Preparativi:
Da dove cominciare?
E' al ritorno dal viaggio in Madagascar che ho cominciato a lavorare ai fianchi di Annalisa
, per lei un viaggio deve comunque prevedere anche un soggiorno al mare, visto che il Perù non è
famoso per le sue spiagge tropicali ho dovuto iniziare l'opera di convincimento proprio con un
anno di anticipo.
Più o meno a luglio sono arrivato allo scopo prefissato, l'ho convinta, andiamo in Perù!!!
Uno dei sogni che avevo fin da quando ero bambino: vedere il mitico Machu Picchu dalla Porta del
Sole (Intipunku) all'alba.
Iniziamo la solita opera di ricerca di informazioni e qui coloro che più mi sono stati di
aiuto sono stati Marcaval (anche lo scorso anno, doppio ringraziamento), Matteo della Piccola
Locanda a Cuzco e naturalmente l'immancabile Lonely Planet.
Data di partenza prefissata il 28/10/04.
Circa un mese prima della partenza acquistiamo i biglietti aerei, tra le varie compagnie
optiamo per Alitalia: i biglietti costano meno e la partenza sarà da Falconara.
E' proprio in quei giorni che la vicenda della nostra compagnia di bandiera si aggrava
tenendoci non poco con il fiato sospeso, ma fortunatamente tutto si risolve senza stravolgimenti
di programma.
Questo anno gli zaini non prevedono anche il solito costumino e telo mare,
piuttosto pile, maglie e scarpe da trekking - riusciamo, anzi Annalisa riesce, ha lei il
compito e il merito della preparazione degli zaini, a mantenerli leggermente meno pesanti
rispetto gli ultimi viaggi!!!.
Ci siamo è la mattina del 28/10/04. Si parte.
Lima e Arequipa
Arriviamo all'aeroporto di Lima in perfetto orario, cioè alle 19,40 locali, fuori ci dovrebbe
essere ad aspettarci qualcuno dell'Hostal el Patio.
Espletate velocemente le solite formalità doganali, ci dirigiamo verso la sala arrivi dove
tra i tanti c'è un cartello con su scritti i nostri nomi, ad agitarlo è un tassista mandato
dall'Hostal, come avevamo richiesto, il suo nome è Ronald e lavora come tassista ufficiale
dell'aeroporto e spesso, viene contattato dall'Hostal El Patio per i suoi clienti.
E' già buio profondo, Ronald ci dice che per arrivare alla zona Miraflores, dove è situato
l'Hostal, ci vorrà circa ½ ora e dovremo attraversare praticamente tutta la città.
Gli faccio qualche domanda sulla sicurezza della capitale e mi dice che a parte le zone più
turistiche e ricche della città soprattutto di notte è molto, molto pericolosa.
Sapete io e le capitali del centro sud america non abbiamo un ottimo rapporto dopo quello
che ci è accaduto a Guatemala City, per cui durante il viaggio, almeno fin quando non siamo
sulla litoranea mi guardo sempre in giro con sospetto, scrutando ad ogni incrocio le persone
che sono nei paraggi.
Bene, dopo 1/2 siamo in zona Miraflores, qui è tutto diverso, c'è molta gente in giro,
il parco centrale Parco Kennedy è pieno, ci sono grattaceli, ogni sorta di negozi,
le strade sono improvvisamente pulite, sembra proprio la zona centrale di una città
occidentale e ciò mi tranquillizza.
L'Hostal si trova proprio a due passi dal centro ma le 18 ore di volo si fanno sentire e
l'unica cosa di cui abbiamo voglia è fare una ritemprante dormita.
La mattina seguente abbiamo prenotato un giro turistico della città, non abbiamo molto tempo
quindi ci è sembrata la soluzione migliore per farsi una piccola idea di Lima, ma prima di
partire cerco di dare un'occhiata all'hostal.
E' una struttura abbastanza piccola, le stanze sono gradevoli, pulite e spaziose, al centro
delle ali dove sono le camere c'è un bel patio colorato da molte specie di piante e c'e una
voliera con dentro degli uccelli tropicali.
Prima di partire cambiamo i dollari in Sol la moneta locale, 1$= 3.3 Sol.
Il giro, che si chiama Lima Vision, prevede la visita ad un sito archeologico, un giro per la
zona coloniale di Lima, infine la visita delle spiagge nei pressi di Miraflores.
Lima ci accoglie col suo classico clima di mezza primavera, il sole praticamente invisibile
coperto da una fitta foschia composta da smog e nubi, la garua.
Subito ci portano al sito archeologico di Huaca Pucllana, che ancora adesso è opera di scavi,
si trova in centro e si tratta di una piramide fatta di mattoni costruiti con il fango,
risalenti alla civiltà di Lima del 400 d.c..
Sinceramente il sito non mi entusiasma proprio, nulla a che vedere con i siti Maya che
abbiamo visto in Messico e Guatemala, forse, la valorizzazione del sito non è ottimale.
Dopo questa breve e deludente visita iniziamo il giro della Lima coloniale e qui invece
la cosa si fa molto più interessante.
Intanto scopro che nel centro di Lima ci sono un'infinità di palazzi, chiese e strutture
risalenti all'epoca dell'invasione spagnola, ma soprattutto il centro della città è
inaspettatamente accogliente e pulito.
Attraversiamo alcune delle vie centrali più importanti tra cui Paseo de la Repubblica dove tra
le altre cose c'è lo stadio National, e mi ritornano in mente le immagini del mondiale '82
con il pareggio 1-1 tra Italia e Perù, dove c'è il palazzo, appunto del Paseo della Repubblica,
il Parque Italiano e il Parque de la Cultura, superiamo Piazza S. Martin, fino ad arrivare alla
vera chicca di Lima cioè Plaza de Armas, o Plaza Mayor.
La piazza è circondata dal palazzo del Gobierno e dalla Cattedrale, al centro della stessa
si alza la maestosa fontana costruita nel 1650.
La cattedrale è stata costruita la prima volta nel 1555, ma solo dopo pochi anni è stata
ritenuta troppo piccola quindi è stato dato il via alla costruzione di una più grande
conclusasi nel 1625,questa volta a causa di un violento terremoto è stata danneggiata prima nel
1687 e poi distrutta nel 1746, per essere poi definitivamente riedificata gli anni successivi.
E' sabato mattina e la piazza è stracolma di gente, venditori ambulanti, lustrascarpe, coppiette sedute sulle panchine
che la circondano, immancabili turisti e molti bambini presumibilmente in gita scolastica.
Vorrei trascorre più tempo in questa zona ma i tour organizzati hanno degli orari da
rispettare ed è per questo che non mi piacciono, quando siamo richiamati per partire diretti
al museo National.
All'interno del palazzo coloniale che ospita il museo, ci sono dei bellissimi reperti delle
civiltà Incaiche e pre Incaiche ed è qui che iniziamo a conoscere qualcosa
dell'immenso patrimonio storico culturale del Perù.
L'ultima tappa del giro prevede di percorrere la litoranea per osservare le spiagge di Lima
che di bello non hanno veramente niente, anzi sono alquanto squallide, se non si escludono
le onde dell'Oceano famose tra tutti i surfisti del mondo.
E' ora di pranzo e siamo finalmente soli al Parque Kennedy di Miraflores, decidiamo di andare
in Pizza Street dove potremo scegliere dove mangiare tra le varie pizzerie e ristoranti che
danno appunto il nome a questa strada.
Un po' casualmente un po' spinti da un butta dentro, ogni locale ne ha almeno uno…che palle tutti che ti dicono che il loro locale è il migliore, scegliamo Las Pizza.
Qui come benvenuto ci offrono il favoloso Pisco Sur, un aperitivo a base di Pisco (un vino prodotto a Pisco per l'appunto) con l'aggiunta di zucchero liquido, lime, chiara d'uovo battuta e una spruzzata di una polverina rossa che ancor oggi non so cosa sia.
Sorpresa: è eccezionalmente buono!!!
Il resto del pomeriggio lo passiamo a Miraflores a zonzo tra i negozi e più tardi per farci
un'idea sui prodotti dell'artigianato peruviano andiamo al mercato de los Indios, praticamente
un quartiere grande come il centro di Ancona dove si vendono le stupende manifatture dell'artesania locale.
Sinceramente prima di arrivare pensavo che la città non fosse meritevole di una visita,
invece mi devo ricredere, nulla di eccezionale ma un paio di giorni per girarla si possono
dedicare.
E' già tramontato il sole e ci facciamo portare da Ronald al Terminal bus per prendere
il pullman che in una notte ci porterà ad Arequipa.
Abbiamo scelto la compagnia Cruz del Sur.
Abbiamo i biglietti di un autobus di categoria intermedia, Imperial, ci guardiamo in giro e
siamo gli unici stranieri tra i passeggeri, già perché la gente del posto lo usa moltissimo
per questo tipo di spostamenti, infatti è abbastanza economico e quasi tutti si portano dietro
delle valigie immense.
Dovremo stare 15 ore sul bus, all'inizio trascorrono abbastanza velocemente, ci passano la cena,
pollo e riso, la hostess organizza un Bingo con un viaggio di ritorno offerto al vincitore,
ma poi più passano le ore più il tragitto diventa pesante, i sedili sì sono comodi ma pur
sempre sedili di un bus.
E' mattina, le 7,00 circa, quando ci servono la colazione, penso tra me e me ad una brioche
dolce con un po' di caffè ... ma sorpresa la brioche c'è ed è dolce ma al suo interno c'è
un'oliva nera di dimensioni abnormi (sembra una melanzana) ed è salatissima!!!
Ci guardiamo, scoppiamo a ridere ... è veramente immangiabile.!!!!
Una precisazione, il nostro viaggio prevede 15 giorni in Perù, per forza di cose dal giro che
ci eravamo prefissati dovevamo tagliare qualcosa, a malincuore abbiamo deciso di non visitare
Paracas e le linee di Nazca.
Ora, col senno di poi, avendo visto il Colca Canyon probabilmente avremmo fatta un'altra scelta!
Ma torniamo al viaggio, arriviamo ad Arequipa alle 11,00 e ad attenderci c'è un ragazzo che ci porta alla Casa del Tintin,
l'Hostal al quale in precedenza avevamo prenotato le camere.
Il tempo di depositare i bagagli farci preparare un succo di frutta e siamo già per le vie
della "città bianca", il nome deriva dalla roccia vulcanica, particolarmente chiara chiamata
sillar che luccica alla luce del sole, con la quale è stata costruita gran parte della città
coloniale.
Arequipa si trova in una vallata dalla quale si possono vedere, da ogni zona della città i tre
gruppi di vulcani che la circondano che sono il Misti (5822mt), il Chachani ( 6075 mt),
il Piche Pichu ( 5571).
E' estremamente piacevole e rilassante girare per la città, anche se è mezzogiorno e il sole
è a picco e durante il tragitto dalla Casa del Tintin per il centro sbagliamo strada più volte, ma proprio questo ci permette anche di vedere vicoli che altrimenti non avremmo visto.
Arriviamo comunque in centro e come tutte le città del centro sud America centro vuol dire piazza, anche in questo caso Plaza de Armas.
Diamo un'occhiata in giro, ci risalta subito all'occhio il colore chiaro dei palazzi e della cattedrale che circondano i quattro lati della piazza, le splendide balconate sono sorrette da colonne che formano centinaia di archi in un inconfondibile stile coloniale, la solita e immancabile fontana al centro della piazza con intorno i relativi giardini, germiti di gente che rendono così viva la piazza, il vero e proprio "zocalo" della città..
Decidiamo di andare a visitare il monastero di Santa Catalina.
Si tratta di un monastero (convento) in stile coloniale, fondato nel 1580, restaurato in maniera perfetta nel 1970, le mura sono state ridipinte con colori accesi che vanno dal rosso mattone, al giallo ocra, all'azzurro, è composto da viottoli acciottolati dove si aprono le abitazioni delle monache, alcune costituite da stanze piccole ed anguste, altre arredate con mobili d'epoca , forno a legna e piccoli pati privati, dipendeva dal grado di nobiltà e ricchezza delle monache. Bello girare tra i vari cortili adesso adornati da rigogliose piante, insomma è bello e affascinante girare e perdersi in questo labirinto colorato di vie.
Sono le 3 del pomeriggio e ci rendiamo conto che è dalla brioche all'oliva che non mangiamo,
quindi proprio fuori dal monastero ci fermiamo in un bar, Zig Zag, per prendere qualcosa.
Si tratta di una creperìe che propone, appunto, crèpes dolci e salate, optiamo per prendere
qualcosa di stravagante, ci ispira una crèpes al pollo e curry, non è sicuramente un piatto
tipicamente peruviano ma la scelta si rivela ottima.
Passiamo il resto della giornata in giro per il centro della città bianca senza una meta
precisa vogliamo solo girare liberamente e scoprire anche qualche angolo della città meno
battuto turisticamente.
Per cena ci hanno consigliato, visto che vogliamo mangiar carne, di andare al Gaucho ma è
domenica ed è chiuso quindi per via San Francesco, cerchiamo un ristorante che ci ispiri
ed entriamo da El Turko: un ristorante che offre specialità peruviane tra cui il cuy e
l'alpaca oltre a delle specialità turche come il kebab.
La cena a base di alpaca e kebab si rivelerà ottima!
Colca Canyon
Siamo al giorno della partenza per l'escursione al Colca Canyon, il secondo al mondo per
profondità e famoso per il volo dei condor che si dovrebbero osservare dalla sommità della
montagna.
Staremo via due giorni e una notte che trascorreremo a Chivay.
Siamo in nove: noi, una portoghese, due ragazze scozzesi, due ragazzi brasiliani, una coppia
di tedeschi, l'autista e la guida.
Quasi tutti parlano almeno tre lingue solo noi a stento parliamo un po' di inglese e riusciamo a
capire un pochino di spagnolo. Che vergogna!!!!
Usciti dal centro di Arequipa facciamo subito la prima tappa, ci fermiamo in un negozio per
comperare caramelle con miele e foglie di coca e le foglie stesse, la guida, una ragazza di una
ventina di anni, ci dice che le foglie hanno una funzione benefica per il mal di montagna,
visto che dovremo superare un passo a 5000 mt queste ci faranno molto, molto comodo.
Ci spiega anche come assumerle ci dice di piegarle su se stesse, introdurne in bocca una decina
e masticarle dolcemente per circa 15 minuti. Sono amarissime!!!!!
Saliamo rapidamente in quota percorrendo un'ottima strada asfaltata, entriamo in una zona
pianeggiante e brulla a 4000- 4200 mt da qui la vista è magnifica si possono vedere i
vulcani che circondano Arequipa e sullo sfondo le vette Andine.
Queste zone ora sono diventate riserve protette e si incontrano per strada animali come la
Vigogna, il Lama, e l'Alpaca.
Ci fermiamo in una specie di area di servizio dove c'e un ristorante e fuori sul piazzale le
immancabili donne vestite con abiti tradizionali che vendono i loro prodotti artigianali.
La caratteristica di questo posto è che il costone della montagna di fronte presenta dei
pinnacoli bianchissimi, dovuti all'erosione degli agenti atmosferici, che tanto somigliano a
quelli visti diversi anni fa in Cappadocia.
Ripartiamo poco dopo e raggiungiamo in breve tempo quello che sarà il punto più alto del nostro
giro in Perù, siamo a 5000 mt circa.
A segnalare il punto, lungo la strada c'è un piazzale dove alcune donne vestite con abiti
locali vendono i loro prodotti artigianali, scendiamo dal pulmino qui c'è un vento fortissimo e
si è fatto anche abbastanza freddo, per fortuna siamo sul tropico del capricorno!
Il panorama che ci circonda è mozzafiato si vedono quasi tutte le vette Andine della e zona e
ancora in lontananza si vedono i tre vulcani che circondano Arequipa, però, anche se avevo letto
ed ero informato, quello che più mi stupisce è la difficoltà per respirare: si è sempre in
affanno, si ha l'impressione, anzi è la realtà, che sì respiri a fondo ma ai polmoni arriva
poco o nulla, per non parlare della difficoltà nel camminare, fare quattro passi equivale a
una corsa di 100 Mt.
Inoltre la pressione ti comprime la testa e lo stomaco si rivolta su se stesso come se
dovesse riassestarsi.
Nel giro di pochi minuti sono di nuovo sul pulmino con un mal di testa allucinante!!!
Iniziamo la discesa che ci porta verso Chivay e come se qualcuno ci avesse dato un sonnifero
tutti e sette ci addormentiamo improvvisamente.
La nostra guida ci sveglia quando siamo a Chivay davanti ad un ristorante che ha già il
tavolo apparecchiato per noi.
Dopo un pranzo leggero a base di zuppa e carne con riso ognuno di noi viene portato al
rispettivo hostal per un piccolo riposino, con la promessa che ci saremmo rivisti per andare
alle acque termali per poter fare un ritemprante bagno sulle calde acque sulfuree della
sorgente.
Siamo tutti presenti e passiamo dalla piscina coperta ad una scoperta, l'acqua delle piscine
è calda, circa 38 °C ed emana un forte odore, o forse meglio dire puzzo di zolfo.
Trascorriamo qui in relax circa un'ora ma il mio mal di testa, nonostante abbia preso
l'ennesimo mate di coca, proprio non mi vuole lasciare anzi è anche aumentato.
Decido di uscire insieme ad Annalisa mentre gli altri rimangono ancora per almeno
un'altra mezz'ora, quando siamo di nuovo tutti insieme è già ora di cena.
Sarà colpa del mal di testa e della spossatezza che sento, ma il posto in cui andiamo proprio
non mi piace, è un ristorante turistico dove non si mangia gran che bene e dove hanno
allestito uno spettacolo di canti e danze appositamente per turisti: è veramente uno
spettacolo triste! Quello che in genere cerco di evitare. Ceno velocemente e prima che gli
altri finiscano torno all'hostal dove cerco di addormentarmi, invano.
Trascorro tutta la notte praticamente sveglio con la testa che sembra scoppiarmi.
Fortunatamente la mattina seguente mi sento molto meglio, anche se sono stanchissimo, il mal di
testa ha smesso di tormentarmi.
Dopo un'ottima colazione e l'immancabile mate siamo già, con gli altri ragazzi, sul pulmino
diretti al Canyon.
La strada che percorriamo è in condizioni pessime, un terremoto di alcuni anni fa ha
aggravato lo stato della strada che adesso è praticamente una pista di breccia ed
attraversiamo una galleria che sembra essere stata scavata a mano.
Il paesaggio che ci circonda invece è bellissimo, ci sembra di tornare indietro di un anno,
in Madagascar, attraversiamo infatti una valle con dei villaggi dove il tempo sembra essersi
fermato, tutto intorno un'infinità di terrazzamenti utilizzati dai campesinos per le loro
coltivazioni, siamo a 3800 mt su livello del mare e in mezzo alla vallata il Rio Majes che
scorre impetuoso.
Man mano che saliamo verso il punto più alto del canyon il paesaggio cambia e
progressivamente si fa più brullo e prende le sembianze di alta montagna, le vette che formano
il canyon sicuramente sono sopra i 5000 mt.
Arriviamo al punto più alto, chiamato Cruz del Condor, da dove dovremo vedere il volo di
questi uccelli ... tutto lascia presagire che ne vedremo parecchi infatti appena scesi dal
pulmino ne avvistiamo uno in lontananza.
Purtroppo sarà il primo e l'ultimo, infatti trascorriamo circa tre ore in questo magnifico
posto, dove stando seduti a guardare lo spettacolo della natura e ad ascoltare i suoni che la
stessa produce si perde la cognizione spazio temporale, i colori del cielo e delle vette che
formano il canyon sono intensissimi, raramente ne ho visti di così nitidi, in fondo alla
vallata profonda 3100 mt scorre il Rio Majes, tutto è bellissimo, ma il condor non pasa!!!
Pensare che nel racconto di Marco dice di averne visti 13: che sfiga!!!
Alle 11 quando eravamo praticamente gli ultimi rimasti rinunciamo e riprendiamo la strada
che ci riporta ad Arequipa, dove, dopo una sosta per il pranzo di nuovo a Chivay, arriviamo
intorno alle 17.
Arriviamo all'hostal e qui abbiamo una sorpresa: Anita ci dice che domani e dopodomani ci
sarà il paro (sciopero) dei trasporti.
Ci spiega che ad Arequipa il paro è molto sentito, partecipano tutti e gli autobus,
anche quelli turistici, molto difficilmente lasceranno la città.
..azz ma noi dobbiamo andare a Puno sul lago Titicaca e due giorni di blocco veramente
ci sconvolgono i piani per cui decidiamo di contattare Lan Peru' per un volo interno e
vedere di raggiungere Juliaca che sta a 50 km da Puno.
In agenzia ci dicono che Lan vola e che c'è posto per il volo che cerchiamo, chiaramente
la spesa non è per nulla paragonabile al bus, inoltre anche a Juliaca probabilmente ci
sarà il paro quindi avremo comunque da lì il problema di raggiungere Puno.
Siamo assaliti dai dubbi, partire comunque o rinunciare ... speriamo che la notte ci porti
consiglio, nel frattempo andiamo a cena al Gaucho un ristorante che ci ha consigliato Anita.
Il ristorante è di lusso ed è frequentato da peruviani facoltosi, per 10 $ a testa mangiamo
un taglio di carne di bue (chorizo come si scrive non lo ricordo) tra le più buone che abbia
mai mangiato, Italia compresa.
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 20/10/2021