E’ stimolante e triste allo stesso tempo.
E’ la prima partenza da quando ci siamo lasciati, dopo anni di viaggi fatti assieme, di emozioni ed esperienze condivise.
Fin dai primi momenti organizzativi mi è mancata tanto la sua presenza:
la scelta del volo, degli itinerari, delle cose da non perdere e quelle da tralasciare ... però analizzando meglio la
situazione, comincio ad intravedere anche lati positivi, per esempio niente bagagli zeppi di vestiti o traboccanti di creme,
cosmetici ed altri oggetti di dubbia utilità!
E poi viaggiare è bello; ti apre a nuovi orizzonti e culture diverse dai quali, se si guarda con occhio un po’
attento, c’è sempre qualcosa da attingere. Ed è proprio questo spirito che mi ha fatto decidere di tornare su
un aereo e scegliere la capitale lettone come prima volta in solitaria. L’idea che leggendo qua e là mi sono fatto
è proprio quella di una città giovane e dinamica, con tanta voglia di rinnovarsi e di togliersi al più
presto il fardello di anni di dominazioni straniere ma ugualmente gelosa delle proprie tradizioni centenarie. Diciamo che
questo viaggio mi sta creando una doppia possibilità: in primo luogo quella di entrare maggiormente a contatto con la
realtà dell’est europeo, da me onestamente non troppo conosciuta, ed in secondo quella di avere qualche giorno per
meditare e riflettere tra me e me senza le interferenze tipiche del mondo in cui vivo e lavoro. Una specie di concentrato di
buone intenzioni: ampliare il mio bagaglio di conoscenze, rigenerarmi e ritrovare un po’ me stesso in nove giorni!!?
Il costo di un mini-tour a Riga non è estremamente contenuto. Come in ogni città che ha voglia di "occidente",
il settore turistico è il primo a risentire dei ritocchi verso l’alto dei prezzi: alberghi, ristoranti, noleggi auto
dimostrano che il turista è benvenuto ma se accompagnato da una buona carta di credito o da una discreta scorta di Euro
è meglio! Da non sottovalutare nemmeno la spesa per il biglietto aereo: 400 Euro con la compagnia di bandiera della
Repubblica Ceca è il prezzo più basso per un volo con una meta per la quale non esistono offerte speciali e la
media delle tariffe oscilla tra i 450 e i 550 Euro. Naturalmente la mia scelta è presto fatta. Partenza da Bologna
alle ore 07,35, scalo a Praga ed arrivo previsto a Riga alle ore 14,45.
Primo giorno
Aeroporto di Bologna 13 settembre 2002
In attesa dell’imbarco, tra le tante cose che frullano nella testa, mi chiedo il motivo per cui le tasse aeroportuali dal
tragico 11 settembre 2001 siano lievitate così sensibilmente, considerando che controlli e verifiche non sono poi
dissimili da quelli a cui i passeggeri erano sottoposti negli anni passati ed il personale ad essi preposto si limita a
lanciare sguardi svogliati sui monitor che visualizzano il contenuto dei bagagli a mano. "Ora che i terroristi di Al
Qaida non hanno più nessuna possibilità di disturbare i miei progetti, posso partire tranquillo" -
penso con vaga punta di sarcasmo - e mi avvio verso il Gate dal quale è in procinto di decollare il bimotore ad elica
ATR 72 della Czech Aerlines (e qui si spiega il perchè sia questa la tariffa migliore sul mercato).
C’è una cosa che rende uniformi e veramente "globali", per usare un termine molto in voga, tutti
i voli in classe economica di tutte le compagnie aeree del mondo: il sapore di plastica che
contraddistingue gli alimenti serviti a bordo, siano essi cotti o crudi/ dolci o salati/ verdura o
frutta/ carne o pesce! Affronto la breve tratta che separa Bologna da Praga sorbendo lentamente
un caffè che non sfugge alla regola sopra elencata e leggendo alcuni appunti precedentemente
stampati da Internet con indirizzi di alberghi e bed & breakfast del centro storico di Riga, nei quali cercherò
alloggio per i giorni seguenti, visto che ho già prenotato per la prima notte al momento dell’acquisto del biglietto.
Ci vuole poco più di un’ora e trenta per raggiungere la capitale della Repubblica Ceca (sempre
bellissima anche vista dall’alto) e poi, dopo un atterraggio decisamente "nervoso" eccomi nel
Transit Passenger, in attesa della coincidenza, nel quale vale un’altra regola fissa: noi fumatori
siamo ormai considerati specie in via d’estinzione e l’unico luogo dove si può finalmente accendere l’agognata bionda
è un Lounge Bar specializzato in bevande superalcooliche. Approfitto per riassaporare un buon bicchiere di
Becherowka, fumare una sigarettina quindi mi appresto al nuovo decollo. Tutto procede per il meglio, in perfetto orario e
questa volta su un più decente Boeing 737 si riparte alla volta della destinazione finale.
Dopo un’ora e quarantacinque arrivo all’aeroporto di Riga che non è molto grande ed in poco
tempo, superate le blande formalità doganali, sono sul taxi che mi accompagnerà al Tia Hotel di via (iela in
lettone) Valdemara N°63.
La zona centrale, che raggiungiamo in una decina di minuti, è molto trafficata ed il primo impatto mi sembra
piuttosto caotico ma è solo un’impressione. In realtà, dopo aver depositato i bagagli e dopo una doccia
veloce, muovo i primi passi in terra lettone alla ricerca di un alloggio più economico per i prossimi giorni e mi
accorgo subito di essere di fronte ad una città bellissima, vivace ma molto organizzata e disciplinata. I campanili
e le torri della Vecriga (città vecchia) mi appaiono illuminati da qualche fugace raggio di sole che di tanto in
tanto riesce a perforare lo spesso strato di nubi. L’accesso ad est, da cui provengo, è caratterizzato dalla presenza
del maestoso monumento alla Libertà costantemente "sorvegliato" da due inamovibili guardie in alta uniforme. Il
clima è l’ideale per una passeggiata, non altrettanto lo sono i prezzi degli alberghi che passo al setaccio; deluso
preferisco rimandare a domani la ricerca, magari in zone meno battute dal turismo.
Cambio un po’ di Euro in moneta locale (1Euro per 0,590 Lat) e mi addentro nella Vecriga per trovare qualcosa da mettere
sotto i denti. Che meraviglia!! Decine di bistrot e ristorantini ricavati negli scantinati degli edifici sei/settecenteschi
che portano fino alle sponde della Daugava, il fiume che divide in due la città, oppure splendidi locali all’aperto
attorno alle piazzette più frequentate che offrono pesce affumicato o carni alla griglia a prezzi contenutissimi. In
effetti se, come già detto si escludono le prerogative tipicamente turistiche, il costo della vita non è
ancora molto elevato, anche se il tenore si sta alzando rapidamente dopo la raggiunta indipendenza dall’ ex Unione Sovietica
(lo dimostrano i nugoli di Mercedes SL e BMW serie 7 parcheggiate dinnanzi ai nuovi santuari occidentali: banche, uffici
finanziari, centri commerciali; o ai posti di maggior tendenza: discoteche e casinò nati come funghi anche
all’interno del centro storico.
E’ quasi sera, si accendono le prime luci di una sobria e soffusa illuminazione adattissima al contesto architettonico
circostante; la fame è tanta ed opto per un grill-bar all’aperto. Qui, con enorme sorpresa, si avvicinano due ragazze
"Philip Morris" in abiti alquanto succinti che, dopo aver notato la marca di sigarette lasciate sul tavolo, mi fanno dono
di un accendino complimentandosi per aver scelto Marlboro! Penso sia uno dei pochi posti al mondo dove non
sei ancora visto come un appestato se ogni tanto aspiri un po’ di nicotina facendo al limite solo
del male a te stesso. Da noi queste cose non esistono più da anni!!
A proposito di ragazze (e qui cade l’attenzione del neo single): mai viste tante bellezze tutte in
una volta neppure in città "symbol" come Stoccolma, Caracas o l’Avana. Bellezze naturali, non
sofisticate all’eccesso, bionde, slanciate, occhi di ghiaccio e con lineamenti nordici ma molto
fini ... in poche parole COSE DA FANTASCIENZA!! Per distrarmi da questi "strani pensieri" è necessario l’arrivo di una superba bistecca
alla griglia circondata da una montagna di patate al forno ed accompagnata da un sottofondo di musica
Soft/Jazz non trascurabile. Ceno con calma osservando il via vai di giovani che si accalcano
nelle caffetterie e in men che non si dica arriva l’ora di rientrare in albergo anche perchè, diciamo la verità,
la stanchezza comincia ad affiorare; meglio conservare le energie per i giorni a venire.
Secondo giorno
Mai uscire senza il Kway nello zainetto!
E’ la prima cosa che imparo a mie spese dopo pochi minuti di cammino dall’hotel al centro città.
Infatti è caratteristica tipica di questo periodo una incredibile variabilità del clima che si manifesta con
annuvolamenti improvvisi e scrosci d’acqua magari di breve durata ma di notevole intensità. Cambio di conseguenza i
miei programmi ed anzichè riprendere subito la ricerca di un alloggio più economico, inizio la visita dei siti
di maggior attrattiva turistica (almeno sono al coperto)!
Prima meta è la cattedrale, il cui campanile svetta
imponente al centro di una bella ma semideserta piazzetta (Doma Laukums). Nell’interno, piuttosto spoglio, l’unica cosa di
rilievo è l’organo a 6768 canne che si dice sia uno dei più grandi al mondo. Mi trattengo il tempo necessario per
scattare alcune foto e poi mi dirigo verso il poco distante Museo della Guerra allestito in un antico palazzo a fianco della
torre delle polveri che delimita a nord l’inizio della città vecchia. E qui mi perdo tra le 16 sale che lo compongono
ammirando con
stupore la quantità di cimeli esposti: armi, attrezzature, foto e documenti d’epoca che riguardano
principalmente il periodo delle occupazioni tedesche e sovietiche (dal 1940 al 1991) ed una buona sezione dedicata alle
gesta dei combattenti lettoni impegnati durante il primo conflitto mondiale e nella quasi contemporanea rivoluzione
bolscevica. Cannoni, siluri e granate si alternano a stupendi plastici a grandezza naturale che ricostruiscono spezzati di
campi di battaglia o situazioni ad essi riconducibili: trincee, ricoveri, infermerie ... La sezione più sconvolgente
è senza dubbio quella dove sono esposte le foto delle deportazioni di massa e dei massacri perpetrati a danno di
partigiani e civili anche ben oltre la fine della seconda guerra mondiale (qui Stalin è dipinto, in un manifesto
patriota degli anni ’50, come un grande macellaio armato di un coltellaccio insanguinato)!! Sono talmente assorto e
coinvolto in questa parziale ricostruzione storica da non accorgermi che sono passate quasi tre ore e soprattutto che fuori
è tornato a splendere un tiepido sole.
Esco soddisfatto ed angosciato al tempo stesso ... e l’"angoscia" aumenta man mano che torno
all' inutile ricerca di una stanza a basso costo. Ormai è chiaro: non ci sono alternative!
Gli unici prezzi accessibili sono quelli degli ostelli o di anguste topaie dove al meglio che ti vada
hai il letto al sesto piano e la doccia al primo! A malincuore, ed avendo ottenuto un leggero sconto, decido di rimanere
nello stesso albergo della prima notte; almeno qui, oltre ai costi, anche lo standard dei servizi e di pulizia è
decisamente superiore.
Cammino a lungo per la città, dove ad ogni angolo sorgono pittoreschi chioschetti che vendono
fiori, dolciumi, riviste e tabacchi, e, dove il traffico è maggiormente contenuto, fa da sfondo il continuo
rumore delle ramazze degli operatori ecologici (quasi tutte donne) che incessantemente
si sforzano di tenere pulite le vie e gli innumerevoli giardini che compongono il contesto urbano
al limite del centro storico. Forse è questo il motivo per cui la Lettonia spesso viene definita la
"Svizzera del Baltico" (non certo per le elevate altitudini che da queste parti superano a stento
i duecento metri).
Tra i tanti pensieri comincia ad affiorare anche uno strano senso di libertà e di indipendenza che
mi pone lontano anni luce dal mio standard di vita abituale. E’ vero, ho viaggiato molto, ma quando sei solo con te stesso
hai la possibilità di vedere tutto sotto una luce diversa, meno superficiale e di soffermarti anche su particolari
che normalmente avresti trascurato. All’imbrunire anche la già citata sobria illuminazione color ambra contribuisce a creare un
alone quasi irreale ed ovattato, a dare una visione del tutto particolare degli edifici che supero lentamente e ad esaltarne
le decorazioni. Per la cena non posso che cercare un ristorante tipico di cucina lettone e la scelta cade su Staburags un
carinissimo locale al N° 55 di Caka iela a circa mezzo chilometro dal centro. Questi, oltre alle paffute e simpatiche
cameriere in costumi tradizionali, offre in un ambiente molto cordiale e genuino una quantità enorme di cibi
affumicati, marinati e fritti. Salmoni, sarde ed aringhe del Baltico sono naturalmente i più rappresentati; ma
anche i funghi (di cui il sottobosco delle vastissime foreste è incredibilmente ricco) e le pietanze a base di patate
e crauti occupano un notevole spazio nel menù.
Nell’indecisione mi affido ai consigli di Irina, alla quale è assegnato il mio tavolo. E non mi sbaglio:
uno squisito trancio di salmone fritto con una delicata salsa a base di aneto ed altre erbe
aromatiche, birra Aldaris poi, a fine pasto, c’è anche l’occasione di fare conoscenza con un’altra
specialità del posto: il Balsamo Nero, un denso digestivo alle erbe, fortissimo (45 gradi) con un leggero retrogusto
di liquirizia, la cui ricetta originale resta un "mistero" da almeno tre secoli.
Terminata la bomba alcoolica sono pronto per buttarmi nella Riga by night dove l’assortimento è
pressoché illimitato; pubs, casinò, discobar, music club, discoteche, night club, erotic cabaret e
chi più ne ha più ne metta (aah se lo zio Stalin potesse vedere)!!
Da appassionato di musica nera non sfugge alla mia attenzione lo Swing Time Jazz Club, ricavato al secondo piano di un
vecchio immobile della old town al quale si accede con la ragionevole cifra di 2 Lat. All’interno un gruppo di bravini, ma
soprattutto molto volenterosi musicisti locali, si cimenta in standards del Jazz contemporaneo (Mayden Voyage, The Chicken,
"Round Midnight" tra gli altri) ed in evitabilissimi accordi/assoli tra un motivo e l’altro.
Comunque l’atmosfera è piacevole; due Bacardi and Coke a dimostrare che la mia tenuta alcoolica è ancora
buona, due chiacchiere nel mio inglese approssimativo (più o meno quanto la tecnica dei musicisti) con due ragazze
sedute al tavolo di fianco al mio, "buona musica" e la serata scorre via rapidamente.
Terzo giorno
Guarda caso al risveglio il tempo non è buono, e non si tratta della tipica nuvoletta di fantozziani
ricordi, ma di una densa coltre di nubi minacciose che si perde all’orizzonte. Con la speranza che
queste rimangano solo minacciose, decido di recarmi a visitare il mercato della città posto dietro
la stazione ferroviaria in un quartiere che riporta indietro di parecchi anni e sovrastato da una
mostruosa costruzione tipicamente Soviet. Questo grattacielo (soprannominato il Kremlino ma in
realtà sede dell’Accademia delle Scienze) si dimostra però un utilissimo punto di riferimento per
non perdersi nel fittissimo labirinto di bancarelle, roulottes adibite a punto vendita, capannoni
piccoli e grandi (ex hangar) trasformati in pseudo centri commerciali.
Si può trovare di tutto: alimenti, animali, abbigliamento di marca contraffatto, cd, strumenti musicali, articoli
per la casa e soprattutto fiori, tanti fiori.
Ai margini di questo incredibile groviglio schiere di disadattati, in
particolare anziani che non hanno saputo o potuto tenersi al passo con i cambiamenti repentini degli ultimi anni, vendono
chincaglierie o chiedono l’elemosina ai più facoltosi passanti. Cedo alla compassione e regalo 1 Lat ad un’arzilla
vecchietta che mi viene incontro offrendomi un fiorellino giallo consapevole del fatto che certe situazioni non si
risolvono con atti caritatevoli dei singoli ma qui, come in tanti altri paesi del mondo, sarebbero molto utili prese di
posizione più nette e decise da parte di chi detiene il potere politico ed economico. Accompagnato da questi
pensieri alquanto utopistici continuo il mio tour per il mercato curiosando tra un banco e l’altro e, alla fine, mi
trattengo nella zona per oltre mezza giornata.
Solo nel tardo pomeriggio quando, per usare un termine caro a Tex Willer - "il mio stomaco comincia a tirare calci
come un mulo" - decido di incamminarmi nuovamente verso il centro con
la speranza di trovare un altro ristorantino all’altezza di quello della sera precedente.
Lasite di Anglikanu iela N° 2, citato dalla preziosissima guida "Riga in your pocket" è discreto ma
non eccellente: poca scelta nel menù e porzioni un tantino scarse, anche se i prezzi non lo sono altrettanto.
Particolare del locale è il completo arredo in stile medievale con spade, scudi e mazze ferrate appese alle pareti,
due grandi armature all’ingresso, il tutto rigorosamente a lume di candela. Mentre gusto la cena la mia attenzione è
distolta al momento dell’ingresso di due ragazzi dall’inconfondibile "Italian Style" che si siedono nel tavolo di fronte al
mio. Facciamo conoscenza; sostengono che anche loro si sono accorti subito di avere di fronte un connazionale e, dopo le
presentazioni, mi dicono di essere qui per lavoro, rappresentando una ditta di Venezia che si occupa di import/export di
prodotti ortofrutticoli. Vengono entrambi da Chioggia, sono brillanti, socievoli e si sa com’è, tra italiani
all’estero è un attimo fare comunella e per questo si decide di proseguire la serata insieme.
Passiamo da un locale all’altro parlando di lavoro, politica, sport e soprattutto della fidanzata di uno di loro rimasta a
casa ma non troppo convinta della permanenza nei paesi baltici del proprio uomo, ed offrendoci vicendevolmente giri di
vodka e di strani distillati simili allo Shnapps che contribuiscono perlomeno a rendere meno pungente l’arietta frizzante
della notte. Mi dicono inoltre di provenire da quattro giorni a Vilnjus in Lituania che hanno trovato molto
arretrata e trascurata rispetto a Riga, dove sostengono di essere stati guardati un po’ come Ufo indossando abiti moderni e
sfoggiando occhiali da sole di "tendenza"!!? Alla fine ci congediamo salutandoci e dandoci un imprecisato appuntamento per la sera dopo, in
una zona altrettanto imprecisata della città (ma saranno forse dovute anche all’effetto della vodka
tante imprecisioni?).
Quarto giorno
Non ho ancora citato il sontuoso buffet che mi attende tutte le mattine per il breakfast, forse a
giustificare in parte l’eccessivo costo della camera singola (28 Lat a notte). La scelta è talmente
ampia, le quantità così consistenti che, spesso e volentieri, riesco ad arrivare a sera dimenticando il
pranzo di mezzogiorno o concedendomi al massimo un sandwich o un hot-dog per strada.
La giornata si presenta tiepida ma come al solito estremamente variabile; decido di vagabondare
un po’ per i parchi e soprattutto lungo la sponda est della Daugava dove mi siedo per un’oretta
ad osservare i tre movimentatissimi ponti che collegano con la città nuova (uno è ferroviario) ed
a scrivere qualche appunto per questo diario. Mi accarezza un timido sole ed è quasi un peccato
rialzarsi e riprendere il cammino.
Dedico il pomeriggio a visitare alcune chiese cattoliche, la cattedrale ortodossa, la porta Svedese
attorno alla quale sorgono gli unici resti delle antiche mura e l’esterno del Castello di Riga
attualmente residenza del Presidente della Repubblica ed assolutamente off-limits (l’unica zona accessibile è
occupata dal Museo d’Arte Straniera).
Una grossa delusione mi viene procurata dal fatto di non poter salire sull’alto campanile della
centralissima chiesa di St. Peter dal quale, ho letto, si gode del miglior panorama della città; ma
l’ascensore per qualche motivo a me sconosciuto è chiuso fino a data da destinarsi e mi viene
preclusa la possibilità di sfruttare questo punto panoramico. Peccato perchè ci sono ancora tre
o quattro foto nel rullino della macchina fotografica e mi sarebbe piaciuto poterle scattare da lassù.
Visto che la luce al momento è ottima (bisogna sfruttarla al massimo perchè è di breve durata), mi
accontento di terminare il rullino immortalando un piccolo mercatino di bigiotteria e souvenirs che si snoda dai piedi del
campanile stesso fino ad un poco distante giardinetto attrezzato per i bambini.
Approfitto anche per sfoderare l’onnipresente "Riga in your pocket" alla ricerca di altri ristoranti di
cucina locale.
La scelta questa volta cade su Vermanitis, Elizabeth iela N° 65, dove mi attende una specie di
"latvian fast food" ovvero un self service ricco di ogni ben di Dio. Pure qui il pesce gioca la parte del leone e non mi
lascio sfuggire l’occasione di assaggiare delicati tranci di aringa affumicata, conservati in olio di oliva e strepitosi
canapè al caviale rosso. Concludo la cena con un dessert che ricorda il pankake arrotolato a mò di crèpe e
guarnito con una profumata salsa ai frutti di bosco la cui delizia per alcuni minuti mi impegna veramente tutti i sensi!!
Quando ne riprendo il controllo mi accorgo di avere un discreto mal di piedi (non so quanti km. ho macinato durante la
giornata) e preferisco rientrare in albergo a riposare anche perchè all’indomani sarei attratto dall’idea di
un’uscita nell’estrema periferia est alla ricerca dell’alquanto decantato Motor Museum.
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 20/10/2021