(26 luglio - 15 agosto 2002)
Protagonisti: Mario, Alessia e il loro scooter Yamaha T Max 500
Premessa:
Ecco dunque il resoconto della nostra avventura in moto a CapoNord, un viaggio-sogno a lungo
desiderato che abbiamo voluto far diventare realtà a coronamento di un altro momento
memorabile della nostra esistenza, il nostro matrimonio. Che la nostra sia stata una scelta
insolita ce lo hanno abbondantemente dimostrato i commenti delle persone cui comunicavamo la
meta scelta per il viaggio di nozze e l'intenzione di farlo con la moto (anzi con lo scooter!).
Quasi nessuno è rimasto indifferente e ci ha salutato con animo tranquillo e con un
pizzico di invidia: chi ci ha preso per pazzi, chi per sciagurati, chi ci diceva chiaramente che
mai saremmo riusciti nell'impresa o che comunque al ritorno avremmo dovuto concederci una
ulteriore vacanza per riprenderci da questi 10000 chilometri di fatiche... A queste persone
rispondevamo allora che la realizzazione di un sogno non aveva prezzo e rispondiamo adesso che
siamo tornati che il prezzo pagato per questo sogno non è stato neppure così alto:
cosa sono infatti un po' di stanchezza, un po' di pioggia, un po' di freddo quando poi la natura
ti si mostra in tutte le sue forme più affascinanti, in quella di un laghetto lucente, di
un branco di renne, di una colonia di gabbiani, di un fiordo azzurrissimo o di un promontorio in
capo al mondo dove il sole non riesce mai a tramontare?
Il viaggio a CapoNord è stato
tutto questo e anche molto di più perché è impossibile sintetizzare in
poche righe queste tre settimane di continue sorprese e di continue emozioni. Effettuato in moto
poi questo viaggio ha anche avuto un fascino tutto suo perché è stato una sfida,
una scommessa con noi stessi e gli altri e il vincerla ci ha dato una grande soddisfazione e un
immenso orgoglio, e poi c'è stata quella libertà totale ed assoluta che solo la
moto riesce a trasmetterti, e mentre sfrecciavamo tra questi paesaggi estremi, unici e solitari,
con il vento che ci batteva sulla visiera del casco e la luce del giorno che mai ci abbandonava,
ci sentivamo parte di questa favolosa natura e, dimentichi di ogni problema o preoccupazione,
eravamo in pace con l'universo intero.
Andare in moto a CapoNord è un viaggio per molti ma non per tutti perché i
chilometri da fare sono tanti e le condizioni atmosferiche sono spesso avverse. Noi siamo stati
fortunati a incontrar pioggia e freddo solo negli ultimi chilometri prima del promontorio e per
poche altre ore sulla via del ritorno perché molte persone hanno fatto la quasi totalità
del nostro stesso identico viaggio sotto l'acqua. Siamo anche stati fortunati a vedere il sole a
CapoNord perché se anche esso per la latitudine non riesce mai a tramontare in realtà
è quasi sempre nascosto dalle nuvole e dalla nebbia. Ecco dunque che chi non è
totalmente sicuro della propria resistenza a queste possibili (e probabilissime) avversità
e non ha una vera passione per la moto e la vita all'aria aperta può scegliere benissimo
destinazioni più tranquille e rilassanti o anche fare questo stesso viaggio in aereo o in
nave. Le sensazioni provate non saranno certo le stesse ma forse i confort e le comodità
compenseranno la perdita...
Da parte nostra possiamo solo dire di esser stati felicissimi della nostra "insolita" scelta e
in tre settimane crediamo di aver scoperto molto del Grande Nord trovando il giusto equilibrio
tra il viaggiare inteso come "macinar" chilometri e il viaggiare inteso come conoscere nuovi
luoghi: abbiamo fatto dunque le nostre belle tirate (anche di oltre mille chilometri) quando
eravamo presi dalla frenesia del raggiungere una meta importante (CapoNord anzitutto o la
nostra amata casetta sulla via del ritorno) ma non abbiamo certo rinunciato a sostare un paio
di giorni in posti che meritavano un po' di più di un veloce passaggio (in primis
Copenhagen, che è la più bella delle capitali nordiche, e poi Stoccolma, l'isola
di Caponord e le incantevoli isole Lofoten, dove saremmo volentieri rimasti anche assai di più) e
non ci siamo dimenticati né di Trondheim né di Bergen che abbiamo di gran lunga
preferito a Oslo. Tutto non abbiamo di certo potuto vedere e siamo rammaricati di aver
velocemente percorso la Finlandia (senza tra l'altro avere la possibilità di provare una
delle sue famose saune), di non esser passati da Tromsø e di non aver visto il Prekestolen (una
enorme falesia tagliata nella roccia dalle parti di Stavanger che come un pulpito domina le
acque del Lysefjord) ma qualche rinuncia dovevamo pur farla e così magari abbiamo la
scusa per ritornare da queste parti un giorno.
Primo giorno: Gallicano(LU) - Dachau(Monaco), ven.26/07
:
Niente di particolare, viaggio tranquillo e soprattutto senza pioggia. Ci pare di non esserci
dimenticati nulla a casa... chissà se sarà effettivamente così.
Arrivati a Monaco dopo le 16 volevamo andare a visitare il campo di concentramento di Dachau e
abbiamo chiesto ad un passante come arrivarci: le sue indicazioni erano esatte e siamo arrivati
di fronte al cancello d'ingresso ma giusto all'esatta ora di chiusura (ore 17)... fa lo stesso,
andremo domani prima di ripartire per il nord della Germania.
Abbiamo cercato un albergo lì vicino (Hotel Bavaria), lasciato i bagagli in camera,
pagato i nostri 75 Euro cash e poi cenato nella pizzeria italiana lì accanto alle ore 18
(neanche mio nonno!). Alle ore 19 eravamo già in camera e dopo un po' di tele ci siamo
addormentati (io dopo le nove, Mario il dormiglione anche prima). Ci siamo svegliati solo per
andarci a prendere da bere al distributore automatico e poi forse verso le cinque per rigirarsi
dall'altra parte e dire: "ancora due ore di sonno".
Secondo giorno: Monaco - Amburgo, sab.27/07
:
Ci siamo alzati verso le sette e abbiamo fatto colazione in compagnia dei giovani atleti della
nazionale australiana di non sappiamo bene quale sport (credo canottaggio), poi siamo andati
(finalmente) a visitare il Konzentrierungslager di Dachau.
Abbiamo pagato solo il parcheggio ed in effetti sarebbe stato un grandissimo controsenso far
pagare l'ingresso ad un luogo della memoria. Abbiamo visto la ricostruzione di una
baracca-dormitorio e poi il grande piazzale dove due volte al giorno veniva fatto l'appello dei
prigionieri e anche se esso era adesso totalmente vuoto ti immaginavi una folla di poveri
diavoli totalmente annientati come persone che, cogli occhi pieni di terrore e i corpi ridotti
all'osso, dovevano con ogni tempo rimanere immobili sull'attenti per più di mezz'ora.
Siamo poi passati al crematorio e alla camera a gas e lì devo dire che oltre al groppo
alla gola sentivi anche un certo opprimente senso di soffocamento. L'ultima parte della visita
l'abbiamo riservata al museo dove si sono potuti leggere documenti sulla nascita del Terzo
Reich, sull'istituzione dei vari campi di prigionia e su quella che era la vita a Dachau.
Usciti dal campo abbiamo indossato le tute antipioggia perché la pioggerellina che ci
aveva accompagnato fin dal risveglio (e per la quale Mario mi aveva di molto preso per i
fondelli visto che ho osato aprir l'ombrello non mostrandomi così degna di essere
una vera centaura) era alquanto aumentata. Per uscire da Monaco abbiamo un po' faticato e nel
nostro vagare per niente abbiamo fatto una indimenticabile gita turistica attorno all'aeroporto
che ci ha fatto perdere oltre mezz'ora. Comunque poi abbiamo trovato la retta via e pure il
bel tempo visto che più salivamo verso nord e più la temperatura aumentava
(quasi sempre attorno ai 30 gradi). La tuta antipioggia l'abbiamo chiaramente tolta quasi
subito e l'unico inconveniente del viaggio è stata la rottura dell'interfono che
chiaramente doveva avvenire durante la tappa più lunga e noiosa, tutta autostradale,
quella dunque durante la quale l'unico passatempo poteva essere il parlare un po'.
Poche le considerazioni da fare sulla tappa di oggi:
Terzo/Quarto giorno: Amburgo - Copenaghen, sab./dom. 28-29/07
:
Verso le 8,30 (o forse prima) siamo partiti dal motel per raggiungere Puttgardern e da
lì prendere il traghetto per la Danimarca. Viaggio tranquillissimo e sotto un sole
cocente (chi l'ha detto che al nord fa freddo?) senza quasi accorgercene ci siamo trovati
imbarcati sul traghetto per Rødby (il biglietto l'avevamo pagato al Motel e a Puttgarden c'era
subito un traghetto in partenza). Cinquanta minuti di sole e bel vento e alle 11 eravamo in
Danimarca pieni di entusiasmo e di impazienza di raggiungere Copenhagen. Questo entusiasmo e
questa impazienza ci hanno pure fatto dimenticare di far benzina, dimenticanza questa non da
poco visto che la strada che da Rødby porta a Copenhagen è sì piena di piazzole
con toilettes e punti ristoro ma ha soltanto due distributori di benzina (all'inizio e alla fine)
e dato che il primo non l'abbiamo proprio considerato siamo dovuti uscire a metà percorso
dalla strada principale per non rischiar niente e fare il nostro primo pieno in corone danesi
(deviazione questa che ci ha subito mostrato quanto tranquilli e ben curati siano i paesini
danesi).
Giunti a Copenaghen ci siamo rifocillati in un McDonald's e lì ho provato a chiamare
l'unico amico danese con il quale ero ancora in contatto ma dall'altra parte ho sentito solo
la sua voce sulla segreteria telefonica che bofonchiava qualcosa di incomprensibile. Poco male,
ci siamo precipitati all'ufficio del turismo e lì abbiamo prenotato in un hotel vicino
alla stazione per 650 DKK a notte (88.19 Euro).
Quando alla signora alla reception ho chiesto dove potevamo parcheggiare la moto, ho ricevuto
come risposta che potevamo tranquillamente portarla nel cortile interno passando attraverso la
hall... Una cosa da non credere! Ho aiutato Mario a spingerla dentro perché accenderla mi
sembrava un po' troppo e così lei se ne ì stata al sicuro due giorni. Mentre la
moto si riposava, io e Mario non facevamo di certo altrettanto perché in due giorni
abbiamo macinato non so quanti chilometri per le vie cittadine e tutto rigorosamente a piedi
perché avevamo pure tentato di prenderci una bici dato che a Copenhagen puoi pure
prendere una bici in prestito semplicemente inserendo nella catenella a cui é legata 20
DKK (che poi riprenderai alla riconsegna, il funzionamento è come quello dei carrelli
dei supermercato), ma poi il tentativo è miseramente fallito visto che avevamo sì
trovato due bici libere, ma una aveva il sellino che a detta di Mario era un'arma letale e
l'altra aveva la catena che andava per i cavoli suoi. Beh, di certo non ci siamo lamentati
visto che il tutto era totalmente gratis.
Ecco le nostre considerazioni sulla capitale danese:
Quinto/Sesto giorno: Copenaghen - Stoccolma, lun./mar. 30-31/07
:
Ci siamo svegliati a Copenhagen con il rumore di un forte scroscio d'acqua... "ecco che ci
siamo, in arrivo le grandi piogge del Nord" ci siamo detti al posto del buongiorno, ma in
realtà era solo uno dei temporali sparsi che pure le previsioni meteo di Mario ricevute
tramite cellulare avevano previsto, meglio così!
Esattamente un quarto alle nove siamo partiti dall'albergo e poi Øresundbroen (ponte tunnel di
16 km che collega Copenhagen a Malmö e dunque la Danimarca alla Svezia - 120 DKK = 16.32 Euro) e
Svezia. Anche lì gran caldo ma anche forte vento, tanto che la parte destra della testa
mi faceva male da matti. In Svezia i rifornimenti benzina abbiamo cominciato a farli pagando ai
distributori automatici perché capitava spesso che non ci fosse l'opportunità di
pagare alla cassa. Durante questa tappa di trasferimento io e Mario ci siamo concessi soltanto
un'insalata ed un gelato e siamo filati il più veloce possibile verso Stoccolma, dove
siamo arrivati verso le 16,30. Giunti in città non ci siamo persi in contemplazione delle
molte cose da vedere ma ci siamo precipitati all'Hotellcentralen a cercare la disponibilità
di una camera d'albergo. Abbiamo trovato un bunker senza finestre anche più piccolo di
quello di Copenhagen, praticamente simile alle cabine delle navi da crociera, con il secondo
letto che addirittura andava ribaltato dalla parete. Il prezzo però era buono, 500 SEK a
notte (54.28 Euro) e anche la posizione in pieno centro accanto al World Trade Centre.
Di Stoccolma che dire? Molto molto bella ma anche molto molto caotica. E' più piccola di
Copenhagen (700.000 abitanti contro più di un milione) ma sa molto più di
metropoli visto che si espande su 18 isole diverse ed è piena di gente che va di fretta
e si sposta su quattro ruote (a Copenhagen il mezzo di trasporto più utilizzato era la
bicicletta!). Sulle sue strade poi stendiamo un velo pietoso perché sono tutto un intrigo
di sensi unici, rotonde, gallerie e sopraelevate per cui raggiungere un luogo che in linea
d'aria dista solo pochi metri implica percorrere non so quanti chilometri, soprattutto se
(come noi) non si conoscono le strade e si compie qualche errore di valutazione. Devo dire che
Mario è stato comunque assai bravo nel rinvenirsi e poi con la moto è tutto
più semplice. Per la moto avevamo acquistato il posto parcheggio nel garage dell'albergo
(100 SEK al giorno = 10.85 Euro) più per una ragione di sicurezza che altro visto che
in strada il parcheggio delle moto è comunque consentito negli appositi spazi.
Stoccolma l'abbiamo praticamente girata tutta con la moto dalla quale ho anche fatto diverse
riprese con la telecamera, mentre a piedi abbiamo girato Normholm (il centro commerciale e
amministrativo della città) e Gamla Stan (la vecchia cittadella medievale con il castello
reale, la cattedrale e tutto un susseguirsi di viuzze molto pittoresche).
Considerazioni:
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 19/10/2021