la mia prima esperienza con un incantatore di serpenti, una vera esplosione di adrenalina, gioca con ben quattro
cobra (ovviamente tutti senza veleno). Tra le stradine del quartiere ebraico, tra mercati di spezie e di antiquariato
arriviamo ad un famoso palazzo donato dai portoghesi al maraja locale, in cui spiccano nella stanza da letto delle
donne alcuni disegni erotici in cui Shiva se la spassa con otto donzelle con le sue otto mani, ma soprattutto mi
colpisce l'affresco dove tutti gli animali sono impegnati i rapporti amorosi. Bellissimo il mercato del pesce con le
caratteristiche reti da pesca cinesi, compriamo il pesce e ce lo facciamo cucinare in un vicino ristorante all'aperto,
una delizia!
Vengo a sapere che a 7 chilometri c'è un Temple Festival con gli elefanti, organizzo al volo e per
l'inizio alle 16 siamo lì ... finalmente l'India che ricordo con la sua fragorosa religiosità ci avvolge nel cuore e
nel fisico. 9 elefanti, ognuno con sopra tre persone sostano di fianco al tempietto induista, al centro un gruppo
di uomini con il solito sottanone bianco e a torso nudo, alcuni con dei corni a forma di arco, alcuni con dei piatti,
uno con un lungo clarinetto e tanti scatenati con i tamburi per una musica assordante ma ipnotizzante.
Pubblico attentissimo tra cui tanti che seguono con le braccia l'esibizione musicale, un po' come i nostri loggionisti.
Tanti mi stringono la mano chiedendomi se mi piace l'India, quando scoprono che sono italiano come l'amata Sonia e
che sono alla quinta visita mi abbracciano! Poi si muove la folla, i musici e gli elefanti, mi vedono fare le foto
e mi
spingono al centro dove tutti i musici vogliono un primo piano, quindi si dirigono verso il paese. Che spettacolo!
Bello, bello, bello!!
Molti chiedono come si mangia in India: "Bene" purchè si seguano le regole fondamentali, roba cotta e acqua in bottiglia
, dopodichè si scopre che il cibo migliore è quello delle bancarelle, dalle samose fritte, ai vari succhi di ananas e
soprattutto di canna (con le sue caratteristiche ruote che macinano le canne stesse!), per non parlare del favoloso
chai (the) quasi sempre mescolato al latte.
E salendo verso Coonor e verso Ooty ammiriamo le favolose piantagioni di the, qui mi tolgo anche lo sfizio di un giro
sul trenino a cremagliera ma quello che più mi colpisce è il tempietto dedicato a Ganesh davanti all'albergo di Coonor
: non ha lampade ne altri strani sistemi ma continuo ad osservarlo perchè per ben tre volte nella notte sembra che si
spenga una luce (che non c'è!!) e poi si riaccenda mostrandomi il simpatico Ganesh sempre più sorridente, rimango
basito e non capisco. In India tante cose non capisco anche se dai e dai qualcosina comincia ad avere un aspetto più
chiaro ... ma adesso che sono a Mysore mi domando perchè qui le mucche sono tutte dipinte di giallo!?
venerdì 10 febbraio 2006
I mercati indiani sono colore, profumo, trattative serrate, trasportatori di
sacchi dalle improbabili dimensioni e tutti sono affascinanti. Stupendo il
primo impatto a Pondicherry, con le cose tutte allineate sui banchetti,
animatissimo quello di Madurai, coloratissimo e simpatico quello dei fiori a
Coimbatore, dove vengono venduti chili e chili di fiori sfusi dai vari
colori anche intrecciati in ghirlande; amichevole quello di Ooty a 2200 s.m.
che risalta per la pulizia e dove tutti chiedono una foto alla propria
bancarella. Ma il clou è il Deravaja Market di Mysore in cui tutti i banchi
hanno quantità industriali di prodotti: banane, mele, uova, angurie,
cetrioli bianchi, rape, tuberi, manioca, zenzero, cocchi, ananas, canne,
papaye, aglio (tanto aglio!!) , cipolle, foglie di banane che tagliate
diventano i tipici piatti della cucina keralese, moltissima frutta e verdura
che non conosco, balsamo di tigre, spezie, zafferano, incensi, i tanti
colori vegetali per passare agli oggetti più improbabili e improponibili
come grattugie artigianali in legno, pettini e appendiabiti di ogni
dimensione, saponette di Marsiglia, e poi fiori fiori di tutti i colori e i
profumi.
Uno spettacolo in questa città perfetta per andare a zonzo senza meta (la
cosa più bella e moralmente produttiva da fare in India per un turista),
incontro un affollato funerale musulmano in cui gli uomini si rincorrono per
darsi il cambio nel trasporto della bara. Mi soffermo in un cinema (26 Rupie
costa il biglietto, ovvero 50c. di euro), al cui esterno va ancora di moda
il gioco delle tre carte; per cinque rupie compro un sacchetto di noccioline
bollite e vendute nel classico foglio di giornale, assisto ad una mezz'ora di
film, stupendi i balletti e incomprensibile la trama ma rimango stupito per
la tanta violenza.
Dopo la bella e simpatica esperienza sul trenino da Ooty
e Coonor (tutta un'altra cosa i treni notturni!!) con splendidi paesaggi e
tantissime piantagioni di the (siamo nel Nigrilis) sosto nel parco di
Madumalai, un bell'ambiente ma certo uno non viene in India per fare dei
safari.
Dopo i giorni immersi nella natura del Kerala entro in Karnataka, salgo
subito al bel tempio sulla Chamundi Hill, famosa per la presenza di un
grossissimo Nandi, il toro che funge da veicolo a Shiva.. Non manco di
visitare il Godly Museum, un museo semplice in cui sono raffigurati tutti i
peccati in cui si può incappare e scopro che sono effettivamente tantissimi.
Stupendo il Palazzo del Maraja e quello di Tipu a Mysore, senz'altri degni
di paragone con i palazzi del Rajasthan ... poi non mancano stupendi palazzi
trasformati in alberghi di lusso. Meraviglioso e nuovo come architettura per
questo viaggio il tempio Hoysala di Somnatphur, non più utilizzato per le
funzioni ed inserito in un bel contesto rurale.
Non finirà mai di stupirmi
la colorata e variegata pubblicità indiana, addirittura alcune case sono
dipinte di rosso e giallo e i loro muri altro non sono che un immenso
cartellone pubblicitario. Mentre una mucca dispettosa e fiera carica due
miei compagni di viaggio, io rimango attratto dalla visione di un uomo
sandwich che pubblicizza veleno contro i ratti. E' l'India dei tanti
banchetti alimentari con la gente in piedi che mangia dai piattini caldi per
strada (purchè cotto il miglior cibo indiano!) ma è anche l'India dei
mendicanti, anche se qui sono pochi rispetto alle regioni del centro.
Le caste non esisterebbero più ma io penso che ci vogliano ancora
generazioni per questo cambiamento sociale.
Sulla strada per Bangalore, ci fermiamo a Sravanabelagola, c'è una festa
giainista dal nome impossibile che si svolge ogni dodici anni, c'è una folla
enorme di uomini e donne vestiti d'arancione, monaci e monache con gli
immancabili scopini, e tanti fedeli completamente nudi, o meglio vestiti di
solo cielo! Purtoppo non possiamo assistere alle puje (le funzioni
religiose) in cui ricoprono la gigantesca statua sulla cima della collina
con colori vegetali, fiori e latte, ma lo spettacolo non manca e nemmeno
mancano le occasioni di pestare qualche cacca di mucca!!
Pochi chilometri e siamo a Bangalore, un salto nel tempo: traffico caotico e
tanto smog, ci fermiamo a cena in un locale frequentato dai giovani indiani,
sembra di essere in Occidente, le ragazze non sono in minigonna (come nel
film di ieri) ma vestono attillato e fumano tranquillamente in pubblico
mentre si intrattengono con gli immancabili telefonini di ultima
generazione, questa è la nuova India che avanza.
Cosa porto a casa dall'India? ... souvenir, foto ma soprattutto tantissima
umanità che regala dignità ad ogni incontro!!
Ciao
Itinerario e fotografie del viaggio in Deccan, India
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ultimo aggiornamento 19/10/2021