Visitare il Botswana significa immergersi nella natura, non avevo mai visto così tanti animali, ho addirittura
perso il conto dei leoni incontrati.
E’ un viaggio spartano, o si spendono un sacco di soldi alloggiando nei lodges oppure
la scelta migliore diventa la tenda e molti campsites non hanno alcun servizio ... e a volte arrivati in un campo e montate
le tende bisogna cominciare a scavare un buco che diventerà la toelette e andrà ricoperto alla partenza. Arrivati a Victoria
Falls, ci siamo trasferiti via terra a Kasane per il primo impatto con la natura: navighiamo nel Chobe per qualche ora tra
gruppi di elefanti, bufali, ippopotami. Da qui ci dirigiamo verso sud, oltrepassiamo la solita pozza in cui bagnare le
scarpe e le ruote del nostro mezzo (è una sorta di disinfestazione), e arriviamo al bel lodge di Nata con il bel
santuario popolato da molti uccelli ma soprattutto caratterizzato da immensi e affascinanti pan: distese di "niente"! Sosta
obbligatoria alle immense piante di Baines Baobab, piante splendide dai tronchi enormi e strani grovigli di rami nel bel
mezzo di un pan, per poi arrivare a Xhumaga, un camp decisamente isolato da cui partiamo per il primo notevole game drive
serale dove incontriamo molti gnu e zebre nonchè un gruppo numerosissimo di avvoltoi. Dirigendoci a Deception Valley
passiamo per Rakops (uno dei pochi villaggi attraversati durante il viaggio) quindi ci immettiamo nel Kalahari, un deserto
decisamente diverso da quelli che avevo visto fino ad oggi, c’è sì molta sabbia ma soprattutto erba gialla di
non più di venti centimetri di altezza: non è certo una zona molto popolata di animali. Dopo una lunga strada,
sia su asfalto che sulle solite piste sabbiose arriviamo a Maun pronti per sorvolare sui piccoli Cessna il verdissimo
ecosistema del delta dell'Okawango. Ceniamo nel ristorante del nostro campeggio e concludiamo bevendoci qualche birra nel
bar, il luogo più frequentato dalla gente del posto.
In mattinata possiamo finalmente fare un altro abbondante
rifornimento al supermercato locale per poi immergerci finalmente nel Moremi Park. Il primo campo è frequentatissimo
da ippopotami, procioni e soprattutto terribili babbuini (anche se si resta più di un giorno, alla mattina le tende
vanno smontate per non trovarle distrutte!). Qui abbiamo il nostro primo incontro con i leoni, un gruppo di otto decisamente
spapparanzato a godersi il dopo pranzo. Un elefante ci taglia anche la strada ma l’abilità dell’autista fa sì
di scongiurare ogni eventuale pericolo. Uno dei momenti clou della visita al Moremi è sicuramente il giro in barca
nei canali del delta dell'Okawango con la possibilità finalmente di fare anche due passi a piedi su qualche isolotto.
Lungo la navigazione non mancano incontri con coccodrilli, ippopotami, elefanti che giocano nell'acqua e soprattutto
tantissimi uccelli, tra cui spiccano marabù e stupende cicogne, mentre ogni tanto appollaiata su qualche ramo ci
osserva un’aquila pescatrice. Si può navigare anche con il mokoro, la tradizionale piroga, ideale però
soltanto per un breve giro rilassante; la cosa forse più gradita è che l’imbarcadero è dotato di un
"favoloso" frigo con birre e altre bibite fresche: la temperatura è stata costantemente sui 40 gradi, ma secca tanto
da impiegare non più di 35 minuti ad asciugare per bene un paio di jeans (mai successo!!). Al ritorno al camp
incontriamo un leopardo ferito dopo aver combattuto con un gruppo di babbuini, gli stessi che ci ruberanno abilmente
l’ultimo filone di pane da sotto il naso. Le serate sono sempre allegre chiacchierate davanti al fuoco, spesso allietate
dall’amarula, il liquore sudafricano estratto dalla lavorazione di questo frutto di cui sono golosi gli elefanti. Le notti
sono invece "allietate" dai versi e i rumori più strani, compreso qualche immancabile ruggito che toglie il sonno.
I trasferimenti dal Moremi a Savuti e poi da Savuti al Chobe sono spettacolari, le piste scorrono lungo i corsi d’acqua per
cui è un continuo incrociare animali tra cui branchi numerosissimi di elefanti di tutte le taglie. Anche il Savuti è
un camp senza niente, quello con bagno è proprio a poche centinaia di metri dove incontriamo una trentina di leoni
che stanno mangiando, infatti il bagno è circondato da un altissimo muro regalato da un sudafricano che mentre
faceva la doccia si è trovato in compagnia di un leone: devono essere stati minuti molto lunghi! La zona del Savuti
è veramente strapiena di leoni, noi ci appostiamo per ore per poter osservare da vicino una caccia delle leonesse,
ma rimaniamo basiti quando a sorpresa assistiamo ad un velocissimo e crudo assalto di tre ieni ai danni di un giovane
impala. Una scena veramente cruda, una volta a casa rimarrò ancora impressionato dagli occhi spiritati che risaltano
sul muso rosso-sangue di una iena che ha appena finito il suo pasto. Anche l’Ihaha Camp, con la suo bellissima posizione
che permette di mangiare con la visuale degli elefanti a poche decine di metri offre incontri decisamente emozionanti,
come quello con un bel gruppo di leoni tra cui spiccano due giovanissimi cuccioli che a un certo punto hanno addirittura
l'ardire di avvicinarsi con fare minaccioso al nostro mezzo. Abbiamo anche l’occasione di vivere una notte di pioggia,
e ne viene giù così tanta che decidiamo di saltare l'ultima notte in tenda per tornare a Victoria Falls e
risperimentare la comodità di una notte sotto un tetto. Non sono mancate le forature, e per fortuna soltanto
un’insabbiatura.
La permanenza a Vic Falls è ovviamente dedicata alla visita delle famose cascate, sia
in Zimbabwe che nel lato dello Zambia. Visitiamo prima il lato in Zimbabwe, il periodo migliore probabilmente è
in marzo quando finisce la stagione delle piogge, ma sono comunque maestose; visto che il cielo è scuro decido poi
di tornarci ancora l’indomani per vederle con il sole e soprattutto con l'arcobaleno fisso. Nell'andare in Zambia,
attraversiamo l’altissimo ponte, al cui centro c'è un gabbiotto da cui osserviamo tre prodi ragazzi intenti
nell'altissimo bungee-jumping (sono 104 metri di volo!) ma io preferirò farmi un giro in elicottero, la prima
volta su questo velivolo per osservare dall'alto lo spettacolo delle cascate, che comunque non deludono nemmeno nella
visita fatta dal lato Zambia. Praticamente è stato un viaggio dedicato a Madre Natura e le emozioni sono state
tantissime!
Da un cippo lungo un sentiero nel parco delle Victoria Falls:
"May this stupendous grandeur and wonder of nature forever inundate each and every human hearth with a fruitful and fulfilling sea of oneness-peace.
Do not stop dreaming! One day your world-peace-dreaming will inundate the entire world" (Sri Chinmoy)
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 20/10/2021