04/03. Visitiamo il Dubdi Monastery, primo monastero del Sikkim situato su una collina vicino a Yoksum e poi trascorriamo
il resto della giornata a riposarci delle pedalate dei giorni precedenti in perfetto relax, anche se non rinunciamo ad un
giro con la bici per il villaggio. In tutta l'India oramai il modo più comodo per comunicare con l'estero è
spedire email dai numerosissimi punti internet disseminati in tutto il paese. I telefoni con linea internazionale invece
sono ancora rari e la qualità del servizio è pessima. Anche nel villaggio sperduto di Yoksum è
possibile inviare email; basta rivolgersi alla maestra del paese che gentilmente ci apre la scuola. Con nostro stupore ci
troviamo di fronte ad una stanza con modernissimi computer, tutti connessi alla rete internet. Di sera ci invitano a
mangiare in un ristorantino locale. L'unico problema è che per arrivarci dobbiamo usare la torcia perché
è buio pesto e siamo inseguiti dai molti cani randagi.
05/03. In jeep proseguiamo per Kalimpong, 125 Km 6 ore. Lungo la strada visitiamo il monastero di Tashiding sulla cima di
una collina fatta a forma di cuore con la vista del sacro monte Kangchendzonga. Superiamo il confine tra West Bengala e
Sikkim previo timbro di uscita e siamo di nuovo in India. A Kalimpong andiamo al mercato del mercoledì, dove si
incontrano tutti gli abitanti della regione. Visitiamo il chorten Thong-Wa-Rang-To e il Zangdog Pelri Phobrang Monastery.
Pernottiamo all' Hotel Park.
06/03. Ore 6 partenza per Phuentsholing, città di frontiera tra Bhutan e India. Ci vogliono circa 4-5 ore di
macchina. Lungo la strada foriamo ma non è un problema. Montata la ruota di scorta, ci fermiamo dopo qualche
chilometro al primo villaggio per riparare il foro. In India l'inventiva è tale che con un po' di gomma e del fuoco
riescono a riparare qualunque foratura in poco tempo. Riprendiamo il cammino e lungo la strada ci fermiamo in una delle
tante piantagioni di tè. Il raccolto viene fatto prevalentemente da sole donne che camminando tra le grandi distese
di cespugli di tè, selezionano le foglie migliori. Il maggior pericolo in questo lavoro è rappresentato dai
serpenti velenosi come il cobra reale, il crotalo, il pitone e le vipere volanti. Le lavoratrici non sembrano particolarmente
preoccupate perchè dicono che è abbastanza raro essere morsi, tanto che ci invitano a raggiungerle in mezzo
alla vegetazione. La sensazione è quella di trovarci in un film tipo "Via col vento" tra le piantagioni di cotone.
Siamo in Assam e la lingua parlata da queste parti è completamente diversa da quella della regione di Darjeeling,
Luis fa non poca fatica a farsi capire. Questa regione dell'India, a causa di scontri tra le etnie locali, è
potenzialmente pericolosa. Spesso le macchine vengono fermate e banditi armati e bendati tentano di estorcere denaro. Noi
fortunatamente non abbiamo fatto brutti incontri.
Alle 11.30 arriviamo in Bhutan dove ci aspetta Renzine, ragazzo bhutanese che ci accompagnerà nel nostro viaggio.
Passata la dogana indiana dobbiamo aspettare un'ora perché i bhutanesi compilino i documenti necessari per farci
ottenere il visto. Abbiamo subito occasione di scontrarci con il modo di ragionare dei bhutanesi che sarà un grosso
problema per tutto il viaggio. Abbiamo l'itinerario che ci ha mandato l'agenzia di Thimphu, ma la nostra guida non è
stata assolutamente informata delle nostre richieste, di cosa vogliamo fare e soprattutto non sa nemmeno che faremo il
viaggio in bici. Tutto questo lo mette immediatamente in crisi, perché non sa cosa deve fare e cerca di convincerci a
cambiare itinerario. La situazione è alquanto imbarazzante anche perché non abbiamo alcuna intenzione di
cambiare idea e la cosa è resa ancora più fastidiosa dal fatto che la tassa turistica in Bhutan è di
230 USD al giorno a testa e quindi, nel vero senso della parola, il tempo è denaro. Eppure ci siamo organizzati con
largo anticipo appunto per evitare problemi di comprensione reciproca e l'agenzia bhutanese ci aveva assicurato che era
tutto a posto, nonostante le nostre inusuali richieste. Di fronte all'evidente imbarazzo della guida, mentre l'autista è
andato a cercare non si sa dove un portabagagli per le bici, capiamo che agitarci non serve a niente e cerchiamo di
sorridere dicendo che non c'è problema. Dopo 3 ore di attesa (equivalenti in tassa turistica a circa 60 Euro a testa)
finalmente ritorna l'autista con un portabagagli montato sul tetto della macchina. La cosa assurda è che il mezzo a
nostra disposizione può portare circa 15 persone e quindi sarebbe stato sufficiente mettere le bici dentro, magari
togliendo la ruota davanti. Niente da fare, vogliono caricarle sul tetto ma non sono capaci (forse non hanno mai visto una
mountain-bike!) e perdipiù le vogliono mettere in piedi!! Finalmente dopo un'ora partiamo con le bici legate in un
modo tale che per scaricarle ci vorranno almeno due ore! Nonostante tutto continuiamo a sorridere per cercare di far sentire
a suo agio la guida, anche se vorremmo buttarla in fosso. In compenso ci sentiamo dire: "meno male che voi siete
così tranquilli, non capisco perché questi turisti occidentali hanno sempre così tanta fretta,
specialmente i tedeschi si arrabbiano per qualche minuto di ritardo...". Almeno così ci consoliamo: non siamo
gli unici malcapitati. Arriviamo a Thimphu, la capitale del Bhutan alle 21 (dopo 6 ore e 175 km). La strada è
sconnessa, polverosa e trafficata da tantissimi camion indiani. Lungo il percorso gente del Nepal che lavora alla
manutenzione stradale in condizioni pietose in mezzo al fumo dell'asfalto. Il Bhutan è un paese ricco grazie alla
vendita di elettricità e alle continue sovvenzioni dei paesi occidentali. I bhutanesi evitano quindi i lavori
faticosi, perché sanno che ci sono stranieri disposti per poche rupie a farli al posto loro e d'altro canto non
sarebbero in grado di svolgerli (da poco tempo a Thimphu è stata aperta una scuola che ha lo scopo di avvicinare i
bhutanesi ai lavori manuali).
07/03 Dopo la colazione visitiamo il Memorial Chorten, costruito in memoria dell'ultimo Re del Bhutan nel 1974,
visitiamo poi il tempio Changangkha del 15 secolo. Proseguiamo poi per Sangyegang, punto panoramico da cui si può
vedere tutta la valle. Ci fermiamo poi al Zilukha Nunnery e all'"Institute of Arts and Crafts". La mattinata termina con
il "National Textile museum & the Folk heritage museum". Come da programma avevamo richiesto di evitare ogni giorno le
soste per il pranzo, che ci avrebbero fatto perdere troppo tempo e comunque di cenare sempre in ristoranti locali. Questo
perchè gli hotel sono normalmente lontani dai centri abitati e il turista finisce per rimanere isolato dalla vita di
tutti i giorni. Per lo stesso motivo avevamo richiesto di dormire in case locali. Vista l'esperienza del giorno precedente
e avendo capito che sarebbe stato difficile ottenere quanto previsto da programma, già nella prima mattinata avevamo
iniziato a ripetere alla nostra guida quello che volevamo fare e che c'era ben scritto sul foglio che la sua agenzia gli
aveva consegnato. Pensavamo che il nostro continuo ripetere avrebbe finalmente sfondato quel muro. Avremmo poi scoperto
che questo modo di ragionare così diverso da quello di ogni altro paese è comune alla maggior parte dei
bhutanesi ed è causato anche dall'isolamento in cui sono vissuti gli abitanti del Bhutan fino a 50 anni fa. Per
quanto la situazione sia per noi difficile da affrontare, continuiamo a ripeterci che non è assolutamente giusto
giudicare un modo differente di vivere. Gli indiani in particolare considerano i bhutanesi come degli allocchi da spremere
in ogni modo. Questa ingenuità mista a onestà e assoluta mancanza di conoscenza del mondo esterno, rendono gli
abitanti del regno del drago facili prede "dell'inventiva indiana". Ad esempio i bhutanesi non scendono mai
dalla macchina in territorio indiano, perchè sanno che gli indiani, riconoscendo la targa (BT=scemo) e
l'abbigliamento, li fermano e con ogni sorta di pretesto gli estorcono denaro (in mezzora di strada anche alla nostra guida
hanno richiesto ed ottenuto l'equivalente di 40 Euro!). Ritornando alla nostra seconda giornata in Bhutan, la guida ci porta
a mangiare a pranzo in un ristorante locale, facendoci perdere almeno due preziosissime ore. Nel pomeriggio finalmente siamo
liberi di girare per la capitale con le nostre bici. Visitiamo il mercato settimanale della verdura dove vengono tutti gli
abitanti della valle e pedaliamo tra gli sguardi incuriositi della gente. Anche noi siamo meravigliati nel vedere i loro
vestiti, uguali a quelli che portavano mille anni fa. Se non fosse per le poche macchine che circolano, sembrerebbe di
essere in pieno medioevo. Unica capitale al mondo senza semafori e unica forse dove è impossibile perdersi. Infatti
Thimphu ha solo una strada principale ed è veramente molto piccola per essere una capitale (circa 40.000 abitanti).
08/03. Dopo la colazione partiamo in bici per Punakha (77 km e circa 7 ore). Lungo la strada ci fermiamo al passo
Dochula (3100m) per vedere le montagne dell' Himalaya orientale ma siamo immersi nelle nuvole. Se non fosse per le
moltissime bandiere di preghiera, il paesaggio sarebbe simile alle nostre Alpi, con i pini e i cipressi. La definizione di
"ultimo Tibet" ci sembra completamente fuori luogo, niente ci ricorda questo paese, ad iniziare dai panorami
così diversi. Proseguiamo e in un villaggio ci vengono incontro alcuni bambini che vogliono provare le nostre bici.
Arrivati vicino a Punakha, ci accordiamo per l'inevitabile pranzo: mentre preparano da mangiare, possiamo andare in giro
per il paese. Arrivati in città, visitiamo il Punakha Dzong e ci sistemiamo in una casa locale, ospiti di una
sorella di Renzine. Abbiamo vinto ... per ora. La stanza che ci preparano è quella dedicata alla preghiera. Le
coperte sono abbondanti anche perché non ci sono vetri ed è tutto aperto, considerato che siamo a 2300 metri
e fa freddino di notte. La famiglia che ci ospita è ricca e la casa è molto grande, con due camere per dormire
e la stanza da pranzo. Di sera mangiamo con loro. Il tipico pasto bhutanese (colazione,pranzo e cena) è costituito da
riso bianco o di qualità rossa con peperoncino e verdure. Tutta la famiglia siede per terra e con le mani lavora il
riso a cui aggiunge il peperoncino fino a formare una pallina. A causa della religione buddista non è permesso
uccidere animali e quindi la carne viene importata dall'India e poi essiccata. Nei ristoranti locali si trovano anche il
daal bhat e i momo nepalesi e qualche piatto cinese come i tagliolini liofilizzati. Altro piatto caratteristico del Bhutan
sono le patate lesse con formaggio e peperoncino (vero protagonista della cucina locale, viene anche mangiato da solo a
pezzetti). In Bhutan l'uomo e la donna hanno gli stessi diritti e i costumi sessuali sono liberi. In pratica ognuno può
vivere come crede e non è necessario sposarsi. In casa il marito e i figli aiutano la donna a cucinare e a fare i
lavori domestici e tutti danno il loro contributo. I bambini sono molto amati ed è considerato positivo averne anche
più di 10.
09/03. I nostri amici ci prestano i loro migliori abiti perché oggi dobbiamo andare a vedere il festival ed
è meglio vestirsi in modo consono. Le donne portano il kira formato da una tunica di colore vivace lunga fino ai
piedi e bloccata all'altezza della vita da una cintura di stoffa. Sopra a questa si indossa una giacca di seta. Gli
uomini portano il gho, un lungo abito che piegato all'indietro e bloccato con una cintura arriva al ginocchio. Calzettoni
di tipo scozzese di colore scuro completano il tutto. Il festival di Punakha dura 5 giorni duranti i quali si susseguono
preghiere e danze in maschera. I monaci indossano abiti raffiguranti divinità e danzano. La festa è molto
importante per la gente del posto che accorre da tutta la regione sfoggiando gli abiti migliori. Incontriamo anche alcune
donne laya con il loro caratteristico cappello conico,appartenenti ad un'etnia che vive a più di 3000 metri di
altezza. Nel pomeriggio dopo esserci cambiati i vestiti proseguiamo in mountain-bike per il Khamsum Yule Namgyel monastery,
il villaggio di Wangdi Phodrang e Tashithang a 23 km da Punakha. Rientriamo in città verso sera.
10/03 Dopo la colazione ritorniamo alla fortezza per vedere altre danze a cui partecipa anche il cognato di Renzine.
Proseguiamo con le biciclette per il passo Dochula, fermandoci per il pranzo in un villaggio deserto perchè tutti
gli abitanti sono al festival. Renzine decide quindi, visto che anche il ristorante è chiuso, di improvvisarsi cuoco
e ci dà da mangiare brodo avanzato con uova e tagliolini utilizzando la cucina del locale.Sul passo di Dochula nevica
e quindi scendiamo in fretta. Lungo la strada alcune persone ci fermano perché vogliono acquistare le nostre bici, ma
Renzine gli dice che le comprerà lui. In tarda serata arriviamo a Paro, seconda città del Bhutan che ospita
l'aeroporto internazionale.
11/03 Dopo la colazione proseguiamo per Ramthangkha e saliamo a piedi fino al Taktsang, monastero costruito vicino
alla grotta in cui meditò il Guru Rimpoche arrivato dal Tibet, uno dei più venerati luoghi sacri buddisti al
mondo. Visitiamo poi la valle di Paro, dove le facciate delle abitazioni sono decorate con affreschi raffiguranti l'organo
sessuale maschile a protezione degli spiriti maligni. Le case sono fatte in terra battuta e gli infissi sono di legno
finemente lavorato. Rientrati a Paro, visitiamo il National Museum con la sua grande collezione di francobolli (la
produzione di francobolli in Bhutan rappresenta una grande fonte di reddito). In città, come in tutto il resto del
paese, mancano completamente negozi di souvenir e articoli per turisti. Nessuno ti ferma per cercare di vendere qualcosa.
12/03. Purtroppo questa settimana l'unico aereo che parte da Paro va a Bangkok e quindi siamo costretti a rientrare
in India da Phuentsholing dove arriviamo in tarda serata. Renzine compra le nostre 2 mountain-bike e per nostra fortuna
stabilisce lui il prezzo. Abituati infatti agli altri paesi asiatici in cui i prezzi sono bassissimi e tutto si contratta,
noi avremmo sicuramente proposto un prezzo più basso. In Bhutan invece sono ricchi e appena hanno qualche soldo in
mano lo spendono perché dicono che la vita è breve ed è giusto divertirsi. Spesso i negozi e i locali
sono chiusi: i proprietari preferiscono andare in vacanza a spendere quanto guadagnato e lasciano ai dipendenti la gestione
del locale.
13/03. Alle 6.30 partiamo per Bagdogra (3-4 ore di macchina ) dopo aver collezionato un'altra serie di timbri alla
dogana indiana. L'aereo (volo Bagdogra-Dehli delle 12.35) fa sosta in Assam e quindi i controlli antiterrorismo sono
severissimi. Ci perquisiscono 2 volte e il bagaglio a mano viene ispezionato rovesciando lo zaino e controllando ogni cosa
nei minimi dettagli. Le batterie, comprese anche quelle della macchina fotografica, non sono ammesse e vengono sequestrate.
Arriviamo in orario a Delhi dove con un taxi prepagato raggiungiamo l'hotel Namaskar.
15/04 Ore 02 del mattino aereo per Zurigo.
Marco Scattolon
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ultimo aggiornamento 19/10/2021