Beytussebap è una cittadina kurda di 10.000 abitanti a cui se ne aggiungono altri 20.000 se si considerando i dintorni. È posta in un luogo bellissimo, tra monti, vallate verdeggianti; la sua gente è ospitale, le sue stradine risuonano delle voci di tanti ragazzi.
Sarebbe bello perdersi tra le case, sui sentieri di montagna, sedersi a contemplare il tramonto. Ma a Beytussebap non si può, perché è uno dei posti più militarizzati del Kurdistan: 6.000 militari e 2.200 guardie di villaggio mostrano la loro sinistra presenza in ogni angolo della municipalità. Quasi ogni giorno ci sono scontri armati, uccisioni,sparizioni, minacce di ogni tipo; nessuno è al sicuro.
È molto difficile anche arrivarci a Beytussebap: ogni 10 chilometri c'è un posto di blocco, bisogna fermarsi, farsi perquisire, esibire i documenti ed aspettare … . La motivazione ufficiale è la vicinanza al confine con l'Iraq; tra queste montagne ci sono i sentieri percorsi da tutti coloro che fuggono dalle violenze e dalle discriminazioni : afgani, iraniani, iracheni, ma la verità è che qui i militari continuano a soffocare l'anelito di libertà e giustizia del popolo kurdo.
La situazione socio-economica è pessima: non c'è un medico stabile, ogni mese arriva un neolaureato, rimane 30 giorni, poi ne arriva un altro; tutti i lavori dei campi si eseguono a mano, mentre le opere di utilità pubblica sovente sono eseguite gratuitamente dai cittadini.
Abbiamo incontrato il sindaco, Faik Dursur, kurdo, del partito filokurdo Dehap: da quando è stato eletto, il governo di Ankara, per penalizzarlo, elargisce alla municipalità la minor quantità di contributi economici possibile, praticamente solo la quota per pagare gli impiegati statali.
Anche lui, come tutti gli esponenti di questo partito legalmente riconosciuto non è mai al sicuro: ha dovuto imparare a convivere con questa continua, lacerante incertezza. Al nostro arrivo ci accoglie con grande gioia: siamo tra i primi europei che giungono nella sua cittadina da almeno venti anni. Anche noi siamo altrettanto felici di portare la nostra amicizia e la nostra solidarietà in questo lembo dimenticato del Kurdistan turco. La nostra permanenza dura solo una giornata, ma l'essere stati testimoni di tanta paura, di tanta violenza, di tanta povertà, ma anche di tanta determinazione e di tanta voglia di pace ci fa capire come sia importante, addirittura vitale, mantenere un legame con quel posto che non compare nemmeno nelle più dettagliate cartine geografiche; per non dimenticare e per non fare dimenticare a nessuno che la violenza è figlia del silenzio.
A Beyutssebap ci sono moltissimi giovani che frequentano le scuole turche, non hanno luoghi di aggregazione, né biblioteche, né cinema.
Il governo turco impedisce qualsiasi manifestazione di identità e cultura kurda , ed un popolo senza la sua cultura muore ; per questo abbiamo deciso, insieme ad alcune classi dell'Istituto Berenini di Fidenza di contribuire alla realizzazione di una piccola biblioteca proprio nel Municipio di Beytussebap; non si è potuto farlo nelle scuole perché là la lingua kurda è vietata, come anche la letteratura, la musica ed ogni altra manifestazione artistica.
Vogliamo continuare questo progetto iniziando una sorta di realizzazione informatica: attraverso un blog in Internet che sarà creato a Fidenza i nostri ragazzi potranno scambiare idee, interessi e notizie con i loro coetanei kurdi. Abbiamo chiamato questo piccolo progetto Keskesor, arcobaleno in kurdo. L'arcobaleno crea ponti, avvicina e fa conoscere realtà lontane, contiene i colori sempre negati della bandiera kurda, il rosso, il giallo e il verde, è il nostro simbolo di pace.
E proprio di pace parla questo progetto, quella pace che si può raggiungere solo guardando il mondo con gli occhi di chi soffre e di chi è discriminato.
Abbiamo conosciuto la negazione dell'identità kurda attraverso il progetto "Terra d'asilo", volto a sostenere i richiedenti asilo; il nostro Comune è il capofila di 26 comuni della provincia di Parma . Il primo richiedente giunto a Fidenza, che ora ha ricevuto il diniego e sta affrontando il ricorso presso la magistratura ordinaria, è stato Muslum Bagmaci, kurdo. Ci ha parlato della sua vita, del Kurdistan, dei diritti negati ad un intero popolo. Siamo stati in Kurdistan come osservatori internazionali, abbiamo fatto insieme alle classi dell'ITIS un percorso EDU sfociato in un CD multimediale sul diritto d'asilo
Ora ci piacerebbe che "keskesor" fosse l'inizio di un rapporto continuativo con una delle parti più dimenticate del mondo: il Kurdistan turco, dove i più elementari diritti sono negati, dove, addirittura, chi indossa alcuni colori di cui è composto l'arcobaleno può finire in prigione.
Fotografie e riflessioni sul Newroz 2005
Fotografie e riflessioni sul Newroz 2004
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
1998 - 2022 Marco Cavallini
ultimo aggiornamento 19/10/2021