Un movimento percorre il mondo: viene da lontano e va lontano, è nato in un angolo dimenticato della terra, il Chiapas, attraversa il Venezuela, la Bolivia, l'Ecuador, l'Argentina, arriva in Europa, in Italia, in qualsiasi parte del nostro pianeta in cui ci siano degli "olvidados" (dimenticati).
Ha saputo includere tutte le lotte, le aspirazioni di un altro mondo possibile, il rispetto delle diversità, l'attenzione per l'ambiente, la giustizia ed i diritti per tutti, l'emancipazione dalla povertà,un'economia equa. La sua forza sta nelle grandi idee che gli consente di assumere il volto e le sembianze di chiunque lotti per la giustizia, la democrazia e la libertà.
Il Chiapas è la speranza, l'impossibile che diventa semplicemente possibile, è il sapere di non essere soli, di fare un cammino insieme a volti che ti sorridono, a mani che ti stringono, a voci che incoraggiano.
E' di questi volti, di queste mani, di queste voci vorremmo parlare; vorremmo riuscire a trasmettere ad altri la forza il coraggio e l'allegria che riempie il nostro cuore… Il cuore... ogni mattina qualcuno ci chiedeva "come sta il tuo cuore? E' allegro, è triste? "
"Con voi è sempre allegro e forte" rispondevamo.
Il cuore batte, partecipa, è il centro della vita secondo i Maya, ma è anche un approccio diverso, più passionale e più immediato a qualsiasi problema, differente dal nostro porci a riflettere in modo distaccato.
Per capire, per sentirci parte di questo angolo del mondo così ricco ed allo stesso tempo così povero andiamo al CIEPAC (Centro de Investigaciones Economicas y Politicas de Accion Comunitaria) ed incontriamo Onesimo Hidalgo che ci fa una breve panoramica della situazione attuale
Situazione socioeconomica
Lo stato del Chiapas ha un territorio di 76.000 km2 (pari ad 1/5 dell'Italia),è abitato da 3.500.000 persone; circa 900.000 sono occupate, di queste il 60% lavora in agricoltura, il 20% degli occupati non è retribuito, il 40% guadagna meno del salario minimo.
Gran parte della popolazione vive in abitazioni precarie: il 49% delle case ha il pavimento in terra battuta e solo il 14% possiede un vero tetto, il 43% non dispone di impianti idrici, il 75% non ha fogne o drenaggi, il 33% non ha energia elettrica.
Il Chiapas ha un tasso di mortalità di 12 volte più alto rispetto agli altri stati messicani. (????)
Eppure è ricchissimo di risorse: produce il 55% dell'energia elettrica, il 25% del fabbisogno nazionale di carne, produce petrolio, legname pregiato, caffè, cacao, mais.
Altri tristi primati sono l'analfabetismo e le violazioni dei diritti umani compiute principalmente contro indigeni ed organizzazioni contadine.
Il principale problema irrisolto e causa di conflitto è quello della terra. Per gli indios il diritto alla terra è un valore ed un principio senza tempo: la terra non è una proprietà, non si può comprare né vendere, è madre-terra, a cui tutti appartengono e senza la quale non esistono.
Le loro coltivazioni sono stagionali ed il loro scopo è l'autoconsumo: si lavora la terra per avere tutti la possibilità di nutrirsi.
Anche l'articolo 27 Costituzione messicana prevedeva che gli "ejidos" (terra comunale) non si potessero vendere, né affittare. Nel 1992 Salinas de Gortari, ignorando le richieste pressanti di tutta la società, civile messicana, dei campesinos, dei sindacati, riforma l'articolo 27 per aprire le porte al NAFTA (North American Free Trade Agreement), gli ejidos ora si possono vendere, affittare, ipotecare. Contemporaneamente c'è una pesante crisi agricola che costringe i piccoli proprietari a vendere per pochi pesos o ad ipotecare la loro terra ai grandi proprietari, alle banche ed alle multinazionali. Il popolo è per l'ennesima volta, tradito dagli interessi dei "gringos".
Quasi contemporaneamente si riformano anche gli articoli 124 (diritti dei lavoratori sindacati) e 130 (rapporto Stato - Chiesa), il governo ottiene così la possibilità di avere contratti di lavoro individuali e non più collettivi e riesce anche a controllare la Chiesa, soprattutto quella legata alla Teologia della liberazione.
Il 20 novembre 1993 , anniversario della rivoluzione di Emiliano Zapata, il governo firma il NAFTA. Il 1 gennaio 1994 il NAFTA entra in vigore e la risposta di tutti coloro che si oppongono allo sfruttamento ed al saccheggio del modello neoliberista è il "levantamiento zapatista".
Il Messico si trasforma nel "basurero" (immondezzaio) degli USA; ogni anno arrivano 2.500.000 tonnellate di mais transgenico, dopo un'altra modifica della Costituzione, nota come "ley Monsanto".
Questo sconvolgimento della fragile economia messicana ha generato un enorme flusso migratorio verso il nord ed una disgregazione del tessuto sociale.
Tre anni fa le entrate più importanti del Messico erano, in ordine di importanza: petrolio, turismo, migrazione, lo scorso anno: petrolio, migrazione, turismo, questo anno la migrazione è al primo posto con 16,6 miliardi di dollari di rimesse.
Prima del NAFTA il Chiapas era il secondo stato produttore di mais in Messico ora è il sesto ed era al ventisettesimo posto (su 31 stati della federazione messicana) per l'immigrazione, ora è al settimo. Nel 1994 erano 23 le famiglie più ricche del Messico ora sono 11.
L'altra faccia del neoliberismo è quella militare che in Chiapas si chiama "operazione sentinella": ci sono basi militari un po' dappertutto per - lo dicono loro - vigilare sul narcotraffico, migrazione, terrorismo; per "insegnare" sono venuti militari statunitensi,israeliani e francesi.
Il modello della "morte", ossia il neoliberista, non si ferma al NAFTA, ma procede con il Plan Puebla - Panama, con 13 trattati di libero commercio firmati con altrettante nazioni, con le 364 riforme costituzionali in previsione dell'ALCA.
C'è però un altro modello, quello della "vita", della lotta per la giustizia, per la dignità, quello de "los de abajo" (dal basso), quello zapatista che dalla Prima alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona ha proposto un'alternativa percorribile. E' quella che abbiamo visto e vissuto, che ci ha riempito il cuore, è quella dell'impossibile possibile.
Il nostro viaggio
Per la quarta volta ritorniamo in Chiapas per rivedere amici, per seguire da vicino i nostri micro progetti di economia solidaria, per capire ed imparare meglio a costruire un altro mondo anche a casa nostra.
Nonostante gli imprevisti procuratici dall'uragano Emily, arriviamo a San Cristobal un po' stanchi, ma felicissimi di essere arrivati "a casa".
I nostri amici più cari sono a DESMI (Desarollo Economico y Social de los Mexicanos indigenas), ci aiutano nell'esecuzione dei nostri progetti ci preparano le visite ed i colloqui nelle comunità indigene e nei caracoles. Con loro condividiamo le speranze, le attese, le gioie e le sconfitte del loro lavoro al fianco delle comunità in resistenza.
Da pochi giorni è finita l'allerta rossa zapatista, così sia nei caracoles che nelle basi d'appoggio la vita riprende i propri ritmi.
Oventic - Caracol
Andiamo alla Junta del Buen Gobierno di Oventic. La prima domanda che rivolgiamo ai nostri amici del "Corazon centrico de los zapatistas delante del mundo" è proprio sul cambiamento proposto dalla sexta declaracion de la Selva Lacandona.
È una proposta recente, impegnativa ed assolutamente nuova; non si sbilanciano nell'analisi, sottolineano che dopo la conclusione delle varie consultazioni con gli esponenti della società civile messicana ed internazionale si arriverà ad una piattaforma comune che riguarderà non solo gli indigeni, ma altri attori sociali.
La Sexta è stata redatta perché le comunità hanno costruito la propria autonomia raggiungendo il massimo livello consentito; ora serve una vera riforma costituzionale che non sono riusciti ad ottenere con nessuna delle azioni precedenti. Qui ci si gioca il tutto per tutto, è l'unica e forse l'ultima proposta possibile per sbloccare un sistema servo del neoliberalismo per creare una sinistra veramente di "sinistra" e quindi avere qualche possibilità in più per costituire una nuova ed equa Costituente che, oltre a rendere la Costituzione messicana fondamento dei diritti di tutti i cittadini, contempli anche i diritti indigeni presenti non solo negli accordi di San Andrés, ma nell'articolo 27 prima del "92, nel trattato 169 OIT (Organizzazione internazionale del lavoro) e nella tradizione e cultura autoctona.
Ne sono convinte anche le nostre amiche delle tre cooperative che sosteniamo con la nostra associazione di Commercio Equo e Solidale qui in Italia attraverso la vendita dei loro bellissimi e coloratissimi tessuti. Hanno le tiendas proprio nel caracol di Oventic, sono las "Mujeres por la dignidad", una delle prime cooperative di donne zapatiste, "Xulum chom" e "Nichim rosas".
Si ricordano bene di noi, dei nostri precedenti incontri, ci mostrano le loro ultime creazioni. Noi esponiamo il nostro problema di difficoltà nelle vendite, perché non riusciamo ad allargare il giro di negozi disposti a condividere la loro e la nostra lotta per la dignità di queste compagne coraggiose.
Confidiamo che nel messaggio che il Sup Marcos ha inviato alla società civile, in cui sostiene che l'acquisto di artigianato e di caffè sono i modi di condivisione e sostegno che facilmente possiamo dare.
Con le amiche di Oventic affrontiamo il tema della discriminazione di genere: le tre volte discriminate (perché donne, perché povere,perché indigene) stanno riappropriandosi con fatica dei propri diritti fondamentali, in questo sono aiutate dalla Zapatismo e dalla società civile, messicana ed internazionale, che propone percorsi formativi di diritti per le donne.
Ci dicono che loro sono già consapevoli dei propri diritti, i percorsi andrebbero indirizzati agli uomini e già un'ONG importante , quale OXFAM, ha accolto il suggerimento. Oltre ai tessuti stanno allargando il loro lavoro anche ai piccoli gioielli di ambra di cui è ricca la loro zona.
Agua de leon - Scuola autonoma
La via scelta dagli zapatisti per l'educazione autonoma, la salute, il rapporto con la terra, la giustizia dimostrano che la tendenza alla privatizzazione ed all'esclusione dei più deboli può essere superata e radicalmente capovolta.
Viviamo il diritto all'educazione alla festa di chiusura della scuola autonoma " 4 de Enero" ad Agua de Leon : dieci ore di festa con tornei, canzoni, danze, saggi degli alunni, discorsi dei genitori e dei rappresentanti della comunità. Sulle pareti delle scuole dipinte a murales in stile zapatista si legge cosa vuol dire educazione autonoma "Ensenar aprendiendo y educar producendo nuevos mundos donde quepan muchos mundos aun diferentes. Aqui se insena a los ninos que en el pueblo radica la Democrazia, la Libertad y la Justicia".
L'insegnamento nelle scuole zapatiste è per tutte le bimbe ed i bimbi, è gratuito, è fatto da promotores de educacion che, volontariamente, insegnano tralasciando il proprio lavoro; per questo l'intera comunità aiuta e sostiene i promotores , riconoscendo la loro importanza. Ci sono 4 livelli di corsi per la scuola primaria, al momento c'è una sola scuola secondaria solo ad Oventic, ma si spera che se ne possano aprire altre. Le materie di studio sono: lingua e letteratura spagnola, la propria lingua, matematica, scienze, sport, costruendo l'autonomia, storia. Le ultime due materie analizzano le problematiche attuali che si vivono ogni giorno. Non ricevono alcun sostegno governativo, infatti sono autonome, solo, a volte, quello della società civile. Anche noi abbiamo contribuito alla edificazione, al sostegno dei promotores ed all'acquisto di materiale scolastico, perché siamo convinti che solo attraverso l'educazione autonoma si possa progredire eticamente.
Ci ha riempito di gioia vedere anche le bambine partecipare al consueto torneo di basket. Fino a poco tempo fa sarebbero state solo ai bordi del campo come spettatrici, ora sono protagoniste: l'impossibile possibile!
Roberto Barrios - Caracol
In un altro Caracol "que habla para todos" di Roberto Barrios discutiamo con la Junta di educazione e povertà.
Mentre l'educazione scolastica governativa è assolutamente insufficiente, inefficiente ed i suoi programmi di studio obsoleti, quella autonoma dimostra come si può fare di più e di meglio. L'apprendimento scolastico primario è garantito e gratuito per tutti i bimbi e tutte le bimbe in ogni base di appoggio. Un esempio è "El Calvario" che si trova in una zona ultra militarizzata, dove il gruppo paramilitare Paz y Justizia ha la sua roccaforte. Qui anche con l'aiuto di un gruppo di nostri amici che hanno voluto far diventare realtà l'ultimo sogno di Alessandro, morto in un incidente qui a Fidenza, è stato realizzato un luogo di incontro per i coltivatori di caffè e per le donne della comunità; il nostro aiuto è continuato e quel luogo si è anche trasformato in una scuola per 52 bimbi e 2 promotores de educacion.
Questi amici di El Calvario non si sono sentiti più soli, anzi sufficientemente forti da diventare base di appoggio (nonostante la presenza paramilitare) ed in grado di cercare di commercializzare il loro caffè organico anche in Italia.
Un altro punto importante di cui paliamo a Roberto Barrios è la povertà: nelle comunità c'è povertà, ma non miseria, non c'è il problema della fame e della denutrizione, perché l'alimetazione basica (mais, fagioli, verdura) è sufficientemente completa. Chi ha la possibilità coltiva frutta e l'apporto in carne e formaggio è garantito da galline e pecore. L'eccedenza degli alimenti si vende o si scambia con zucchero, sale, olio, una parte si conserva per i mesi da dicembre ad aprile quando c'è siccità.
Un problema importante è l'acqua. Seppure il Chiapas sia ricchissimo d'acqua, poche sono le comunità che hanno un rubinetto nella propria casa. Ci sono riserve d'acqua piovana in appositi bacini, che deve essere assolutamente bollita prima di essere usata. Una cosa che stiamo facendo, assieme ad una associazione di amici bolognesi, è fornire alcune comunità di serbatoi per l'accumulo di acqua piovana oppure allestire una serie di tubature che collegano le sorgenti con le abitazioni.
Teopisca - Don Carlo
Un altro incontro importante è con Don Carlo, parroco di Teopisca ed Amantenango. Sacerdote di Lucca, ha ha fatto la scelta di stare dalla parte dei più deboli e dei più dimenticati, gli indios del Chiapas. Amico e collaboratore di tatik Samuel, continua a mettere in pratica la "teologia della liberazione", nonostante il suo nuovo vescovo, Felipe, non condivide pienamente questa scelta.
La sua canonica è il luogo in cui tutti vanno a chiedere a Carlo un aiuto, un consiglio; lui non si tira mai indietro, nonostante la jeep scassata, intraprende lunghi viaggi attraverso strade o sentieri impervi, per portare un bambino all'ospedale, per andare ad aiutare una vedova in difficoltà. Segue 60 comunità ed è ovviamente sempre in giro. Un suo problema è legato alla salute: la sanità è privata, i pochi ospedali pubblici sono fatiscenti (in quello regionale di San Cristobal manca l'apparecchio per i raggi X), i farmaci si pagano. Quando ci sono patologie importanti , che non si possono curare con la medicina tradizionale, cominciano i problemi, per questo ha istituito un fondo parrocchiale destinato all'aiuto per gli ammalati. Anche noi ci siamo sentiti chiamati in causa per alcuni casi di bambini con disabilità psichiche che, nel luogo in cui vivono, non hanno speranze.
Tuxla Gutierrez - Economia solidale
Tre giorni delle nostre vacanze li abbiamo trascorsi all'incontro nazionale di Economia Solidaria a Tuxla Gutierrez. Tra incontri in plenaria e tavoli di lavoro, interessanti e partecipati, si è tracciato un bilancio e ci si è posti una serie di prospettive: rendere reale la sovranità alimentare, difendere l'acqua, la terra e promuovere la coltivazione organica, rafforzare l'economia solidaria anche attraverso percorsi educativi, dare sempre più importanza all'identità dei vari gruppi, all'autonomia ed alla costruzione di collettivi, vivere relazioni eque tra generi, dare impulso in tutta la società messicana al consumo responsabile, facendo campagne e diffondendo il valore e la qualità dei prodotti organici, stabilire relazioni fra le varie associazioni in Messico, in tutta la Latinoamerica e nel mondo, convinti che siamo parte di un altro mondo, che sta diventando possibile.
San Cristobal - Centro per i diritti umani
Un'altra tappa importante è stata al centro per i diritti umani Fray Bartolomè de las Casas, emanazione della Diocesi di San Cristobal; infatti ne è presidente Tatik Samuel Ruiz e presente in Chiapas da 16 anni. I suoi membri hanno più volte subito minacce ed attentati. Mai si sono piegati o scoraggiati a causa del clima di violenza che è stato creato intorno a loro, anzi da questo ne hanno tratto più forza. Il Frayba è costituito da varie aree di attenzione: quella che riceve le denunce, l'area di investigazione, l'area giuridica e quella di comunicazione, che pubblica le informazioni. Jorge ci fa una sintesi delle violazioni dei diritti.
Il primo e più importante blocco di violazioni persistenti è quello riguardante il diritto alla vita: quotidiane sono le detenzioni arbitrarie, esecuzioni extragiudiziarie, uccisioni in custodia, torture, la detenzione preventiva può essere prolungata da 36 ore a 90 giorni, esiste la schiavitù, non c'è legislazione per i desplazados, non c'è giustizia né per le 100 vittime di Tila, né per quelle di Acteal. In Chiapas sono concentrati i tre quarti dell'esercito e molti gruppi paramilitari finanziati dal governo. Attualmente preoccupa lo sgombero di 89 accampamenti militari che improvvisamente se ne sono andati lasciando mano libera ai paramilitari nella zona a nord di san Cristobal.
Un altro diritto calpestato è quello del territorio; gli indigeni non hanno accesso alle risorse naturali della loro terra, all'educazione, alla salute. Nelle carceri c'è sovraffollamento, condizioni degradanti, i detenuti devono pagare per il letto, il cibo è portato loro dai familiari. C'è droga e la presenza di molti giovani delle maras (bande giovanili dedite alla droga, allo spaccio, ecc.) crea un clima di violenza e terrore soprattutto nei confronti degli indigeni detenuti per motivi politici, molti dei quali sono prigionieri di coscienza.
Questo è il Chiapas che abbiamo visto e che amiamo.
Abbiamo incontrato tante donne, tanti uomini che ci hanno insegnato a resistere, ad avere forza, coraggio, ad alzare la testa: il nostro cuore rimane con loro.
Quello che abbiamo imparato si può riassumere in alcune frasi del Sup. Marcos " La storia del mondo è la storia di questa lotta, tra quelli che vogliono dominare per imporre la loro parola ed il loro modo, togliendo le ricchezze agli altri, e quelli che non si lasciano dominare, cioè che si ribellano. E questi che si ribellano - e si chiamano ribelli - non è che vogliono essere loro quelli che dominano, ma vogliono che tutti siano uguali, senza che ci sia chi ha di più e chi ha di meno. Senza che ci sia chi ha perchè ruba e sfrutta e chi non ha perché lo derubano e lo sfruttano. Questi ribelli vogliono che noi siamo rami e foglie dell'albero del mondo, ognuno al suo posto ed a modo suo".
Jambo, associazione per il Commercio equo e solidale
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 20/10/2021