Pelyul - Derge
Alla mattina me la prendo comoda con tanto di meritato caffé. Restituite le chiave dell'hotel mi faccio restituire il deposito che spesso devo lasciare in cambio delle chiavi. Facciamo sosta presso uno stupa con due tende, in una delle quali c'è un monaco che confeziona preghiere. Poi ulteriore sosta in un campo fiorito giallo pieno di monaci e di bambini che giocano. Un partecipante si avvicina per una foto e viene morso da un cane, per fortuna niente di grave ... una buona pulizia della gamba ed una discreta medicazione sistemeranno il tutto senza conseguenze. Un gruppo di donne atte a preparare da mangiare i bambini ci offre degli ottimi momo. (questi sono decisamente grossi e buoni). Gironzoliamo nella parte tradizionale, al ritorno in albergo ci ferma la polizia che ci intima di cambiare hotel, tratto il prezzo in quello "autorizzato ad alloggiare stranieri" ma poi parlando con la padrona del nostro questa ottiene dalla polizia che restiamo lì. Inutile negarlo, così come siamo ospiti graditissimi alla popolazione tibetana allo stesso tempo la polizia farebbe volentieri a meno della nostra presenza e sono strane queste situazioni, me le aspettavo ma viverle è decisamente differente. Nella parte tradizionale ci sono due belle khore, una attorno alla vecchia stamperia e una più nascosta attorno alla quale la gente cammina con passo decisamente veloce. Tutti salutano e sorridono, popolo splendido. C'è anche chi canta intonando stupende nenie. Alla stamperia di Derge non si possono introdurre apparecchi fotografici, è un vero peccato perchè è un posto magico. Sono conservati testi sacri e c'è l'usanza da parte dei tibetani di berne l'inchiostro! Ci perdiamo ad ammirare gli stampatori, che benchè questo sia un posto di lavoro molto ambito, hanno un tale ritmo che sembrano tarantolati.
Dopocena troviamo un pub gestito da simpatiche ragazze , entusiaste della nostra presenza tanto che al momento di pagare il conto insistono perchè restiamo lì o che torniamo. Fuori dall'albergo c'è talmente tanta luce elettrica che la strada sembra illuminata a giorno.
Derge - Tron-la - Yilhul Lhatso - Manigango
Ripartiamo in tranquillità dopo pochissimi km. ci fermiamo dove costruiscono uno chorten. Sono tutti impegnati, uomini, donne, anziani e bambini a rompere e a trasportare le pietre, un meraviglioso lavoro di comunità. Superiamo il più alto passo del viaggio a 5050m. Tron-La. quindi arriviamo all'ambito lago sacro non prima di esserci fermati a visitare un'altra simpatica famiglia di nomadi. In zona lago si paga per entrare e ci sono subito interessanti bancarelle, arriviamo al lago dove pranziamo e troviamo tantissime monache che stanno danzando in onore di un importante Lama. Spettacolo di gente e di paesaggio, visto che il lago è verde smeraldo con montagne innevate all’orizzonte. Tanti yak e tante preghiere colorate Rimaniamo basiti quando vediamo il lama salire su un immenso suv Toyota guidato da una bella donna e le tante monache che salgono sul cassone di un camion, di solito adibito a trasporto mattoni ... il clero è clero. Chiudiamo il meraviglioso pomeriggio incontrando una ragazza olandese solitaria impegnata in un lungo trekking. Manigango è un villaggio di passaggio che mi fa un'ottima impressione con i tanti negozietti di artigiani, tra cui spicca la panetteria dal profumo inconfondibile.
L'hotel è un po’ scarso ma meglio di quello di ieri ... mangeremo anche nel suo ristorante (l’unico del villaggio) ammirando uno stupendo arcobaleno. C'è anche una coppia di ungheresi arrivata qua con un viaggio di 2 giorni con mezzi pubblici da Chengdu e che l'indomani mattina partirà per un trekking di 10 giorni. Come al solito a cena ordiniamo troppa roba, il che fa felice tre compagni di viaggio che possono sfamare i cani locali, anche se qui soprattutto al buio c'è da stare attenti visto che i randagi sono grossi e tanti. Ennesima conferma che il Tibet è ormai solo un museo mentre la maggioranza dei tibetani vive qui nel Kham e nell'Amdo. A Manigango non ci chiedono ne i passaporti ne la caparra cosi ineffabili l’indomani ci dimenticheremo di restituire le chiavi delle stanze e l'autista le passerà poi ad una altro autista che incrociamo e che si sta dirigendo proprio a Manigango.
Manigango - Sershull
Lasciamo Manigango per l'atteso Dzoghen Gompa che invece è in ristrutturazione ed è una grossa delusione tanto che ci stiamo poco più di mezzora. Per strada troviamo uno spiazzo con un sacco di persone, c'è una manifestazione di ringraziamento ai monaci per la costruzione di una scuola con tanto di spettacolo in costume .. riesco anche ad entrare nella zona dove si stanno preparando i danzatori, che ricordano molto i cavalieri mongoli. A malincuore ce ne andiamo ma la strada è lunga e le ragazze hanno fatto in tempo a farsi offrire lo yogurt! Dopo un po' di chilometri altro grande assembramento di gente e tende ... è in corso una funzione religiosa nel tendone principale .. altri monaci pregano in una tenda dove sono invitato e senza volere disturbo facendo cadere il copriobiettivo della macchina fotografica .. tutti si fermano di pregare per indicarmi l'oggetto caduto!!! La giornata si è raddrizzata alla grande. Strada più che buona tranne che per andare al monastero di Sershu: un pessimo sterrato! La locale polizia ci dà l'autorizzazione solo a visitare il monastero purchè non visitiamo l'adiacente cittadina … e iI monastero è favoloso. Sulla strada tantissimi yak e molti piccoli roditori che sgaiattolano per i campi.
Sershull – Dargye Gompa - Garze
Partiti da Sershull facciamo in parte la strada di ieri, è una tappa molto lunga ma quasi tutti su ottima strada. Ci fermiamo ad un accampamento nomade dove stanno cercando di radunare i cuccioli di yak ... c'è abbastanza da ridere. Vediamo un sacco di gente, anche 5 persone in moto che vanno tutti nella stessa direzione infatti ritroviamo la festa di ieri e ci fermiamo ancora un po’ in mezzo a questa meravigliosa gente. Si festeggia sempre la costruzione della scuola e soprattutto i bambini sono decisamente eleganti. Dopo stupendi paesaggi ed un sacco di tende arriviamo al bel monastero di Dengye. Qui conosciamo Cornelius, un fotografo di National Geographic, nato in Romania e rifugiato politico in Danimarca che ci consiglia la visita ad un vicino monastero dove è in corso una festa .. è fuori dall'itinerario ma riesco a convincere la guida a farci una piccola deviazione e ne vale decisamente la pena. Si rivela una scelta azzeccatissima. Il monastero è poco lontano dalla strada e si raggiunge dopo una breve salita con diversi tornanti, asfaltata ma decisamente molto stretta. C'è un sacco di gente e all'interno un sacco di monaci e monache di ogni età. Ci regalano un piccolo tanka, proprio una bella esperienza. Infine arriviamo a Garze e l'autista finalmente è a casa. Di fianco all’hotel c'è un ottimo ristorantino tibetano in cui mangiamo una favolosa tortina di patate, hanno il menu con le fotografie, che meraviglia!!. Facciamo una breve passeggiata per il centro e dopo cena mi chiama la guida per pagare il conto cosi ne approfittiamo per fare due chiacchiere e anche lui ammette che ormai è qui il vero Tibet, con maggioranza di cittadini tibetani che sopportano le continue pressioni della polizia. Manca una settimana alla fine del viaggio ed inevitabilmente si comincia anche a parlare del ritorno, anche perchè con l'assenza di internet siamo assolutamente fuori dal mondo.
Garze
Vicino all'hotel c'è la parte vecchia con due piccoli ma interessanti monasteri attorno ai quali si svolge la khora, alcune fedeli cantano anche deliziose nenie mentre camminano a passo veloce. Prima tappa è il grosso monastero appena fuori città, il Ganzi Gompa, molto interessante la visita con sempre in sottofondo la voce registrata del Dalai Lama che prega ... vagando vagando arrivo nella stanza da cui parte la voce, è decisamente nascosta e piena di fotografie a lui dedicate e anche stranamente di armi. Per la prima volta in questo viaggio assistiamo alle discussioni filosofico-teologiche tra i giovani monaci, le avevo già viste in Tibet ma è sempre un bello spettacolo. Ripassiamo dalla cittadina e ci dirigiamo verso il monastero femminile di Handhi. Sulla strada incontriamo uno sciamano quindi dopo la doverosa sosta ci inerpichiamo per una bruttissima strada che ci porta al monastero, è una visita bellissima: le monache ci invitano nei loro alloggi e ci offrono noodles e cocomeri, the e biscotti. Superata l'ardita discesa ci troviamo all'improvviso davanti dei cumuli di terra e dei camion che continuano a scaricarne, clamoroso: stanno rifacendo la strada e solo domani è previsto che venga spianata. Mi do da fare con la mimica e convinco un camionista a telefonare ad un responsabile affinchè mandi una benna a spianare altrimenti siamo completamente bloccati. Ci dicono che arriverà tra mezzora invece passeranno quasi due ore, e nel frattempo visitiamo il simpatico villaggetto vicino. Ad ogni camionista che scarica viene consegnata una carta da scala 40, carte con le quali probabilmente dimostrerà il numero di giri fatti. E noi continuiamo a sperare che la situazione si sblocchi e così sarà … e non incontreremo più lo sciamano, mah!!
Garze – Luho - Daewo
In mattinata visitiamo il mercato di Garze, assistendo in diretta all'uccisione di alcuni polli in modo professionale (!!!) quindi resto allibito ad osservare alcune donne che levano i peli dagli stinchi di maiale con la fiamma ossidrica. Partiamo con calma e raggiungiamo il monastero di Luho, bello e anche qui sono in corso le discussioni filosofiche, quindi scendiamo in città a piedi lungo la khora, che come sempre facciamo in senso orario. A Daewo visitiamo il gompa sulla cima della collina per poi ridiscendere a piedi visitando la parte tradizionale, e veniamo invitati in casa da un gentilissimo signore anziano che ci offre qualche fetta di anguria, un'ospitalità eccezionale. Ci sono un sacco di poliziotti che girano in borghese con una custodia a tracolla in cui si presume ci sia dentro un fucile. Fatichiamo abbastanza per trovare un ristorantino e alla fine finiamo in un posto dove c'è il barbecue al centro del tavolo, si mangia poco finchè mi passano un telefonino e parlo in inglese con una signora cui ordino quello che vogliamo ... incredibile ma alla fine mangiamo bene e a sufficienza.
Daewo - Zhonglu
Dopo una cinquantina di chilometri vediamo un assembramento di gente vicino ad una collina con tanti cavalli ... è la ciliegiona sulla torta, proprio oggi ci sarà una corsa di cavalli. C'è una statua equestre attorno alla quale vengono accesi fuochi come in un rito e tutti ci ruotano attorno urlando di gioia e lanciando fogli colorati finche ci sono quasi un centinaio di cavalieri ... viene la pelle d'oca a vedere la felicità di tutti. Nel frattempo sulla collina aumenta considerevolmente il pubblico per la corsa, c'è anche la polizia che dà ordini. Un gruppo di giovanissimi monaci si mette a pregare vicino alla statua in cui è stato allestito una sorta di tempietto poi cominciano a girare solo i cavalli che parteciperanno alle corse. Sono tre corse che partono da lontanissimo e l'arrivo è sulla cima della collina, belle le corse ma lo spettacolo è piu quello della preparazione e quello del numerosissimo pubblico, pare anche che girino notevoli scommesse. La corsa più famosa è quella che si tiene ad agosto vicino a Litang e richiama molti turisti ma penso che questa non sia certo da meno. Ripreso il pulmino dopo diverse ore ci dirigiamo verso Damba a ritroviamo un cielo molto terso con pioggerella, cominciamo la lunga salita che ci porterà al villaggio di Zhonglu: la sistemazione è semplicemente eccezionale, in una vecchia casa ristrutturata e con un panorama notevole malgrado il tempo e la cena è sicuramente una delle migliori di tutto il viaggio cosi come la colazione. C'è anche il wi-fi … dopo settimane!
Zhonglu - Luding
Scendiamo a piedi visitando alcune case-torri e il piccolo monastero, le donne in costume non gradiscono molto le foto. Suopo lo vediamo solo dal basso perchè la strada è decisamente infangata e faremmo fatica a salire. Sulla strada per Luding tantissimi i lavori in corso e il traffico aumenta considerevolmente. Rimaniamo anche bloccati due volte in galleria con un discreto nervosismo e paura che aleggiano nel gruppo. Forse si sarebbe potuto risparmiare un giorno andando direttamente a Shangli Guteng ma l'autista all'arrivo a Luding era distrutto e forse non sarebbe stato cosi lucido per affrontare altre cinque ore di strada. A Luding stanno facendo lavori in centro e per trovare l'hotel fatichiamo non poco anche perchè alcuni non sono accessibili agli stranieri.
Luding – Shangli Guteng
Dopo cinque ore siamo alla precedente guesthouse di Shangli Guteng, mi sbaglio io a chiedere il prezzo e cosi per caso spendiamo 40 yuan meno che all'andata. Il villaggio è pieno di studentesse che dipingono e passiamo il pomeriggio passeggiando e rilassandoci in questo ambiente decisamente piacevole, con turismo cinese abbastanza agiato. Ottima la cena e acquistiamo diverse tele nel negozietto nella piccola piazzetta.
Shangli Guteng – Bifengxia - Chengdu
Prima destinazione il parco Bifengxia, purtroppo il tempo è decisamente brutto cosi saliamo e poi scenderemo con un pulmino saltando la bella passeggiata che mi avevano consigliato. Vediamo pochi panda, unica differenza con Chengdu è che c'è molto meno affluenza turistica ma tutto il gruppo ha preferito la prima visita, secondo me il difetto è stata la giornata decisamente uggiosa. Dopo poche ore siamo a Chengdu e a piedi ci incamminiamo per il centro, sono circa 3 km. abbondanti di passeggiata. Prima sosta al monastero molto interessante in cui passiamo poco meno di un'oretta poi arriviamo alla piazza con la statua gigante di Mao accerchiata da grattacieli. Visitiamo il bel parco pieno di sale da the quindi saliamo su un tre ruote e il simpatico autista ci conduce velocemente in hotel dove consumiamo l'ultima ottima cena al solito ristorante tibetano.
Fine viaggio
Con calma alla mattina torniamo alla zona mercatino dell'andata per fare due passi, passare il tempo e fare gli ultimi acquisti. Salutiamo l’eccezionale autista e la guida con abbracci. Al check-in le ragazze non parlano in inglese, ce n'è soltanto una che gira e che infatti ci da una mano ... caricati i bagagli c'è un metal detector e ognuno dei nostri viene fermato, per togliere gli accendini (sequestrati) o le batterie (restituite) che vi sono all'interno.
Quindi si conclude un viaggio che definire eccezionale è quasi riduttivo!!!! E non posso dimenticarmi di ringraziare Avventure nel Mondo e i miei quattro compagni di viaggio per l’ennesima eccezionale esperienza.
Il tutto con la forte idea di tornare ancora in zona tibetana nei prossimi anni, e l’obbiettivo questa volta sarà l’Amdo.
Marco Cavallini
Itinerario del Viaggio in Sichuan
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1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 19/10/2021