Pochi sono i cavalli e pochissime le vacche, solo nelle rare zone più ricche d’acqua e
quindi anche con più pascolo. Gli spazi sono così vasti, che è difficile
incontrare pecore, questo piccolo segno indiretto della presenza dell’uomo. Più frequenti
sono gli agili e belli guanachi, dal lungo collo, come i lama, un po’ più grandi, più
slanciati, di tonalità marroni, che vagano sempre in piccoli branchi e sembra che non
abbiano sofferto neanche della cenere del vulcano. Loro sono della Patagonia.
Il guanaco non si
addomestica, vive felice e libero, saltando senza problemi qualunque staccionata che incontri.
L’uomo può essere considerato il suo nemico. Molto più un tempo, però
ancora oggi, viene a volte cacciato da quei pochi uomini del campo patagonico, per la sua
ricchissima carne, che potrà servire per loro stessi o per i propri cani che sempre li
accompagnano e che tanto bene svolgono il loro lavoro di guidare le pecore ed i cavalli, evitando
che si perdano in tanto spazio e fornendo anche protezione contro le volpi ed, eventualmente il
puma. E' una delle risorse di vita per chi è costretto a vivere di quello che può
offrire la Patagonia, che non è certo molto.
E' facile avvicinarsi abbastanza ai guanachi,
fino a quando non decidono di scappare saltellando, ubbidendo allo istinto sul potenziale
pericolo. Solo il puma può essere un altro minore pericolo per i suoi cuccioli. E' più
pericoloso per le pecore che vivono sempre disperse negli spazi aperti. Per fortuna il puma, più
frequente nelle zone montagnose delle Ande, è abbastanza scarso. Praticamente non si fa
vedere mai dall’uomo, ed in forma diretta non costituisce pericolo alcuno.
Tutto ciò fa parte della vita di quei incaricati, che vivono in quella totale
solitudine, in qualche estanzia, che può sembrare abbandonata. E nella Patagonia più
interna, loro stessi sono effettivamente abbandonati e dimenticati da tutti. Qui la verità
può raggiungere aspetti drammatici e mostrare uno degli aspetti della vera e cruda Patagonia.
Abbandonati, tanto abbandonati, che non si può riuscire a capirlo facilmente come ciò
possa essere. Tanto soli da, a volte, avere quasi perso l’uso della parola, da avere timore dell'eventuale
visitante, cosa così rara che possono passare anni senza che ciò avvenga. E'
difficile crederci, ma è realtà.
Quando si gira per l’interno della Patagonia e si passa per zone ove si sa che chissà da
quanto tempo nessun’altro è passato: settimane, mesi, anni o mai, allora si deve prevedere
che potremmo incontrare qualcuno di questi eremiti della Patagonia. Sarà una
buona abitudine, quasi doveroso, fermarsi presso le estanzie che eventualmente si raggiungono.
Soprattutto se possono sembrare abbandonate. Lì potrebbe vivere qualcuno, uno di questi incaricati,
magari tra i più anziani e bisognosi. Con un poco d’occhio ci potremo rendere conto se è
effettivamente abbandonata o no: se ci sono galline, resti o tracce recenti, se vi sono cani che
senza l’uomo non vi restano. Effettivamente l’uomo potrebbe essere chissà dove all’intorno o forse
in casa. Lui sicuramente ci ha visti fin dal nostro lontano apparire. Potrebbe persino nascondersi
per non farsi vedere. E' tanto abituato alla solitudine, che potrebbe temere di un evento tanto
insolito: una visita. Però dobbiamo sapere avvicinarci, dobbiamo saper trattare con persone,
per forza di cose di ben poche parole. Dovremo avvicinarci con molta modestia e tenere presente
che la nostra visita potrebbe risultare il fatto più importante per molti altri mesi.
Potremmo lasciargli qualcosa. Inutile lasciargli denaro: tanto o poco, a che serve il denaro nella
Patagonia profonda? A niente. Così come hanno perso di importanza il calcio e la politica,
anche il denaro non serve a nulla. Qualcosa da mangiare? Certo questo potrebbe essere molto utile
e per almeno una o due volte alleggerirebbe il carico del lavoro abituale per procurarsi il cibo
in questo equilibrio ormai instaurato con la Patagonia. Certamente sarebbe ben gradito. Ricordiamoci,
però, che potrebbe risultare più gradito, per esempio, un buon sacco di farina con
la quale si fanno delle torte, che, se pur di semplice farina, fritte in grasso
animale, risultano come delle pagnotte molto ricche, o che tali sembrano nel contesto dell'ambiente.
Ma la cosa più preziosa, il più delle volte, potrebbe essere di offrire un piccolo
lusso a questa gente tanto sprovvista di tutto ciò che a noi, uomini della città,
ci sembra indispensabile. Nulla di meglio di un pacchetto di sigarette (ed anche i fiammiferi).
Io, che non fumo, ho preso l’abitudine di fornirmi di stecche di sigarette per queste occasioni.
Occorre essere generosi, però in giusta misura, non tanto da far diminuire a ciò
che si offre il valore che chi lo riceve crede cha abbia.
Tante volte con un pacchetto di sigarette ed un tratto cordiale e comprensivo si ottiene la più
ampia disponibilità, le più ampie informazioni su tutti i più piccoli segreti
dei dintorni. Per noi, che stiamo esplorando, possono essere informazioni preziose. Senza
difficoltà l’uomo si offrirà ad accompagnarci, anche giorni interi. Per lui oggi e
domani è lo stesso; dopo una giornata ne viene un’altra generalmente uguale e tutto ciò
sarà come una festa. Ci offrirà da mangiare, di quello che fa lui, senza mostrare
di pretendere altro in cambio, anche se certamente sarà doveroso cercare di lasciargli
anche di più di quanto lui ci offre.
E così è che sentiremo i racconti più veri della Patagonia, anche se di
poche parole mal concatenate e mal espresse: le previsioni sul clima che verrà, soprattutto
se potrà essere più secco del normale, che è il grande timore; come vanno
gli animali, se c’è e dove sta la volpe e se il puma non ha fatto notare la sua presenza;
come vanno le cose ora, un po’ di anni dopo la pioggia di cenere vulcanica; ed anche sentiremo
quando è passata di lì l’ultima camionetta e le varie congetture su questo evento.
Non c’è altro da dire; a volte si parla della salute e di qualche progetto relativo ad
aggiustare qualche cosa in casa. Di questo, però, si parla solamente una volta entrati in
confidenza ed i programmi quasi sempre rimarranno solo programmi. Sentiremo pure che il nostro
uomo, l’ultima volta che si è mosso di lì è stato due anni fa, quando andando
al Paese (uno di quei paesi patagonici di cui si è già parlato) andò
anche dal medico. E ne parla come se fosse stato ieri, ricordando le raccomandazioni del medico,
però conservando ancora quelle medicine per l’ulcera, per usarle solo in caso d’emergenza.
Ci racconterà pure che il suo amico più vicino, don Cirillo, è quello
dell’estanzia più vicina, da dove noi veniamo e che effettivamente è a solo 3
leguas in linea d’aria (15 Km), abbastanza di più per via di terra: però a cavallo
si può accorciare abbastanza. E' l'unica visita che può fare a cavallo in giornata,
cosa che, però, la fa molto raramente, meno di una volta al mese. Teoricamente avrebbe
anche un altro amico, ma in effetti si vedono quasi mai perchè, a cavallo, un giorno non è
sufficiente.
Se per il nostro lavoro di ricerca giriamo più giorni nella stessa zona, sarà un
bell’aiuto reciproco appoggiarci alla casa del nostro uomo a mezzogiorno per mangiare. Potremo
riscaldare il cibo ed avere un riparo se c’è vento o freddo. Naturalmente divideremo il
mangiare col padrone di casa, lasciandogli qualche cosa in più. A parte il fuoco a legna
(a cespugli), ha anche un cucinino a bombola che usa quando ha gas. Così sarà molto
opportuno portagli una bombola piena alla prima occasione possibile. Faremo felice l’uomo e noi
stessi potremo scaldarci le nostre cose.
E così quando vogliamo approfitttare di questo
punto di appoggio, anche se il nostro uomo è in qualche parte nel campo, potremo entrare
in casa lo stesso. Ovviamente non esistono chiavi. Lui quando si libererà dal suo da fare,
ci raggiungerà. Lui ci avrà visto da tempo e magari tarderà a proposito per
non disturbarci. Questi saranno giorni felici per lui; potrà passare il pomeriggio
riposando, tanto si trova il cibo già pronto per la sera ed anche per l’indomani; e si
tratta per lui, di un cibo di festa. Il suo grande lavoro potrà essere, d’accordo con noi
(anzi saremo noi che glielo proporremo), di accumulare ai bordi della pista di transito, quanta
più legna che possa, così da caricargliela con la camionetta e portagliela a casa.
Soprattutto si raccoglie un cespuglio chiamato El Calafate di rametti sottili di un legno
durissimo e di un colore interno, giallo intenso.
Ci è capitato di avere vernice in più.
Regalandogliela gli abbiamo dovuto spiegare come si usa. Al momento non ho fatto in tempo per
vedere i risultati della applicazione, sempre che anche questo non sia stato uno di quei programmi
mai realizzati. La prossima volta che ritorneremo dopo essere stati in città, gli
porteremo anche, nuove, le sue medicine; è una promessa che si deve mantenere.
Però non tutti questi pochi uomini patagonici sono così fortunati da avere incontri
ravvicinati e non tutti sono così socievoli. Per esempio, lo stesso Cirillo,
già menzionato come l’unico amico del nostro uomo che vive nell’estancia da noi affittata
e resa base operativa, sembra che abbia perso l’uso della parola. L'unico che io abbio sentito da
lui è stato un gutturale uu, uu, per dire sì, e non è muto.
Tanti sono gli episodi che posso raccontare a proposito.
Il vecchietto abbastanza acciaccato, nella zona della cava Olloa (si pronuncia con un suono simile
a Osgioa, che, però in italiano non c’è). E' una zona con porfido
finemente stratificato e ciò fa sì che la pietra, anche di un bel colore e grana e
molto resistente, si può facilmente estrarre in lastre ed utilizzare per rivestimento e
pavimento. Lui, con picco e pala, nel suo tempo senza fine, ogni tanto, poco alla volta, stacca
qualche lastra che appila ben ordinata in attesa che qualcuno gliela compri. In
effetti c’è stato un periodo che era stata avviata una attività estrattiva nelle
vicinanze, ora abbandonata. Quindi c’è stato un periodo che ogni tanto qualcuno passava di
lì. Così è che, per dargli un poco di soddisfazione, la si comprava, più
che con denaro, in cambio di qualche cosa. Questo per umanità, per quella umanità
che nella Patagonia è molto più accentuata che nella città, ove spesso, in
fin dei conti, c’è gente molto più sola che nella Patagonia.
E' un uomo abbastanza anziano che ci si chiede quanto ancora potrà durare. Effettivamente
è anche un po’ colpito dall’età e dall’isolamento totale, tanto che tutte quelle
visite che ci racconta, in realtà ci sono state solo nella sua mente. Sono andato a
trovarlo in più occasioni e sempre mi chiedeva se avevo incontrato qualcuno che, secondo
lui, era appena andato via, giusto sempre per il lato da dove io arrivavo. Persino una volta mi
raccontò della polizia che, anche questa, secondo lui, era andata via da poco e che era
stata lì per controllare che nessuno rubasse quella pietra che lui preparava e chissà
che altro. Sicuramente tutte cose che lui non si ricordava più dove lasciava.
Lei sì che è buono ... e non è come il mio padrone che non mi porta
mai nulla. E' questo che mi diceva quando gli regalavo un pacchetto di sigarette ... e
ne aggiungevo un secondo al momento di lasciarlo. Per lo meno, col suo sognare,
forse si sentiva un poco meno solo, anche se, in realtà per un poco di tempo dopo la mia
partenza, rimaneva in compagnia solo di quelle preziose sigarette, e dopo neanche di quelle.
Sono tanti gli episodi simili, tutti diversi, ma con lo stesso significato.
So di un vecchietto che si nascondeva per non farsi vedere e fu trovato solo dopo essere stati
sul posto più volte, incuriositi da alcuni di quei segni che indicavano la presenza di
qualcuno e, perciò, sembrava strano non poterlo incontrare. Lo si è potuto
incontrare, avendo sospettato qualcosa, solo dopo essere ritornati di nascosto,
facendo finta di andarsene. Era effettivamente un vecchietto bisognoso, che, alla fine, non ha
rifiutato quanto gli si è potuto lasciare.
Ancora più triste l’episodio del vecchietto che andava lentamente perdendo la vista, forse
per cataratta, e non voleva ammetterlo. L’ultima volta che si parlò con lui, stentava
perfino a mettere la legna nel camino. A nulla valsero tutti i tentativi per convincerlo a
portarlo al paese. E' voluto restare lì.
Sapendo della situazione, si ritornò un'altra volta a trovarlo, alla prima occasione
possibile, però questa volta lo si trovò morto, vicino al suo camino.
Questa parte di questa "storia infinita", la termino qui. Voglio solo ricordare che gli stessi
nomi della Patagonia, ciascuno di loro spesso è decisamente descrittivo o ricorda chissà
che eventi come quelli di cui si è detto. Eccone alcuni:
La Esperanza, Puerto Deseado (Porto Desiderato), El Milagro (Il Miracolo), Las Dos Lagunas,
Cierra Chata (Collina Piatta), Pico Truncado (Picco Troncato), Capo Buen Tiempo, Monte Triste,
Mata la Jugada (Ammazza la Giocata), Bajo Fuego (Sotto Fuoco), Punta Desengaño (Punta Inganno),
Loma de Los Perdidos (Lomo dei Persi), Meseta del Viento, Meseta del Quemado (del Bruciato),
Meseta Desocupata (Disoccupata), Capo Curioso, Piedra del Aguila (Pietra dell'Aquila), ...
Ed a questi si aggiungono alcuni nomi propri di persona (La Maria, Punta Laura) od anche:
Gobernador Mayer, Florentino Ameghino, come pure alcune date come: 11 di Settiembre,
28 de Julio, etc. Non mancano neanche alcuni nomi rimasti in lingua indio locale (Putrachoique,
PicùnLeufu, Colàn Conhue, ecc.), ed anche alcuni nomi portati chiaramente dai primi
europei anche non spagnoli (Tedeschi. Inglesi, Italiani, etc.)
di Sergio Cucchiara (Uruguay)
Un secondo racconto di Sergio: "Un'altra cosa"
Alcune foto del mio viaggio in Patagonia
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ultimo aggiornamento 20/10/2021