Festeggiato il 25^ compleanno ( a tasti invertiti !!) parto con un caldo boia (sarà peggio al ritorno, n.d.r.) in direzione Milano dove trovo la prima sorpresa: hanno spostato la partenza degli shuttle per Malpensa dalla parte opposta della stazione. All’arrivo mancheranno due bagagli che saranno consegnati l'indomani notte in albergo a Chengdu ... il che mi conferma la buona scelta di passare la prima giornata fermi per cambiare i soldi, fare qualche acquisto importante (bombole d'ossigeno poi fortunatamente non usate, fornelletto, ecc.ecc.) ed affrontare gli eventuali imprevisti. Accoglienza all'aeroporto con il classico rito tibetano della sciarpa bianca. Consumiamo la prima cena per strada vicino all'hotel, sarà l'unica in cui soffriremo il cibo piccante infatti le lacrime si aggiungono al brodo rosso in cui intingiamo gli spiedini. Erano anni che sognavo di fare questo viaggio e finalmente posso dire che ci siamo.
Chengdu
Dopo aver dormito finalmente in un letto, partiamo per il Breeding Panda center di Chengdu che raggiungiamo malgrado il notevole traffico ... ci sono moltissimi visitatori cinesi e qualche sparuto occidentale, vale comunque la pena per vedere diversi esemplari di questo stupendo animale, dai grandi ai cuccioli fino alla varietà rossa. Ci accorgiamo subito dell'immenso successo raggiunto in Cina dai bastoncini per i selfie!!! Cielo grigio di questa città con sprazzi di pioggerella e i soliti 30C. La visita é un piccolo spettacolo, panda che giocano, cuccioli che inseguono gli inservienti ma soprattutto tre grossi panda che mangiano senza interessarsi a ciò che succede, simboleggiando un pò la pace nel mondo …sembra quasi che siano loro a godersi lo spettacolo degli umani che si accalcano dietro alla recinzione. Un panda rosso scavalca la rete e si mischia ai visitatori con nonchalance.
Uno dei piatti tipici tibetani sono i momo, dei ravioloni cotti al vapore e ripieni di carne o di vegetali, che vengono solitamente preparati all'istante per cui è necessaria una certa attesa. Scopriamo subito la mania tutta cinese di non conservare le birre in frigo cui sopperiremo in seguito facendole mettere in anticipo nei freezer. Visitiamo il vecchio quartiere ricostruito Gulaj Jilen, bancarelle e spettacolini vari, ci sediamo un'oretta in un piccolo teatrino ad assistere ad una specie di Cirque du Soleil.
Libero.it per leggere la posta chiede il riconoscimento come non robot utilizzando il servizio captcha di Google, così facendo diventa impossibile per me guardare le mail visto che Google è proibito in Cina cosi come Facebook, Twitter ed altre cosette …. No comment!!!
Chengdu– Jiajiang – Leshan – Baoguo
Affrontiamo il traffico di Chengdu, poi la superstrada quindi siamo a Yiyiang, ci incamminiamo in questo incantevole luogo molto poco visitato per ammirare le tante statue incise sulla pietra, la maggioranza decapitata ai tempi della rivoluzione culturale, e ci divertiamo anche a fotografare la gente del luogo poco avvezza, un posto magico nascosto al turismo di massa. Comincia l'abitudine dei miei tre compagni di viaggio nello sfamare gatti e cani che si incontrano per strada; avevano addirittura un sacchetto di cibo dall'Italia cui hanno aggiunto i tanti salsicciotti comprati nei supermarket locali ... è la prima volta che mi capita! Dopo un’altra oretta siamo a Leshan, saliamo sull'imbarcazione che ci porterà fin davanti al Buddha gigante, il più grande del mondo, un'immensa statua incisa e scavata nella roccia. Che sale e scende sulla statua c'è una notevolissima folla di cinesi, al che decidiamo di accontentarci della visuale dalla barca. Ci dirigiamo quindi verso Baoguo, e già lungo l'autostrada ci intercetta un auto con a bordo un personaggio che ci conduce al suo hotel, dopo trattativa accettiamo di alloggiare in questo bell'albergo dal nome cinese e ci complimentiamo per il modo di catturare clienti.
Baoguo è un luogo spettacolare con stupende incisione sulla roccia, cascate e giardini curatissimi. Visitiamo un monastero femminile in cui spicca un'enorme svastica fatta con le lattine ... non di birra, sottolinea qualcuno. Ceniamo in uno dei tanti ristorantini per strada e le ragazze impongono di scegliere dove non siano esposti animali vivi il che è tutt’altro che semplice.
Giornata estremamente interessante.
I cinesi danno l'impressione di urlare più che di parlare.
Baoguo – Shangli Guteng
Visitiamo la parte bassa del monte Emeishan, per vederlo tutto ci vorrebbero almeno due giorni e i biglietti costano anche abbastanza, ma la visita si rivela molto interessante grazie alla presenza di gruppi di fedeli al tempio Waissan raggiunto grazie ad un'ovovia. Riti su riti da parte di un gruppo di donne, i templi più vecchi erano taoisti ora riconvertiti in buddhisti … il momento clou è quando un gruppo di donne gira frenetico attorno alla statua di un elefante toccandogli il sedere, dove si nota il cambiamento di colore dovuto alle frequenti toccate.
La discesa è piena di gradini e ci mettiamo circa due ore in cui assaggiamo anche frutta locale e alcuni spiedini. Raggiungiamo poi il simpatico paesino di Shangli Guteng, e prendiamo alloggio nella guesthouse famigliare di una simpatica signora. E' un paesino per lo più ricostruito con tanti angolini interessanti, sia adesso che al ritorno pieno di giovani studenti che dipingono. E' tutto in legno e lo attraversiamo in lungo e in largo scherzando con le sue numerose venditrici. Tra gli altri conosciamo un pittore di Singapore che qui arrotonda vendendo le sue opere alla classe medio alta cinese che frequenta il villaggetto. A cena ci darà una mano per gli ordini una simpatica studentessa che parla inglese, appena finita la cena il paesino viene invaso da immensi gruppi di moscerini … fossero arrivati mezzora prima sarebbe stato assolutamente impossibile cenare.
Shangli Guteng – Luding – Kangding
Il fuso orario sembra smaltito e finalmente ci sta una bella dormita rigenerante. Salutiamo il villaggio ed il simpatico cagnolino soprannominato Blondie della guesthouse .
Luding è famosa per il ponte di catene che attraversa l'impetuoso e fangoso fiume mettendo alla prova le mie vertigini. Gironzolando troviamo un vicolo pieno di gente intenta a giocare, tavolini verdi affollati alcuni con gente che gioca con le carte da scala 40, altri con strane carte rettangolari o a domino. Arriviamo finalmente a Kangding dopo aver superato diverse gallerie, inizia finalmente la parte tibetana del viaggio, siamo a 2600 metri d'altezza. Partiamo a caccia di un ristorante tibetano che non è dove mi avevano spiegato ma grazie alla mimica e alla disponibilità dei tibetani riusciamo a trovarlo: ha un bel menu con le foto, ordiniamo un sacco di cose tra cui il pane tibetano e un delizioso tortino di patate, noodles e melanzane leggermente piccanti, il tutto con the e un delizioso liquore al ginseng ... senza dubbio uno dei migliori di tutto il viaggio. All'uscita rialziamo da terra un tibetano ubriaco disteso a terra; l'alcool è una delle grandi piaghe di questo popolo come di tutti i popoli oppressi. Solo un primo approccio alla zona tibetana e già siamo tutti entusiasti. Un pò di nascosta preoccupazione per l'altitudine che affronteremo nei prossimi giorni.
Kanding – Jili Gompa – Tagong
Notevole il traffico in uscita da Kangding, sarà l'ultima volta nella zona tibetana, e ancora lunghissime colonne di camion militari come già nella zona prima di Luding. Spesso nelle zone con curve vengono fatti sorpassi mozzafiato e la guida cinese è forse peggio della nostra infatti capiterà di vedere incidenti anche con esito drammatico. Ho provato ad affrontare l'altitudine con pillole di reischi, sostanza cinese estratto di un fungo acquistabile in qualunque erboristeria italiana. Superiamo il passo di Zedo-la a 4208 con lanci di preghiere colorate, ora si può ufficialmente dire che siamo nel vero Tibet malgrado i tanti cinesi che si fanno i selfie. C'è un pò di foschia ma superato il passo appare anche qualche spiraglio di sole. Prese le opportune informazioni a Kangding troviamo la strada per il Jili Gompa, e infatti nei pressi di un colorato chorten deviamo per il monastero, dove è in svolgimento una funzione con circa 20 monaci tra cui un bambino che prima ci insegna a pregare e poi trattiene a stento le risate quando vede nel piccolo schermo della mia fotocamera le immagini degli altri monaci.
Sul pulmino va sempre di moda il parmigiano Reggiano che ho fatto portare. A Tagong, prendiamo alloggio in una guesthouse famigliare vicino al monastero e incontriamo alcuni giovani turisti, tra cui due israeliane e alcuni newyorchesi, dopodichè gli incontri con occidentali saranno veramente rari nei prossimi giorni. L'impatto con il paesino è entusiasmante, e lo visitiamo in lungo e in largo partendo dalla khora (il cammino sacro) che comincia proprio nel vicolo del nostro alloggio. Siamo a 3747 metri quindi giusto prendersi anche qualche momento di sano relax anche se il mal d'altura colpirà un pò proprio tra oggi e domani. Nella khora tanti i cilindri di varie dimensioni fatti girare dai fedeli. Mi fermo a bere una birretta con la guida, ne approfitto per comprare un altro cartone di acqua e ci facciamo una chiacchierata. Mi racconta che il drammatico terremoto che ha devastato il Nepal ha fatto danni anche in Tibet, in particolare ha fatto danni notevoli al famoso tempio di Shigatze mentre qui in Sichuan è stato devastante nel 2008. Gironzolando senza meta per il villaggio, unica fonte di preoccupazione sono i grossi cani randagi da cui mi tengo a debita distanza. Concludiamo la serata in un caffè gestito da un ragazzo di Praga, qui da 10 mesi ma esperto di Cina e mi conferma che qui comincia il vero Tibet, dove l'oppressione cinese è ben presente ma si sente meno che nella regione autonoma, in cui i tibetani sono ormai una minoranza che difficilmente raggiunge il 10%.
In serata cominciano i primi mal di testa per l'altezza così per due giorni la farà da padrone il Diamox, un diuretico molto utile per combattere i sintomi del mal d'altura. Mentre dal monastero fuoriesce il suono dei corni, ceniamo e consumiamo l’ultimo yogurt della giornata.
Purtroppo scopro che la scuola monaci più grande del mondo (Sepa-la) che tanto mi aveva colpito nelle foto di Internazionale è assolutamente fuori dalla nostra rotta ... peccato!!!
Tagong - Litang
Notte abbastanza terribile per il mal di testa ... nei prossimi giorni ringrazierò il Diamox!! Dopo Zedong la strada è veramente bruttissima e superiamo tre passi sopra i 4000 metri. Continuiamo ad incontrare un sacco di ciclisti cinesi che pedalano lungo le salite che li porteranno da Chengdu a Lhasa in Tibet, viaggio che via terra è proibito agli stranieri. Quattro anni fa mi avevano negato il visto quando alcuni monaci si erano dati fuoco a Lhasa per protesta, da allora l’attraversamento via terra è proibito. Il passo più alto della giornata è a 4800, finalmente arriviamo a Litang, città completamente scoperchiata e infangata perchè vi stanno rifacendo l'intero impianto fognario. E' famosa per la corsa dei cavalli che si tiene ad inizio agosto e che richiama turisti da tutto il mondo. Per la città forte presenza di polizia, il monastero di Litang è considerato uno dei più ribelli ... da qui partirono i due monaci che si diedero fuoco in centro a Lhasa alcuni anni fa. I giovani hanno sempre in mano lo smartphone il che mi fa pensare che nei prossimi dieci anni le tradizioni verranno cancellate dal progresso. In hotel troviamo anche il doppio cuscino sul letto, il che aiuta a dormire con la testa alta, prassi consigliata in alta quota. Mentre scrivo mi passa tra i piedi un bel topolone il che ci porta a chiudere e sollevare da terra tutti i bagagli. Domani si scende a 3000, il che aiuterà non poco!!!
Litang - Xinlong
Migliora il sonno in quota, non perfetto ma migliore tenendo presente l'effetto diamox che fa andare in bagno ogni due ore. Fuori dall'hotel c'è una piazza piena di gente che vende e contratta erbe medicinali. Ci rechiamo subito a visitare la parte tibetana della cittadina, piena di fedeli intenti alla khora, un ambiente decisamente favoloso. Il gompa di Litang in ristrutturazione è bellissimo e gentilissimi i suoi monaci, tra cui spicca un giovane coricato per terra a disegnare con di fianco uno smartphone da cui ascolta "Bella ciao" in tibetano (almeno credo!!). Dopo una lunga visita ci trasferiamo alla casa natale del 7^ Dalai Lama, bellissima esperienza in mezzo ad anziane fedeli che vengono qui a pregare e a fare offerte. Bello anche il chorten (stupa) di Litang con tanta gente che prega in senso orario e molti dediti alle flessioni ma soprattutto a spingere un grande cilindro. Un grosso mastino tibetano ci dissuade dal visitare una tenda nomade senza la presenza dei suoi proprietari ... sarà sempre meglio aspettare l'invito! Infatti dopo pochi chilometri troviamo una grossa mandria di yak in movimento ed una bambina scalza guada il fiume per venire da noi ed invitarci a visitare la tenda della sua famiglia. Esperienza entusiasmante: abbiamo anche l’occasione di vedere uno yak appena nato mentre la madre lo lava con la saliva. Nel frattempo siamo scesi ai 3000 d'altezza ed è tutta un'altra cosa come dimostrano le sigarette che fumo in più. Ci fermiamo presso un bello e colorato chorten e andiamo a visitare un simpatico villaggio dove siamo come sempre ben accolti. Se polizia c'era a Litang, Xinlong è completamente militarizzata, un sacco di controlli di polizia e da qui a fine viaggio bloccato ogni accesso a internet. Addirittura qui in hotel non ci danno le chiavi della stanza ma dobbiamo farci aprire ogni volta che entriamo ... pare per impedire di ospitare gente non gradita o soprattutto non registrata. In molti hotel ci sono stanze ad ore spesso segnate come "triple". Finalmente oggi è apparso il sole e soprattutto un bel cielo blu!
Xinlong - Pelyul
Il Gompa di Xinlong , come sempre nella parte alta della città è abbastanza desolato, c'è soltanto qualche monaco e per strada molti cani, tra cui uno morto. Per strada riusciamo a comprare alcune lastre di pietra incise con mantra. Ci fermiamo al monastero di Lumurub, affascinante ma deserta la parte vecchia ... ce ne stiamo andando quando mi accorgo che in un prato ci sono un sacco di monaci ed è stato allestito uno spettacolo con danze , cui assistono anche diversi civili. C'è da mangiare e bere, una scenetta teatrale e poi danze con monaci dal vestito di mille colori. Purtroppo la strada è lunga e dobbiamo muoverci. Il posto di blocco poliziesco è decisamente più noioso del solito, approfondito controllo dei passaporti e ci lasciano andare dopo oltre venti minuti. Passiamo di fianco a Garze, qui sono tante le zone non consentite ai turisti stranieri. Sopra i 4000 ci becchiamo anche una veloce grandinata con un misto di neve e ghiaccio. Una volta arrivati fatichiamo non poco a trovare un hotel, alla fine cediamo per quello di mega lusso, l’unico autorizzato ad ospitare stranieri, che però tratto ad un costo abbastanza accettabile, vendono le stanze solo come doppie anche se tutte hanno un letto matrimoniale ed un altro singolo .. sempre no wi-fi. Bisogna stare attenti anche a scattare le foto visto il deciso clima militarizzato .
Pelyul – Katok - Pelyul
Anche a Pelyul il monastero é sopra al paese e stanno addobbando tutto in barba alle leggi della sicurezza per la funzione dell'indomani: un monaco su una scala con cinque che la tengono ed un sesto con un asse di legno per fare da perno!!! Obbiettivo del pomeriggio è il monastero di Katok, lunga strada sterrata che comincia a salire con notevoli tornanti e precipizi mozzafiato ma lo spettacolo del monastero merita qualunque sofferenza.
Arrivati a 4000 rimaniamo estasiati alla visione del monastero con le tante casette dei monaci abbarbicate sulla montagna. Questo di Katok è sicuramente uno dei monasteri più grandi e affascinanti di tutto il viaggio. All'interno c'è anche una parte di monastero nascosta con diverse statue salvata dalle distruzioni della cosiddetta rivoluzione culturale. Acquisto un ciondolo portafortuna da un anziano fedele, non sarà un gran affare ma sicuramente è un bel gesto ed un bel ricordo. Inoltre capisco perchè tutti mi guardano allibiti non avendo ciondoli o altri ammennicoli attaccati come porta fortuna. All’interno del monastero c’è un negozietto per i monaci molto affollato, tra cui spicca un ragazzino dal cappello fatto di peli che cerca di ottenere delle caramelle a prezzo scontato. Per strada solito noioso checkpoint della polizia. Gironzolo per la città dove incontro diversi personaggi divertenti e non mancano le occasioni di selfie con le ragazze locali. Faccio arrabbiare il bambino del negozio davanti al nostro hotel, guadagnandomi la simpatia di tutti i suoi clienti che mi offrono birra, the e sigarette. Ceniamo con tortini e noodles di verdura in un ristorantino tibetano dopo opportuna visita in cucina per farci capire. Di solito si beve the che assomiglia di più a semplice acqua calda, mentre trovare birra fresca è un sogno!! Tutte le cittadine sono cinesizzate e decisamente brutte architetturalmente, ma hanno di solito una zona tradizionale tibetana vicino al monastero.
Itinerario del Viaggio in Sichuan
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
1998 - 2024 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 20/10/2021