Ci siamo, questa secondo me è la parte più bella del viaggio, insieme a Cuzco e al Lago
Titicaca.
E' sicuramente la parte del viaggio che più mi ha colpito per diversi motivi, perché è
un'immersione totale in una civiltà affascinante e misteriosa come quella Inca, perché il
Camino Inca si svolge tutto in altura: dai 2800 mt della partenza per salire a 4200 e
ridiscendere a 2400 di Machu Picchu, perché visiteremo una delle cittadelle più famose
al mondo in assoluto, perché si camminerà attraverso sentieri sulle Ande con scorci panoramici
mozzafiato, perché, comunque per quanto questo trail non viene presentato come uno dei più duri, fisicamente parlando, per noi, complice la pioggia è stato duro e abbiamo dovuto superare dei momenti di notevole sforzo, vi assicuro che camminare a 4000 mt con uno zaino in spalla di 7-8 Kg di peso è DURA.!
Ogni volta che vedevo i portatori, con molto più peso del mio, ma molto di più, anche 5 volte
tanto, con scarpe, beh chiamarle scarpe è un po' troppo, il più delle volte sandali o scarpe da
tennis ridotte a brandelli e li vedevo sbuffare comunque superarmi quasi di corsa pensavo che
tipo di merd..a fossi!.
Andiamo per ordine partiamo da Cuzco con un pulmino dove oltre a noi c'erano gli altri 3
componenti del nostro gruppo , ragazzi di altri gruppi e un buon numero di portatori.
Prima di arrivare alla partenza vera e propria del Camino Inca facciamo due brevi soste
ristoratrici, una a Urubamba e una ad Ollantaytambo ma ci fermiamo talmente poco tempo che
riesco solo a ricordare che in piazza principale c'era un raduno di motociclette.
Arriviamo in un piazzale nei pressi del Km 82 della ferrovia che collega Cuzco con Aquas
Calientes, qui viene allestito un campo, pranziamo e siamo pronti per partire.
La nostra guida si chiama Gonzalo, ci spiega un po' sommariamente quello che saranno i
prossimi tre giorni e ci dice che oggi pomeriggio dovremo fare 8-9 Km in salita leggera e
che saremo al campo per il tramonto.
Le sue parole ci tranquillizzano per la giornata, ma i prossimi 2 giorni cioè quando
saliremo fino a 4200 mt e poi scenderemo fino a 2800 ci preoccupano non poco visto che ci
hanno caricato gli zaini anche con i sacchi a pelo e i materassini, ma intanto si parte.
La giornata per il momento si presenta limpidissima con colori intensi e le vette delle Ande
circondate da nuvole bianche e dense.
Siamo allegri e tranquilli e superiamo di slancio il ponte tibetano che dà il via al
camino Inca e iniziamo il cammino attraverso una valle formata dal rio Urubamba, camminiamo in
questo dolce sentiero in leggera salita per un paio di ore, ci lasciamo alle spalle un
arcobaleno che circonda tutta la valle, si perché nel frattempo il cielo si è scurito e alle
nostre spalle ha iniziato a piovere, fin quando non arriviamo, dopo aver superato uno strappo
in salita ripidissimo, su un punto panoramico da cui possiamo vedere in basso il primo sito
archeologico di Llactapata, uno spettacolo incantevole.
Adesso si sta facendo freddo e il cielo è sempre più grigio, tanto che quando ci rimettiamo
in cammino inizia a piovere, e il sentiero man mano che si va avanti inizia a farsi sempre più
duro, camminiamo praticamente per altre tre ore sotto una pioggia battente senza neanche
la possibilità di goderci i paesaggi che questa valle ci offre.
E' quasi notte, vediamo a malapena il sentiero con una piccola torcia ma anche se siamo
l'ultimo gruppo ad arrivare possiamo festeggiare la nostra prima meta.
Siamo completamente zuppi, dalla testa fino ai polpacci perché le scarpe da trekking hanno
fatto il loro dovere, perfino le mutande sono fradice, ci infiliamo nella tenda che ci spetta,
infatti i portatori hanno già montato tutto il campo, Annalisa mi guarda con aria truce e mi
dice " Guarda Diego che non dobbiamo scontare nessun reato, un altro viaggio come questo e ti
mollo all'istante!!!!" beh OK ha ragione quindi non le rispondo nemmeno, faccio passare un po'
di tempo sperando che l'incazzatura sbollisca, poi troverò il modo di farmi perdonare!
Dopo aver fatto salti mortali per indossare degli abiti asciutti usciamo dalla tenda, siamo in
tre gruppi, circa 20 persone raccolte sotto una capanna di paglia senza pareti, pronti per la
cena, nel frattempo il cielo è diventato limpido e illuminato da una quantità incredibile di
stelle.
Per prima cosa ci offrono un mate caldo di coca poi avanti con la cena, nel frattempo Anna si
è un po' tranquillizzata e ha iniziato a vedere anche il lato positivo, siamo in un posto
bellissimo in mezzo alle Ande, nei pressi di una casa abitata da contadini dove scorazzano
all'aperto pulcini, vacche, galline, maiali e soprattutto siamo tutti nelle stesse condizioni.
Il suo morale migliora notevolmente quando Gonzalo, la guida, dice che per il giorno successivo,
visto che il percorso sarà molto, molto duro c'è la possibilità di ingaggiare dei portatori.
Lei, anzi noi, non ci pensiamo 2 volte e decidiamo di ingaggiarne uno e di affidargli uno
zaino.
Alle 21 siamo già in tenda che dormiamo come sassi.
La sveglia è alle 5.30 per far colazione alle 6 e partire intorno alle 6.30. Veniamo svegliati
da alcuni portatori che ci offrono del mate di coca, serve per alleviare il male d'altura,
mi affaccio dalla tenda e scopro che la giornata almeno per il momento è bella, per fortuna.
Come da programma alle 6,30 siamo già in cammino sul sentiero, oggi percorreremo 14 km con un
dislivello di 1200 mt in salita, da 2800 a 4200 e di 400 mt in discesa fino a 3800 dove ci
sarà il nuovo campo.
Alle 7,30 siamo al primo check-point dove ci controllano passaporti e biglietti.
La giornata almeno per ora continua ad esser bella il cielo è terso e possiamo vedere le vette
andine innevate, dinanzi ai nostri occhi si erge il monte Veronica alto 5800mt circa.
Dapprima la salita è abbastanza dolce e superiamo agevolmente la prima parte del sentiero
che è arido privo di vegetazione, ma già dopo un'ora di cammino la strada si fa molto, molto
più ripida e la fatica, complice l'altitudine inizia a farsi sentire.
Siamo intorno a quota 3500 e superimo una bella zona di foresta umida, ci sono molti alberi
per la maggior parte ricoperti di muschi e licheni di color verde e arancione, quando, verso
le 11 della mattina ci troviamo in un grande spiazzo, dove volendo si potrebbe comprare acqua
potabile ad un prezzo folle e dove facciamo una pausa ristoratrice.
Ci mettiamo di nuovo in cammino sul sentiero, ora ripidissimo che costeggia un ruscello,
purtroppo il tempo è cambiato le nubi ci hanno circondato e in poco tempo inizia una
pioggerellina che man mano diventa un vero e proprio temporale.
Arriviamo al passo, Warmiwanusca a 4200 mt di quota, che abbiamo di nuovo indossato i Poncho,
siamo fradici d'acqua, stanchissimi per la salita, ed ora come se non bastasse la pioggia si
è tramutata in grandine, la temperatura si è abbassata notevolmente, noi che eravamo in maniche
di camicia quasi geliamo e la macchina fotografica non ne ha voluto sapere di far delle foto.
Dimenticavo il frastuono dei tuoni a questa quota è incredibilmente forte.
Non abbiamo né il tempo né la voglia di fermarci al passo, tanto la natura ci ha privato dello
spettacolo che ci sarebbe stato in condizioni climatiche migliori, iniziamo la discesa per
arrivare al campo il prima possibile.
Nel primo pomeriggio siamo in tenda, le gambe per lo sforzo fatto soprattutto nella discesa
tremano quasi, andiamo in tenda ci asciughiamo e via a mangiare qualcosa. Non è che ci sia molto
da fare, ma almeno ora ha smesso di piovere e trascorriamo il pomeriggio in tenda a
trascrivere appunti e leggere qualcosa.
Di nuovo cena molto presto e in tenda per dormire alle 21, stanotte visto la quota farà anche
discretamente freddo, nulla se paragonato alle temperature della zona nel loro periodo
invernale, luglio e agosto, ma almeno in quei mesi non piove mai!
Dormiamo profondamente fino alle 5 del mattino nonostante il freddo quando, come al solito,
ci svegliano i portatori offrendoci mate de coca.
La mattina di nuovo il cielo è limpidissimo e sgombro di nubi, lo spettacolo che abbiamo
all'alba è favoloso , una vallata verdissima sotto di noi e le vette andine innevate
davanti ai nostri occhi.
Anche oggi partenza in perfetto orario ore 6.30, dimenticavo l'organizzazione del Camino inca
è impeccabile, partiamo dal campo che le tende sono ancora montate, arriviamo al successivo e
troviamo di nuovo le tende installate e il pranzo o la colazione pronta, d'altronde i portatori
ci superano lungo i sentieri.
Nelle prime ore della mattinata percorreremo di nuovo il sentiero in salita, fino a
raggiungere un passo a 4000 mt, subito dopo un breve tratto incontriamo le prime rovine inca
della giornata, Runturacay, una struttura a forma semicircolare da dove, vista la posizione,
si possono osservare tutti i passi montuosi della vallata compreso quello dove ieri abbiamo
preso la grandinata: Warmiwanusca o passo della donna morta, per la forma della roccia che
sovrasta il passo. Ci vuole veramente molta fantasia per vedere una donna morta in quella
roccia, probabilmente il quantitativo di foglie di coca che masticano i locali aiuta molto!!.
Saliamo ancora fino a raggiungere il passo a 4000mt e solo per pochi istanti non riusciamo a
vedere dinnanzi a noi le vette innevate della Cordigliera Vilcabamba, si è alzata una fittissima
nebbia.
In compenso, dalle precedenti rovine stiamo camminando sul vero e ancora intatto sentiero inca,
un insieme di gradoni costruiti con rocce disposte ad incastro, pensare che il sentiero
percorso fino ad ora necessita di lavoro di manutenzione ogni 4-5 anni e che questo è ancora
stabile e integro, fa capire ancora una volta quanto architettonicamente gli inca fossero
evoluti, e comunque il solo pensiero di camminare su un sentiero di 500 anni fa circa rende
il tutto ancor più affascinante.
Da ora in poi per noi sarà quasi e solo esclusivamente discesa, in poche ora faremo 1000mt di
dislivello.
Dapprima raggiungiamo la città di Sayacmarca dove Gonzalo si dilunga nella spiegazione della
"città dominante" passando poi a descrivere miti e leggende incaiche raccontato tutto con
estrema enfasi, penso o è un grande attore oppure è veramente affascinato da questa civiltà.
Dopo un'ora circa, di nuovo di discesa per raggiungere Phuyupatamarca o città sopra le nuvole.
Prima di arrivare qui siamo immersi nella valle che porta a Machu Picchu, si può ammirare
anche il Rio Urubamba e tutte le varie montagne che compongono la vallata ma non c'è punto
alcuno da dove si può ammirare la cittadella più famosa.
Dopo la città sopra le nuvole costruita nel mezzo della valle sacra e resa famosa soprattutto
per le vasche cerimoniali dove ancora scorre l'acqua a caduta una sull'altra,
ci troviamo nella foresta nebbiosa e umida e con una discesa vertiginosa raggiungiamo
l'ultimo campo situato presso le rovine del sito Winay Wayna.
Il tempo di sistemarci in tenda di fare un giro nei pressi dell'ostello dove stasera mangeremo
al coperto, seduti, e al caldo, andiamo a vedere le rovine, insieme ad Antonio e Nadine.
Secondo me questo per ora è il sito più bello che abbiamo visitato, il suo grado di
conservazione è ottimale e le parti in restauro sono solo il 40% del complesso.
Si trova sulla sommità di una montagna e sulle sue pendici si sviluppano le ormai
famose terrazze coltivate a coca e iuta, già coca, qui siamo praticamente agli inizi della
foresta amazzonica e le piante di coca possono essere coltivate.
Il nome del sito può avere due origini uno è: per sempre giovane, l'altro trae origine dal
nome quechua di un'orchidea che fiorisce tutto l'anno in questa zona. Riusciamo effettivamente
a vedere l'orchidea fiorita anche sulle mura incaiche.
Possiamo apprezzare la precisione degli incastri delle pietre, l'inclinazione verso
l'interno delle mura, la forma trapezoidale delle finestre, come ho già detto costruivano
in questo modo per motivi antisismici, e vediamo anche la struttura delle doppie porte,
anche queste a forma trapezoidale, che separavano alcune delle costruzioni più importanti,
solitamente posti di importanza religiosa o case di persone di ceto sociale elevato.
Rimaniamo fino al tramonto quando il sito viene chiuso ai visitatori.
Stasera ci sarà una specie di festa di chiusura, i portatori ci omaggiano con una cena
particolare, squisita, di almeno 10 portate poi a fine cena, dopo aver dato loro la mancia
tutti sul piazzale dove, al ritmo di musica andina e commerciale, con cerveza Cuzquegna che
scorre a fiumi, si balla fino a mezzanotte circa.
Purtroppo intorno a mezzanotte inizia a piovere violentemente e la mattina alle quattro,
quando ci svegliano, vediamo che la tenda si è imbarcata sotto il peso dell'acqua, non sono
di buon umore, ho il terrore che la pioggia mi rovini la giornata che da tanto tempo aspettavo.
Facciamo colazione e siamo sul sentiero che ci porta alla Porta del Sole "Intipunku" alle 5,30.
Il mio umore peggiora sensibilmente, il tempo a sì smesso di piovere ma c'è una nebbia
talmente fitta che a malapena si riesce a vedere a 10 mt di distanza, comunque percorriamo
velocemente il sentiero che attraversa la foresta nebbiosa, ho capito perché si chiama così
e alle 6,30 siamo alla Porta del Sole per vedere Machu Picchu all'alba illuminato dai primi
raggi solari.
Lo spettacolo è terrificante, come in una giornata autunnale e nebbiosa in pianura padana,
non vedo nulla... sono assolutamente intrattabile e irascibile... vedo sfumare così uno dei
sogni che ho fin da bambino!!!!
Ma ormai ci sono, mi rassegno, cerco di risollevarmi un pochino il morale e continuiamo verso
l'ingresso delle rovine dove arriviamo verso le 7,30 circa.
Nel frattempo la situazione climatica è leggermente migliorata ed è uscito un leggero sole e
si riesce a vedere qualcosa, la prima vista delle rovine mi fa passare del tutto
l'umore nero che avevo poco prima.
Ora la più famosa cittadella Inca ci si apre davanti in tutto il suo splendore,
è posizionata sulla sommità di un monte ai cui piedi scorre impetuoso il rio Urubamba, la
vallata è verdissima e circondata da altre montagne che sembrano disegnate a cono rovesciato,
su una di queste, la più alta, si erge un altro piccolo gruppo di rovine Huayna Picchu da dove
si può godere di un'altrettanto splendido panorama, a rendere tutto più affascinante e
intrigante ci sono anche le nuvole ora più basse rispetto Macchu Picchu, rimango incantato
alcuni minuti come un ebete ad osservare lo spettacolo!.
Ancora è molto presto e in giro per le rovine c'è poca gente, quasi solo ed esclusivamente
i partecipanti al Camino Inca così in compagnia di Gonzalo iniziamo la scoperta della
cittadella.
Ponzalo, con la sua ormai proverbiale passione coinvolgente, in ogni punto di interesse ci
fornisce delle spiegazioni, attraversiamo in successione dapprima un albero con dei fiori,
ci dice, altamente allucinogeni, usati dagli sciamani nei riti, tipo il peyote messicano,
poi delle vasche cerimoniali, il tempio del sole, la finestra dei serpenti, la Tomba Reale,
la zona cantiere da dove venivano prese le pietre per la costruzione dei palazzi, la piazza
del Tempio delle tre Finestre, il Tempio principale e l'Intihuatana, famoso sasso scolpito
dove i sacerdoti potevano prevedere i solstizi, per finire il giro presso una pietra scolpita
raffigurante la testa del condor che insieme al puma e al serpente sono gli animali sacri della
civiltà Inca. Il condor raffigura la vita spirituale e qui è scolpito su una pietra, il puma
rappresenta la vita terrena ed è raffigurato grazie a giochi di ombre e luci al tramonto, il
serpente identifica la vita dell'aldilà ed è presente grazie al Rio Urubamba che scorre a zig
zag sotto la città, sulla valle, prendendo le sembianze del rettile.
In questa zona Gonzalo prima di lasciarci dà il meglio di sé e inscena un piccolo rito
propiziatorio di buona fortuna a nostro favore.
Rimaniamo soli e trascorriamo almeno altre due ore in giro alla scoperta di posti oppure
solo seduti ad ammirare tutto quello che ci circonda., vorrei anche salire a Huayna Picchu
visto che ora la giornata è bella e si potrebbe godere di un bellissimo panorama di
Machu Picchu dall'alto ma dovremo salire per un'altra ora e Annalisa non se la sente proprio.
Usciamo dal sito per l'ora di pranzo, ci dirigiamo ad Aquas Calientes, un piccolo villaggio alle
pendici di Machu Picchu, dove nei pressi di un ristorante dobbiamo ritirare i biglietti del
treno per il ritorno a Cuzco.
Aquas Calientes è un villaggio nato solo ed esclusivamente grazie a Machu Picchu,
tutta la vita si svolge intorno alla ferrovia che divide in due il villaggio, non
c'è gran che da fare se non una sosta alle acque termali, ma visto che alcuni locali me le
hanno sconsigliate perché troppo frequentate, trascorriamo il tempo che ci divide dalla
partenza del treno a mangiare panini e bere della cerveza Cuzquegna, quando alle 17 ci
imbarchiamo sul treno diretti ad Ollantaytambo, già perché l'agenzia non ha trovato i
biglietti per Cuzco, poi da lì in qualche modo ci dovremo arrangiare.
Il trenino delle Ande, utilizzato esclusivamente dai turisti, è in ottimo stato, è composto da
un solo vagone che fa anche da motrice, ha il tetto vetrato in modo da poter godere del
panorama circostante, durante il viaggio vengono offerte bevande e venduti souvenir.
Passiamo di nuovo attraverso la vallata che solo tre giorni prima abbiamo lasciato per
addentrarci tra le montagne, mi scorrono davanti agli occhi le immagini più belle, ma
anche quelle più faticose di questi ultimi giorni, poi proprio al tramonto attraversiamo
una vallata dove alla nostra sinistra si innalza il Monte Veronica, il tramonto è spettacoloso
il cielo è limpidissimo e sgombro di nuvole, le vette innevate passano da essere di un
bianco accecante ad un caldissimo color arancio mentre tutto intorno cala la sera.
Arriviamo ad Ollantaytambo che è già buio, prendiamo il primo autobus diretto a Cuzco dove
arriviamo dopo circa due ore, alle 20,00 circa.
Il tempo di darci una ripulita, uscire per mangiare qualcosa, tornare alla piccola locanda e
svenire in un sonno profondissimo fino alla mattina seguente.
Chincero Moray Maras Urubamba
Oggi insieme a Camilo e un'altra coppia di anziani italiani faremo un giro per altri luoghi
delle valle Sacra, visiteremo Chinchero, Maras, Moray e a pranzo saremo a Urubamba
presso una casa famiglia per bambini che hanno subito maltrattamenti di vario genere,
progetto al quale contribuisce la Piccola Locanda.
Partiamo per il giro insieme a Frizzi e Valeria, sul Pick-up di Camilo che ci farà da guida,
diretti a Chinchero dove visitiamo le rovine, ma dopo aver visto Machu Picchu non è che
ci fanno una gran impressione se non per il fatto che i sassi che le costituiscono sono
di color rosa e per alcune interessanti spiegazioni di Camilo sulle teorie di costruzione
dei muri inca e sulla civiltà inca, sembra molto, molto istruito in materia, ci dirà poi
che queste informazioni le ha avute dalla madre che è una ricercatrice e studiosa dei testi
scritti sulla civiltà inca.
Interessante è anche la chiesa edificata dai conquistadores spagnoli sopra il vecchio e da
loro demolito tempio inca: come quella precedentemente visitata prima di arrivare a Cuzco
è in stile coloniale e completamente decorata stavolta con delle immagini floreali.
Tornando al Pick-up attraversiamo il villaggio con l'immancabile piazza dove i campesinos
allestiscono il solito e immancabile mercatino artigianale, siamo agli ultimi giorni e ne
ho visti ormai troppi, passo quasi senza guardare.
Ci dirigiamo ora verso Salinas dove in mezzo ad una vallata con la terra di color
rosso bruciato spicca lungo il costone della montagna una zona bianchissima, sono delle
saline e anche queste risalgono all'epoca incaica.
Ci sono un'infinità di vasche disposte su diversi livelli di quota, queste vengono riempite
con l'acqua calda di una sorgente che si trova sulla sommità del monte, che è carica di
sali grazie alla conformazione del terreno, poi le vasche vengono chiuse, in alcuni
giorni l'acqua evapora e si può così estrarre il sale che dopo esser stato raffinato può
essere utilizzato per scopi alimentari.
Quello che più è affascinante di tutto questo sistema è il riempimento della vasche,
avviene in maniera del tutto automatizzata, si! un uomo servendosi di stracci attraversa
tutte le vasche, aprendole e chiudendole in base a delle regole che si tramandano da secoli.
Io e Anna ci facciamo un giro per le vasche mentre i nostri due compagni sono rimasti sopra
la collina ad ammirare il paesaggio e Valeria fa anche uno schizzo del posto con degli
acquerelli su un diario di viaggio.
La prossima visita è all'anfiteatro di Moray.
Si tratta di un posto strano e misterioso, sempre di origine inca, in una vallata ci sono
tre cavità a forma circolare, sembra assodato che non sono naturali ma sono state scavate
manualmente, su ognuna di queste sono stati costruiti diversi livelli di terrazze concentriche,
da più piccole a più grandi partendo dal basso verso l'alto, sembra che ogni terrazze abbia un
proprio microclima con temperature diversa una dall'altra a seconda della profondità e ogni
terrazza praticamente raffigura una certa altitudine rispetto il livello del mare, si pensa
quindi che gli inca usassero questi crateri come un laboratorio agricolo dove poter
sperimentare che prodotti coltivare a quali altitudini e in quale periodo dell'anno!!!
STRABILIANTE.
Adesso ci sono anche altre spiegazioni molto più fantasiose come quelle in base alle quali
si pensa che questi crateri siano piste di atterraggio per navette extraterrestri, oppure
quella che dice che questo sia un punto dove la terra sprigiona una particolare forza
infatti molti sciamani qui fanno i propri riti, comunque quella che più mi colpisce e mi
sembra reale è proprio la prima.
E' ormai tarda mattinata e ci dirigiamo come stabilito a Urubamba e precisamente a
Mosoqruna dove visiteremo e mangeremo in questa casa famiglia .
Si tratta di un progetto sponsorizzato anche dalla Piccola Locanda, è una casa
famiglia dove vengono ospitati dai dieci ai quindici bambini che hanno subito
maltrattamenti o con famiglie talmente povere da non poter provvedere al loro sostentamento.
Il progetto è stato ideato da una signora italiana di nome Ada e si avvale della collaborazione
di volontari e volontarie del posto e non, in questo periodo c'è un ragazzo italiano di
20 anni che è lì da tre mesi e ci rimarrà per altri tre. Adesso la casa gestisce 9 bambini
ma presto ne arriveranno altri 5 infatti il progetto si sta allargando così come la casa
dove risiedono.
Il progetto praticamente prevede la gestione dei bambini a tempo pieno, la mattina questi
vanno a scuola e rientrano per pranzo, mangiano tutti insieme poi il pomeriggio,
oltre all'esecuzione dei compiti scolastici hanno molti altri modi di trascorrere
il tempo in aree specifiche della casa tenute per lo svago: musica, ginnastica,
disegno, piccoli lavori di artigianato.
Mangiamo a pranzo tutti insieme in una lunga tavolata, si respira aria tranquilla e familiare,
la signora che sostituisce Ada è la figura forte della comunità, un punto di riferimento
per i ragazzini che la rispettano e la ascoltano come se fosse la loro vera mamma.
Tra tutti i bambini uno è più intraprendente e spigliato rispetto agli altri, si chiama
Edgard ed ha 8 anni, subito dopo pranzo ci fa da guida e ci porta a visitare tutti i
locali, poi nella sala della ginnastica ci fa sedere su delle panche e si esibisce in
un balletto che ha imparato i giorni scorsi.
Rimaniamo veramente troppo poco tempo in questa casa ma ci colpisce tutto: dall'organizzazione
della comunità alla umanità e pazienza dei volontari, ci fa piacere vedere i bambini
in questo contesto, sono tranquilli e felici e con prospettive diverse rispetto a
tanti altri che vivono per strada. Forse sono proprio queste le attività da sostenere,
non ci sono sprechi in pubblicità, non c'è una grossa rete di persone che ci gira intorno
pertanto anche un piccolo contributo arriva sicuramente a destino senza perdersi nei meandri
della burocrazia e i risultati sono tangibili, "grazie Matteo che ci hai aperto gli occhi
anche su questa piccola realtà che ti sta tanto a cuore!"
Siamo di nuovo in viaggio diretti a Cuzco per vedere il tempio di Sacsayhuaman.
E' già tardo pomeriggio e per esperienza come al solito si scatena un fortissimo
acquazzone, dopo aver aspettato invano in auto per mezz'ora circa, decidiamo comunque
di fare un velocissimo giro tra le rovine.
Le rovine sono sopra una delle varie colline che sovrastano Cuzco e oggi quello che resta
è solo il venti per cento di quello che era in origine.
Non è chiaro se sia una fortezza o un tempio oppure entrambe le cose ma quello che lo
rende affascinante sono le pietre che lo costituiscono, sono immense e perfettamente
incastonate una sull'altra, la più grande di queste pesa addirittura più di 300 tonnellate.
Rimane ancora oggi il mistero di come gli Inca abbiano potuto portare le pietre fin lì,
infatti non sono caratteristiche della zona di Cuzco e di come le abbiano potute lavorare,
per poterle incastrare in maniera così precisa e perfetta.
Quello che è certo è che gli Inca hanno voluto costruire Cuzco a forma di puma, uno
dei tre simboli religiosi della loro civiltà, Sacsayhuaman raffigura la testa e i
ventidue muri zigzaganti rappresentano i denti del puma.
Dimenticavo la zona di Sacsayhuaman il 24 giugno ospita il famosissimo e
pittoresco spettacolo dell'Inti Raymi la festa più famosa di tutto il Perù, penso
proprio che sia eccezionalmente affascinante svolta in un luogo così misteriosamente magico.
Ce ne andiamo abbastanza di fretta con l'intento di tornare l'indomani mattina per
scattare alcune foto sperando in una luce migliore.
Così sarà la mattina seguente c'è una bellissima e limpida giornata di sole ne approfittiamo
per scattare qualche foto alle rovine e per fare le ultime compere prima di salutare
Matteo e Camila e prendere il volo Lan Peru'.
L'ultima immagine che ricordo di questa splendida città è la scritta, eseguita rasando
l'erba su una delle montagne che la sovrastano, che riporta "VIVA EL PERU' GLORIOSO"
che in maniera semplice ma forte fa capire l'orgoglio di questo popolo per la propria terra!
All'aeroporto ritroviamo Ronald che ci accompagna all'Hostal El Patio.
E' tardo pomeriggio e trascorriamo le nostre ultime ore da viaggiatori in Perù
tra le vie di Miraflores e una cena a base di pesce alla plancia al ristorante la
Glorietta presso Pizza's Street.
Si chiude così questo nostro ultimo viaggio, cominciato per inseguire un sogno:
Machu Picchu ma che ci ha fatto scoprire posti altrettanto belli che da soli varrebbero un
viaggio, su tutti Cuzco e il Lago Titicaca, in più ci rimarrà per sempre la gentilezza e
ospitalità del popolo peruviano, i mille colori delle loro stoffe, i molteplici odori
della cucina peruviana, gli sguardi a volte tristi ma profondi dei bambini e la loro
voglia sempre e comunque di divertirsi e imparare.
Diego e Annalisa
Alcune foto del mio secondo viaggio in Perù
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ultimo aggiornamento 19/10/2021