Settimo giorno: Stoccolma - SkellefteÅ, gio. 01/08
:
Stamani ci siamo svegliati di buon'ora, io non riposatissima perché non è che
abbia dormito molto (strani sogni... questo viaggio mi ossessiona!). Siamo scesi a far colazione
e prima delle nove eravamo pronti per la partenza ma io non riuscivo a trovare il collare in
pile e così ho ripreso la chiave della camera e sono risalita su per controllare se
l'avevo dimenticato. Niente da fare ma almeno ho ritrovato la ricevuta del pagamento effettuato
all'Hotellcentralen per la prenotazione della camera e così sono ripassata dalla
reception per riavere indietro le 100 SEK che avevo già versato come deposito e che la
gentile signorina non mi aveva prima voluto restituire asserendo che non avevo in mano niente
per dimostrarlo.
Abbiamo ripreso la E4 direzione Sundsvall e mano a mano che procedevamo ci accorgevamo di
quanto il paesaggio si facesse sempre più nordico e pittoresco: sempre meno betulle e più
pini e abeti e anche case sempre più tipiche in legno color mattone con gli infissi
bianchi e le bandiere sventolanti, insomma il nostro ingresso nel Grande Nord era davvero
compiuto. Abbiamo viaggiato benissimo facendo una sola sosta per il pranzo e un'altra per un
caffè (oltre naturalmente a quelle ultrarapide per far rifornimento di carburante
durante le quali andavo a pagare senza neanche togliermi il casco dalla testa). Il tempo ci ha
assistito pure oggi e abbiamo beccato solo pochi minuti di pioggia poco dopo la partenza mentre
andando avanti il cielo era sempre più libero da nubi. Ci eravamo prefissi di
raggiungere Umeå ma l'abbiamo poi superata di un centinaio di chilometri presi dall'entusiasmo
di un panorama spettacolare con l'orizzonte azzurro davanti a noi e le nubi a più
strati al di sopra, cosa che ci dava l'illusione di trovarci davanti ad un mare punteggiato da
isole, indimenticabile! Abbiamo trovato un campeggio poco prima di SkellefteÅ davanti ad un
grazioso laghetto (Ljusvattens Camping). Purtroppo non avevano hytter da due ma solo da
quattro persone ma ne abbiamo comunque presa una per 350 SEK (38 Euro) più 70 (7.60 Euro)
per la cena consistente in un pezzetto di pizza e dell'insalata scondita che comunque è
stata manna dal cielo visto che eravamo affamatissimi e anche parecchio stanchi per cercare di
meglio.
Ottavo/nono giorno: SkellefteÅ - Nordkapp , ven./sab. 02-03/08
:
Ebbene sì, abbiamo raggiunto il fantomatico Capo e mi trovo adesso a scrivere con davanti
il celebre mappamondo che a dirla tutta non è che si veda poi tanto bene perché
c'è una nebbia fittissima ... ma andiamo con ordine. La notte nel Ljusvattens Camping era
dunque trascorsa senza che vedessimo calar la notte, ci siamo alzati assai di buon'ora e un
quarto alle otto eravamo già in sella con l'intenzione di avvicinarci il più
possibile a Capo Nord approfittando del bel tempo e del fatto che il giorno era tale per quasi
24 ore. Non credevamo ancora di poterlo raggiungere in giornata anche se Mario aveva buttato
là l'idea, credo più per voglia di sfida che per convinzione. Verso mezzogiorno
siamo passati in Finlandia e già alle due eravamo a quella che secondo i piani originari
doveva essere la meta della giornata (Rovaniemi), ma era troppo presto per fermarci. Abbiamo
pranzato in un'area di servizio, abbiamo visitato la casa di Babbo Natale al circolo polare
artico (Napapiiri), abbiamo scattato le foto di rito, ci siamo spediti la cartolina che
riceveremo per il prossimo Natale e abbiamo visto che a Nordkapp mancavano "solo" 680 km...
perchè non farli? La decisione era dunque presa!
Della Finlandia che dire? Un mondo a sè rispetto agli altri paesi scandinavi, anzitutto
per la lingua che non è germanica e si nota: fino in Danimarca me la sono cavata col
tedesco, in Svezia sono passata all'inglese e questo ha funzionato bene fin nella bassa
Finlandia, ma più a nord non è che anche quello lo capissero molto... forse
sarebbe andata molto meglio col russo (visto che nella zona di Inari gli altopiani russi erano
veramente a un tiro di schioppo e la stessa fisionomia delle persone ci ricordava questa
vicinanza geografica) ma questa lingua proprio mi manca e allora ho cercato di farmi capire
come potevo.
In Finlandia abbiamo incontrato le prime renne (in Svezia infatti era pieno di cartelli che ci
segnalavano il loro possibile attraversamento ma non se ne era vista neppure l'ombra): alle
prime sparute ci siamo pure fermati a far foto, mica sapevamo che di lì a poco ne
avremmo trovate a branchi? La presenza delle renne ha anche segnato il nostro ingresso in
quella che viene generalmente chiamata Lapponia ma che più esattamente è detta
Regione dei Sami, il popolo nomade che si sposta seguendo le mandrie di renne che sono alla base
della sua economia (oddio, questo non è più tanto vero perché con l'andar
del tempo i Sami hanno progressivamente perso molto della loro identità di popolo a
sé stante, si sono fatti sempre più svedesi, finlandesi o norvegesi e possiamo
vederli in abiti tipici solo nei negozi di souvenir da loro gestiti!).
In Lapponia abbiamo cominciato ad incontrare pure il maltempo (ci poteva stare dopo quattromila
chilometri percorsi sotto il sole, no?) e c'è da dire che le nubi nere cariche di
pioggia parevano provenire proprio dal nord verso il quale ci stavamo dirigendo. Gli impavidi
avevano però deciso di andare avanti e c'è da dire che fino a 100 km da CapoNord
di acqua non se ne è neppure presa molta. E' stato un gran piacere soprattutto
percorrere il tratto di strada che da Kaamanen va a Karigasniemi. Essa è un rettilineo
con continue salite e discese che divide in due il paesaggio: durante le salite avevamo come
l'illusione di avvicinarci alla fine dell'orizzonte ma quando la strada cominciava a
ridiscendere ecco che nuovi panorami venivano ad aprirsi davanti a noi... Spettacolare!
Solo otto automobili e una moto abbiamo incrociato nel nostro percorso ma non so quante renne
ci hanno tagliato la strada, cosa tra l'altro anche alquanto pericolosa perché il fondo
era viscido, il nostro arrivo spesso le intontiva ed esse rimanevano un attimo lì a
guardarci immobili ed impaurite che in fin dei conti noi eravamo solo dei visitatori
inopportuni e dei rumorosi invasori del loro territorio.
A Karigasniemi abbiamo anche varcato il secondo confine della giornata e siamo passati in
Norvegia. Il primo centro abitato incontrato è stato quello di Karasjok, dove ci siamo
precipitati allo sportello automatico di una banca che eravamo totalmente privi di corone
norvegesi da usare cash. Qua siamo stati guardati come alieni da un gruppo di bambini intenti a
giocare, cosa che ci ha fatto molto pensare a come sia difficile vivere in questi posti
di confine dell'estremo nord dove l'asprezza del territorio e le avversità climatiche
certo non favoriscono gli scambi con il resto del mondo. A Karasjok abbiamo imboccato la E6
per Lakselv e lì abbiamo ufficialmente fatto il nostro ingresso nella Norvegia
dei fiordi. Ma questo primo fiordo era ben lontano dall'essere quello canonico con le alte
falesie rocciose e il mare che vi si incunea (era infatti molto più simile a una palude).
Per immortalare il momento, reso anche molto suggestivo dalla magica luce dai toni rosati di
quella che posso chiamare la "luminosa" notte polare, volevo riprendere con la telecamera ma le
mani erano troppo intirizzite e quando ho poi deciso di sfidare il freddo e togliermi i guanti
eravamo già più verso l'entroterra e addio fiordo. Erano le dieci di sera e
assistevamo alla lotta del sole per non scomparire dietro all'orizzonte e quando il suo
splendore ci abbandonava, perché esso si inabissava dietro un'altura o una nube,
ci veniva quasi d'istinto di cercare di togliere con le mani o soffiar via l'ostacolo che di
volta in volta ce lo nascondeva. Poi il sole ci ha lasciato definitivamente (ultimi 100 km prima
del Capo) ed è arrivata la pioggia assieme al vento e al gran freddo. Lì devo dire
che siamo stati veramente eroici a voler andare avanti perché la stanchezza cominciava a
farsi sentire e sapevamo già che anche a CapoNord il sole non poteva certo splendere.
Di macchine se ne sono incontrate pochissime e di motociclisti nessuno, solo le renne se ne
infischiavano del maltempo e continuavano a brucar tranquille sul ciglio della strada.
A mezzanotte in punto abbiamo imboccato il tunnel di CapoNord (7km e 109 Nok di spesa - 14.82 Euro) e
all'uscita, quando io ero al massimo del freddo e la temperatura era sui 5°, si è accesa
la spia dell'olio. Attimo di panico totale... Mario ha messo i piedi a terra con già in
mano il libretto delle istruzioni Yamaha e ha pure chiesto la mia assistenza povero tesoro, ma
intirizzita com'ero avevo il tremito e non riuscivo quasi a muovere le mani. Comunque siamo
riusciti a fare il rabbocco dell'olio anche se la segnalazione della spia era sicuramente
quella di avvertimento che scatta automaticamente ogni 5500 km. La spia si è spenta e
siamo ripartiti ancora con la luce (che quando è notte fa assumere al paesaggio
caratteristiche quasi lunari) ma pure con il vento e la pioggia a folate. All'una e ventitre
esatte siamo arrivati a Nordkapp ma al casello per il pagamento del pedaggio del parcheggio
(ecco che la magia del momento è stata rovinata!) abbiamo appreso che alle due esatte
la Nordkapphalle avrebbe chiuso i battenti (e noi che pensavamo di poter rimanere lì
dentro l'intera notte! Avevamo raccolto un sacco di notizie sulla tanto agognata meta ma questo
particolare ci era sfuggito!). Ci hanno comunque fatti entrare e senza pagare il biglietto
(tanto l'abbiamo fatto l'indomani - 185 NOK = 25.10 Euro), ma la nebbia era tale che non si
vedeva neppure il mappamondo, altro che sole! Ci siamo pure informati sulla possibilità
di dormire nell'osservatorio ed in realtà una camera c'era (la suite 71° 10' 21") e per
la "modica" spesa di circa 333 Euro ... beh, sarà anche stato il nostro viaggio di nozze
ma non ce la siamo proprio sentita di buttar via i nostri soldi in questo modo e abbiamo
chiaramente detto no, ci siamo bevuti una cioccolata calda superveloce con attorno solo
persone che si affaccendavano per la chiusura (chi contava i soldi, che puliva i tavoli,
chi metteva su le sedie) e poi di nuovo fuori con un grosso macigno che gravava sulla nostra
testa: dove cavolo dormiamo stanotte?
Ci avevano detto che i campeggi erano aperti tutta la notte lì intorno ma in realtà
erano tutti chiusi, abbiamo così provato con gli alberghi: il primo era aperto ma
nessuno ha risposto alla mia chiamata al campanello della reception (lì tra l'altro
c'erano delle comode poltrone che mi hanno tentato non poco), al secondo stessa storia ma
addirittura si scorgevano le camere, tutte libere e con la porta aperta. Avevo già
deciso di gettarmi su uno di quegli invitanti lettini quando ho notato un avviso in varie
lingue e anche in italiano in cui si diceva che chi entrando vedeva una camera di proprio
gradimento la cui chiave fosse ancora appesa in bacheca poteva benissimo accomodarsi che
avrebbe poi pensato al mattino a saldare il conto... Detto fatto dopo cinque minuti eravamo già nei nostri letti a
castello. Erano le tre di notte e in un sol giorno avevamo percorso 1150 km, ce lo meritavamo o
no? All'inizio non riuscivo ad addormentarmi intirizzita com'ero dal freddo che mi era entrato
nelle ossa e anche disturbata da questa luce che non ti dà tregua neppure la notte,
ma poi sono crollata e ci siamo svegliati la mattina alle dieci. Ci siamo fatti una bella
doccia e abbiamo divorato ogni cosa che ci era stata offerta per la colazione dato che
la sera prima non avevamo neppure cenato presi com'eravamo dalla foga di raggiungere il Capo,
poi abbiamo cercato di risolvere il problema benzina dato che il serbatoio era praticamente a
secco: per raggiungere nuovamente il promontorio dovevamo percorrere 10 km, rifarne altrettanti
per ridiscendere e poi circa 25 per arrivare al distributore di benzina a Honnigsvåg
(l'unico dell'isola) e questa, a meno che non fossimo riusciti a moltiplicare il poco presente
nel serbatoio, era una impresa impossibile. La gentilissima signora del Mini Price Motellet
(a Skarsvåg, il villaggio di pescatori più a nord d'Europa - questo ora il nome
dell'alberghetto) ci ha allora indicato la casa di un tale che forse poteva venderci un paio
di litri di carburante, ma non l'abbiamo trovato e allora abbiamo modificato i programmi e
per non rischiar nulla siamo subito scesi ad Honnigsvåg dove abbiamo messo ben 12 litri e
mezzo di benzina (eravamo proprio a secco!). Per risalire e raggiungere nuovamente NordKapp
abbiamo trovato un vento che neppure la sera prima e poi la magica nebbia che, "cara" amica,
ci ha tenuto compagnia per tutto il giorno (eravamo ritornati al Capo verso l'una e mezzo).
Ci siamo così rassegnati non solo a non vedere il sole di mezzanotte ma neppure in
generale il sole, e le foto al mappamondo le abbiamo scattate nei rari momenti in cui la
malefica nebbia si alzava per qualche secondo (ma al di sopra di essa c'erano comunque nubi
nerissime a fare da scudo).
Abbiamo conosciuto un gruppo di simpaticissimi motociclisti di Bologna (seconda conoscenza del
giorno perché appena arrivati al planetario avevamo conosciuto una ragazza della
Garfagnana - troppo buffo: vai in capo al mondo e ti ritrovi la vicina di casa!) e abbiamo pure
ingoiato amaro quando ci hanno raccontato che la loro prima volta a NordKapp l'anno prima,
il 9 di agosto, avevano non solo visto il sole ma pure goduto di una temperatura di ben 26° che
consentiva pure di stare sul promontorio in maglietta (figuriamoci, io ho oggi freddo pur
avendo indosso l'intero mio bagaglio!). Comunque se il loro racconto ci ha all'inizio fatto
venire un po' d'invidia poi ci deve aver portato un po' di fortuna perché non solo
la nebbia se n'è andata ma pure le nubi hanno aperto un varco e c'è stata la
celestiale visione del sole che ha fatto capolino. Erano le nove e dieci di sera e Mario
più esaltato che mai ha fatto non so quante foto e riprese con la telecamera. Per un po'
abbiamo goduto dello spettacolo con la speranza che il miracolo riuscisse a durare fino
alla mezzanotte (o giù di lì dato che la totale mancanza di tramonto del sole a
NordKapp è solo fino alla fine di luglio), ma dopo le dieci, quando intere flotte di
turisti scendevano dai pullman e si precipitavano al mappamondo o semplicemente prendevano
posto davanti alla vetrata che consente la visione al calduccio, il sole è tornato a
nascondersi dietro alle nuvole, stavolta credo in modo definitivo, ma noi ci accontentiamo che
il suo regalo di nozze è riuscito comunque a farcelo.
Sono le undici e un quarto del 3 agosto e credo che neppure l'aspetteremo la mezzanotte
quassù e ce ne ritorneremo al nostro alberguccio per riposarci e prepararci così
nel migliore dei modi ad affrontare la prossima tappa che non sappiamo ancora dove ci
porterà dato che Tromsø forse è un po' troppo lontano. Non ci rimangono che
alcune considerazioni sul Capo:
Decimo giorno: Nordkapp - Storslett dom. 04/08
:
E così abbiamo lasciato CapoNord, ma non prestissimo come era nelle nostre intenzioni:
alle 10,30 ci siamo svegliati, abbiamo fatto una ricca colazione, messo insieme le nostre cose
e solo alle 12 eravamo pronti per ripartire. Della tappa di oggi non c'è molto da dire,
non avevamo prefissato la meta ma solo la direzione (E6 verso sud) e semplicemente ci siamo
fermati quando non avevamo più voglia di viaggiare e ciò è accaduto a
metà strada tra Alta e Nordkjosboth, nei pressi di Storslett, dove abbiamo preso una
hytte per 250 NOK (34 Euro) nel Fosselv Camping (veramente niente di bello). Abbiamo lasciato
CapoNord con un tempo molto più bello di quello che ci aveva accolto al nostro arrivo,
non era chiaramente caldo ma non pioveva e non c'era nebbia, forse oggi il sole sarebbe rimasto
più a lungo al promontorio. Abbiamo attraversato il Finnmark, regno delle renne
(ed in effetti ne abbiamo viste tantissime) e siamo giunti nel Troms percorrendo circa
400 km che non sono molti viste le tappe ben più lunghe che eravamo abituati a
percorrere ma che lo diventano se consideriamo le condizioni di queste strade (che sono uno
zigzagare tra i fiordi!) e i limiti di velocità molto bassi che qua in Norvegia sei
costretto a rispettare in modo esatto se non vuoi triplicare il costo della vacanza con multe
salatissime. E' stata una tappa non esaltante all'insegna del freddo (e pensare che dopo il
Capo pensavo di tornare assai in fretta a temperature accettabili) e credo sarà
altrettanto quella di domani che ci farà avvicinare il più possibile
all'imbarco per le Lofoten (abbiamo infatti scartato l'ipotesi Tromsø seppur a malincuore
perché ciò implicava una deviazione di circa 150 km, che tra i fiordi sono
tantissimi!). In queste isole si parla di temperature assai miti per i benefici influssi
della Corrente del Golfo... vedremo.
Undicesimo giorno: Storslett - Gullenfjord lun. 05/08
:
Abbiamo percorso oggi più chilometri di ieri ma la tappa è stata molto più
rilassante anche grazie alla temperatura che è assai risalita e a un bel solicello che
ci ha riscaldato quasi per l'intero tragitto. Ribadisco che questi fiordi norvegesi sono
veramente belli ma che fatica percorrerli a velocità lumaca!
Ci troviamo stasera in un grazioso camping a Gullenfjord, a nord di Lodigen, nel lembo di terra
che precede le isole Vestrålen che raggiungeremo via terra domani salvo poi passare alle
Lofoten con il traghetto. La hytte è stavolta molto graziosa ed ha pure il pizzo alle
tendine e il vaso di fiori sul balcone. Della tappa di oggi posso dire che mi ha veramente
rilassato: abbiamo finito di attraversare il Troms e siamo passati nel Nordland e questo
passaggio è stato segnato da un evidente rinvigorimento della vegetazione molto più
verde e ricca di alberi. Prima di Narvik abbiamo lasciato la E6 e ci siamo immessi sulla
E10 che costeggia un mare dalle striature caraibiche.
Dodicesimo giorno: Gullenfjord - Isole Lofoten mar. 06/08 (Henningsvær)
:
E così le abbiamo raggiunte queste magiche isole e c'è da dire che tutto ciò
che di bello avevano detto su di esse era vero senza alcuna esagerazione. Esse ti colpiscono
sin dal traghetto (lo abbiamo preso a Melbu alle 11,10) quando ti si presentano come una
cordigliera dalle punte aguzze che si erige su di un mare splendido e poi percorrendole
scopri in ogni angolo una nuova piacevole scoperta. Il paesaggio varia moltissimo e ce ne siamo
accorti già attraversando la prima di queste isole, quella di AustvagØy: dapprima ti
trovi a viaggiare sotto picchi altissimi che addirittura hanno ancora piccole parti innevate,
poi scopri dei verdissimi laghetti, tipo quelli alpini, costeggi scogli arrotondati con attorno
fondali trasparenti ed infine hai davanti lingue di sabbia bianchissima con folle di bagnanti
che sfidano la latitudine e fanno il bagno in vere e proprie piscine naturali. Anche noi abbiamo
indossato il costume e siamo scesi in spiaggia e anche noi abbiamo cercato di fare il bagno
ma ci siamo accontentati di bagnarci solo i piedi lasciando l'immersione totale ai nostri
compagni di asciugamano che nella maggior parte dei casi erano nordeuropei ben più
avvezzi di noi alle acque gelide. Magari domani ci riproviamo pure noi, avesse una settimana e
mezzo di permanenza nel Grande Nord aumentato la resistenza alle basse temperature del nostro
organismo.
Siamo finiti ad Henningsvær, pittoresco villaggio di pescatori, dove abbiamo noleggiato per la
notte una tipica rorbu sul molo. Le rorbuer sono casette a palafitta costruite sui porticcioli
di queste isole utilizzate in inverno dai pescatori di merluzzi. In estate esse sono
ambitissime dai turisti e chiaramente anche noi ne abbiamo voluta sperimentare una. Dopo due
tentativi andati a vuoto ne abbiamo trovata una per 500 NOK (67.84 Euro): ha il suo molo
personale, due lettini a castello (ormai ci siamo rassegnati a tornare a dormire nello stesso
letto solo dopo il nostro ritorno a casa), un angolo cucina, doccia e servizi igienici. Così
stasera ci siamo cucinati una zuppa di pesce liofilizzata acquistata al supermercato assieme
ad uno strano preparato di wurstel e verdure e abbiamo cenato a lume di candela con vista sulle
altre casette del porto. Oddio, non che la candela creasse chissà quale atmosfera visto
che fuori c'era ancora il sole alto, ma ci abbiamo provato lo stesso, siamo o non siamo in
viaggio di nozze?
Il caffè l'abbiamo preso al pub lì accanto, il Finnholmen Brygge, dove ci
siamo concessi anche una birra in due, la prima del Grande Nord (33 cl, 54 NOK = 7.32 Euro,
non male vero?). Domani andremo alla scoperta delle isole più a sud, ci cercheremo una
nuova sistemazione per la notte (se il tempo regge a me piacerebbe pure sperimentare il
campeggio libero in qualche spiaggetta ma Mario mi pare perplesso) e l'indomani traghetteremo
su Bodø.
P.S. Mario non ha proprio saputo resistere e si è comprato una canna da pesca. Credeva
di aver fatto un affare ma in realtà non si sa come il mulinello girava all'incontrario e
così quella che doveva essere una fonte di relax è diventata motivo di stress
visto che il filo gli si annodava di continuo... era veramente uno spettacolo vederlo
smoccolare contro chi gliela aveva venduta e addirittura inveire contro i poveri gabbiani che,
incuranti delle sue sventure, continuavano tranquilli coi loro canti (l'esternazione più
gentile era: "O gabbiano, fatti una sega!").
P.S. mi sono svegliata alle tre di notte per andare in bagno e fuori c'erano colori
indimenticabili... Mi sono tirata qualcosa addosso e sono uscita a far foto riproponendomi di
rifarlo anche la notte successiva se mi fosse riuscito visto che sono proprio le notti a
colorare questi posti di magia.
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Terza Parte |
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1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 20/10/2021